Sono questi infatti gli strumenti necessari a correggere gli eccessi di alcune filiere – avicola e suinicola – sviluppatesi a dismisura con la soccida negli ultimi anni e che in futuro potrebbero ad un tempo oscurare le tradizionali filiere a latte bovino e ovino e quella della carne bovina, e al tempo stesso rendere il comparto più fragile, esponendolo maggiormente a crisi di mercato, per via di una crescente minore diversificazione.
Il convegno è stato promosso dalla sezione beneventana di Cia nell’ambito della prima giornata della 43esima edizione della Fiera di Morcone.
Raffaele Amore, presidente della Cia Benevento, ha illustrato il percorso fatto dalla zootecnia della provincia di Benevento negli ultimi anni.
Amore ha ricordato che, con un valore stimato intorno ai 68,4 milioni di euro l’anno di produzione lorda, la zootecnia tradizionale sannita a conduzione diretta - nonostante cicliche crisi ed una scarsa vocazione all’innovazione - rimane un comparto fondamentale dell’economia del territorio.
Ai nastri di partenza del nuovo Psr “ha tutte le carte in regola per diventare strategico. Purché si riconoscano punti deboli ed errori del passato" ha sottolineato Amore, mettendo in evidenza la scarsa tendenza all’aggregazione. All’ultimo censimento (2010) in provincia di Benevento le aziende zootecniche bovine, ovine e bufaline a conduzione diretta risultano essere poco più di 5130: in netto calo rispetto al 2000.
Nel fare un punto sull’utilizzo dei fondi del Psr Campania 2007-2013 Amore sottolinea: “Poco o nulla è stato destinato ad investimenti di ampliamento delle aziende per incrementare il patrimonio zootecnico; pochissimo è stato utilizzato per progetti di diversificazione delle produzioni aziendali con l’obiettivo di aumentare il valore della produzione aziendale. Per esempio, la media degli investimenti nelle 244 aziende zootecniche tradizionali dell’Alto Tammaro è stato di circa 160mila euro, con circa 90mila euro di contributo pubblico.
La vera novità del periodo 2007-2013 è stata che diverse aziende hanno completamente diversificato il proprio indirizzo produttivo, investendo in grossi allevamenti ed adottando il sistema di gestione in soccida”.
Le aziende in soccida della provincia di Benevento, che all’ultimo censimento sono in tutto 170, sviluppano una produzione vendibile stimata intorno ai 53 milioni di euro l’anno e risultano molto efficienti nell’assorbire i fondi europei. Basti pensare che - sempre nell’Alto Tammaro - appena 46 aziende in soccida hanno investito 38 milioni di euro, poco meno delle 244 aziende tradizionali, dimostrando una propensione alla spesa media ben superiore e pari a 826mila euro ed un’intensità di contributo pubblico mediamente percepita intorno ai 459mila euro. Il tallone di achille delle aziende in soccida è che sono largamente concentrate nella filiera avicola a carne: erano 100 all'ultimo censimento e sono date in crescita ulteriore.
“Grazie a questo sistema – ha spiegato nel corso del suo intervento Luigi Baccari, dirigente della Giunta regionale della Campania per il Servizio territoriale di Benevento – si sono drenate importanti risorse del vecchio Psr e molte altre potrebbero essere drenate dal nuovo. Quello che serve ai produttori e allevatori locali è riuscire a costruire delle aggregazioni forti poste a base di filiere corte che siano efficaci”.
Troppo individualismo rende sterile anche il miglior sistema e l’agricoltura sannita proprio non può permetterselo. Questo il messaggio che, lanciato da Baccari e ribadito da Amore, viene accolto nell’intervento finale del consigliere Alfieri.
“Noi faremo la nostra parte – ha detto – e ci impegniamo a indirizzare le risorse solo su chi davvero mostra di voler investire il proprio futuro nell’agricoltura, non daremo un euro a chi se ne occupa come seconda attività”.