L’apporto di sostanze nutritive alle piante da frutto nella fase autunnale è una pratica agronomica insostituibile e ormai consolidata. Concimare in autunno porta infatti con sé alcuni solidi vantaggi.
Nel naturale ciclo biologico delle piante arboree da frutto, in questo ultimo periodo della stagione vegetativa, avviene un indispensabile accumulo di un gran numero di sostanze nutritive che avranno lo scopo di favorire quei processi biologici che avverranno alla ripresa vegetativa nella successiva primavera. Questo avviene, principalmente, per la traslocazione dei nutrienti dalla parte aerea verso i principali organi di riserva della pianta che sono il fusto e soprattutto la radice.

È ovvio che se si interviene in questo periodo con una razionale concimazione si può solo favorire questa situazione  in quanto la radice è ancora in grado di assorbire gli elementi dati e trasformarli in sostanza di riserva.

Su quali piante intervenire? In generale, hanno più necessità di reintegro di sostanze nutritive autunnali, tutte quelle piante che per loro natura hanno dovuto sopportare il “peso” della produzione fino alle porte dell’autunno.  Ad esempio l’actinidia e la vite ma anche varietà tardive di drupacee o pomacee dove la pianta ha necessariamente privilegiato il frutto deviando il flusso di energie prioritariamente su esso. Da concimare in autunno sono anche tutte quelle piante che, per una ragione o per l’altra, hanno subito stress ambientali, soprattutto idrici, durante l’estate per cui l’attività radicale non è stata ottimale.

Gli elementi da apportare sono principalmente i tre macroelementi: azoto, fosforo e potassio. Ma se durante la fase primaverile/estiva si è riusciti a portare a termine un programma di nutrizione più o meno completo in funzione delle esigenze della pianta, in autunno è sufficiente apportare solo azoto  più o meno in ragione di 20/40 U/ha possibilmente in fertirrigazione frazionando in un paio di interventi.

Grande importanza possono avere anche i microelementi, come ad esempio il ferro. Purtroppo le primavere sono spesso fredde e piovose e possono ostacolare il normale assorbimento di questo elemento favorendo i classici ingiallimenti da “clorosi”. Anche il Ferro apportato in autunno rimane immagazzinato come riserva e reso disponibile in primavera. A questo riguardo LEA (Laboratori europei di agrobiotecnologie) propone Ferrostrene Premium, un chelato di ferro per applicazioni radicali al 5,5 % di Ferro chelato con EDDHA.
La garanzia di qualità di Ferrostrene è data dalle centinaia di agricoltori che lo utilizzano ormai da oltre 15 anni per risolvere il problema della Clorosi Ferrica in colture come l’actinidia, il pero o la vite i territori particolarmente difficili.

La crescita radicale: la radice delle piante da frutto è caratterizzata da una crescita “bimodale” in quanto, pur sviluppandosi durante tutto il periodo vegetativo, ha due picchi di crescita molto importanti, uno in  primavera ed uno proprio in autunno. Anche se questa modalità di sviluppo non è uguale tutti gli anni, è importante però considerare i due momenti come strategici per la concimazione mirata a favorire la crescita della radice. Ed è proprio con questo obiettivo che è indispensabile abbinare alla concimazione autunnale un prodotto come Inicium, una miscela di aminoacidi da idrolisi enzimatica appositamente studiato come iniziatore dell’apparato radicale.