Dagli anni '70 la superficie coltivata in Italia è diminuita del 28%, mentre sono 5 i milioni di ettari di superficie agricola andata perduta solo negli ultimi 30 anni, al ritmo di oltre 80 campi da calcio al giorno (dati resi noti dal ministero per le Politiche agricole).
Coldiretti Campania, ieri, 5 dicembre 2016, in occasione della Giornata mondiale del suolo, non ha perso occasione per ricordare come la regione continui ad essere tra le peggiori d'Italia in tal senso.

“I dati Ispra dicono che il 2015 è stato un anno da dimenticare, con un trend negativo iniziato dal 2012. La Campania, insieme a Lombardia e Veneto, ha visto rosicchiare nello scorso anno suolo tra il 7,8 e il 10,3% dell'intera superficie regionale di terreno" scrive Coldiretti Campania in una nota.
 
Secondo il rapporto Ispra è nei piccoli comuni che si divora più suolo. In quelli con meno di 5.000 abitanti, infatti, il consumo medio è tra i 500 e i 700 metri quadrati.
“L'invasione di cemento non fa bene all'ambiente, alla salute e all'agricoltura. Una condizione – spiega Coldiretti – figlia di un modello economico sbagliato, dove si continua ad investire per aree industriali che resteranno cattedrali nel deserto, sottraendo terra fertile in un periodo nel quale tutti gli indicatori registrano un trend in crescita del settore".
 
Su un territorio meno ricco e più fragile per il consumo di suolo si abbattono – ricorda la Coldiretti - i cambiamenti climatici con le precipitazioni sempre più intense e frequenti con vere e proprie bombe d'acqua che il terreno non riesce ad assorbire.

In Campania, secondo l’Ispra ci sono ben 23.430 frane che, complessivamente, coinvolgono oltre 973 chilometri quadrati, vale a dire che poco più del 7% del territorio regionale è in frana, attiva o quiescente. Non solo, se si aggiungono le aree a rischio geologico basso e quelle sottoposte a rischio idraulico, la Campania presenta ben 2253 chilometri quadrati di superficie vulnerabile, pari al 16,5% dell’intero territorio regionale.