A metà maggio si è aperta la stagione irrigua in tutti i consorzi di bonifica e irrigazione del Mezzogiorno d’Italia. Un avvio di stagione che, come spesso accade, è accompagnato da timori per la tenuta di un sistema reso fragile dai continui tentativi di disconoscere ruolo e funzione degli enti di bonifica. Ma in questi ultimi anni i consorzi del Sud hanno fatto passi da gigante.

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ne ha parlato con Vito Busillo, imprenditore agricolo della Piana del Sele, presidente del Consorzio di Bonifica in Destra Sele e vicepresidente dell’Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni (Anbi) con delega al Mezzogiorno.

Presidente, quale è oggi il contributo dei consorzi di bonifica e irrigazione all’agricoltura del Mezzogiorno?
"In questo momento nel Mezzogiorno il settore agricolo è l’unico che cresce in termini di occupazione ed export. Anche se ha mostrato motivi di sofferenza sul fronte del fatturato, sta dando comunque – a livello di agroalimentare - un grande contributo al Pil, grazie ancora una volta ad una decisa avanzata delle esportazioni.
In questo quadro l’acqua per l’irrigazione è elemento indispensabile per fare qualità ed assicurare alla nostra agricoltura una produzione credibile sul piano della  quantità. I 57 consorzi di bonifica ed irrigazione del Centro Sud in questo momento assicurano l’irrigazione su 888. 160 ettari. Di questi, ben 770mila sono serviti con impianti di consegna dell’acqua tubati e a pressione, mentre ne restano solo 158mila con i vecchi sistemi a canaletta e pelo libero. Segno che in questi anni si sono fatti passi da gigante, anche se molto resta da fare".


Per fare ci vogliono soldi: i fondi per l’irrigazione del secondo pilastro Pac erano 400 milioni di euro, ma non sono stati ancora ripartiti. Cosa se ne sa?
"Non ancora, ma abbiamo avuto assicurazioni dal ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina, che questa somma salirà con fondi nazionali complessivamente ad 800 milioni, soldi che finiranno tutti sul Piano irriguo nazionale e che saranno ripartiti al 50% tra i bacini irrigui del Nord e quelli del Centro Sud. Riteniamo come Anbi che ciò sia un segnale importante per i consorzi di bonifica e per le imprese agricole".

Sempre in tema di investimenti, nei nuovi Piani di sviluppo rurale non ci sarà una misura equivalente alla 125 del Psr 2007/2013, cosa ne pensa?
"E’ una scelta politica fatta da Governo e Regioni di comune accordo: tutti i soldi per irrigazioni e bonifiche finiranno nel Piano irriguo nazionale, ed è una scelta politica che come Anbi non condividiamo, perchè la misura irrigua del Psr poteva assicurare correttivi ad hoc a problemi locali.
Le faccio un esempio e mi perdonerà se parlo della mia regione e del Consorzio dove opero come presidente. Solo in Campania sulla misura 125 i consorzi avevamo ottenuto 100 milioni di euro per investimenti nel settore irriguo. Il 20% di quella cifra - grazie ad una modifica della scheda di misura richiesta propri dai consorzi - è stato possibile utilizzarla per costruire centrali idroelettriche. Grazie a questa operazione oggi in Campania i consorzi producono 8 milioni di kw/h idroelettrici oltre quelli da solare, che concorrono ad abbattere le bollette degli utenti dei consorzi. Solo il Consorzio Destra Sele quest’anno ha ridotto del 10% la bolletta irrigua ai consorziati".


In questo modo alle regioni non resta in mano nulla sui Consorzi, che pure devono sorvegliare e normare, ma nei Psr resta il tema della difesa del suolo e della difesa idraulica. Come si opera?
"Quello della difesa idraulica e della difesa del suolo è un tema importante al pari dei sistemi di irrigazione, perché non ha senso non organizzare la difesa idrogeologica e idraulica, mentre si spendono milioni per irrigare.
I Consorzi hanno una visione di area vasta e le capacità di programmazione per rispondere agli effetti congiunti dei cambiamenti climatici e della cementificazione del territorio. Gli unici soggetti che fanno manutenzione ordinaria del territorio grazie al principio di sussidiarietà sono i Consorzi. Gli enti organizzano in modo orizzontale la difesa del territorio: sicuramente si troverà il modo per giocare un ruolo sulla difesa suolo in quelle regioni dove i Psr non dimenticheranno del tutto i Consorzi".