Nel 2050, fra appena 33 anni, la popolazione mondiale raggiungerà i 9,6 miliardi. E già si pensa a come sfamare tanta gente.
L'agricoltura ha dato prova in passato di grandi capacità di recupero, aumentando produttività e rese.
Ci riuscirà anche questa volta? Molti ne se convinti, ma c'è chi propone un “piano B” nel caso che campi e animali non siano in grado di nutrire un pianeta sovraffollato.

Una possibile soluzione, guardata con interesse anche dalla Fao, si trova negli insetti.
Si dice facili da allevare, a basso impatto ambientale, con interessanti caratteristiche nutritive. C'è tuttavia un ostacolo.
Allevarli e utilizzarli come alimento (anche per gli animali) è vietato, almeno in Italia.
 

Allevare insetti

Dal primo luglio si cambia. Allevare insetti non sarà più un reato e a partire dal prossimo anno potranno rientrare nell'alimentazione degli animali sotto forma di farine proteiche.
Lo stabilisce un regolamento della Commissione Ue (2017/893 del 24 maggio) che modifica le disposizioni in materia di proteine animali.

All'indomani dell'emergenza vacca pazza erano scattati divieti a utilizzare proteine di origine animale e dunque era preclusa la possibilità di utilizzo delle farine proteiche ottenute da insetti, in quanto considerati a tutti gli effetti “animali da allevamento”.

Poi, superata questa emergenza e messa sotto controllo la possibile diffusione dei prioni, anche Efsa, l'ente europeo per la sicurezza alimentare, aveva “assolto” dal rischio Bse le farine da insetti.
 

Farine di insetti

Nel frattempo in alcuni paesi Ue è iniziato l'allevamento di insetti per la produzione di farine proteiche destinate agli animali da compagnia.
Al momento piccole imprese con produzioni modeste, sotto il controllo delle competenti autorità sanitarie nazionali.
Ora il nuovo regolamento comunitario ne allarga il campo di azione, non solo alimenti per cani e gatti, ma anche ai mangimi destinati ai pesci, ma è solo un primo passo.
 

Mosche, grilli e tenebrione

Non tutti gli insetti potranno essere utilizzati per produrre farine proteiche, ma solo alcune specie.
L'elenco comprende la mosca soldato nera (Hermetia illucens) e la mosca comune (Musca domestica). Il tenebrione mugnaio (Tenebrio molitor) e l'alfitobio (Alphitobius diaperinus) e infine il grillo, nella versione “domestico” (Acheta domesticus), “tropicale” (Gryllodes sigillatus) e “silente” (Gryllus assimilis).

Per il via libera definitivo alle farine proteiche ottenute con questi insetti bisognerà attendere tuttavia il primo gennaio del 2018, data indicata dal regolamento per la sua entrata in vigore.
 

La mosca nel piatto?

Con il primo gennaio 2018 entrerà in vigore un altro regolamento comunitario, il 2015/2283 che si occupa di definire i “novel food”, gli alimenti non convenzionali che potranno finire nel piatto dei cittadini europei.
Al punto 8 si dice testualmente “è opportuno rivedere, chiarire e aggiornare le categorie di alimenti che costituiscono nuovi alimenti. Tali categorie dovrebbero includere gli insetti interi e le loro parti.

Se l'elenco degli insetti ammessi sulle nostre tavole sarà lo stesso di quello previsto per le farine proteiche, al ristorante non sarà più consentito lamentarsi se nel piatto troveremo una mosca...