Alcuni risvolti sono immediati, a partire dall’entrata in vigore del DM (il 9 dicembre 2013, nda), le modalità di iscrizione ai registri ivi previste saranno le uniche ammissibili e legalmente valide.
Una vera rivoluzione è la tempistica connessa all’ufficializzazione delle richieste che è stata stabilita in 90 giorni: il fabbricante può immettere sul mercato i fertilizzanti solo dopo essere stato inserito nell’apposito registro o comunque solo dopo 90 giorni dalla data di comunicazione della richiesta. Ne consegue che le richieste devono di gran lunga precedere l’inizio dell’attività commerciale e, con molta probabilità, non basteranno nemmeno i 90 giorni di cui sopra, più avanti vedremo perché.
A questo punto ci sembra utile ricordare come si è giunti a questo documento.
Il DM nasce alla fine del 2011, precisamente dopo il formale consenso della Commissione tecnico-consultiva (4 novembre 2011). Trattandosi di norma tecnica, nel 2012 il Mipaaf manda il decreto presso la Commissione Ue dove resta per i mesi previsti, nel luglio del 2012 viene finalmente redatto e passa alla Corte dei conti che lo licenzia alla fine del 2012.
Ma un nuovo fatto era, nel frattempo, accaduto: il 6 dicembre 2012, a causa della spending review, viene abolita la Commissione tecnico-consultiva e le attività da essa svolte vengono definitivamente trasferite all’Ufficio Produzioni vegetali (Disr 5). Nella confusione che si è venuta a creare dopo questi stravolgimenti, considerando che il Dm prevede un ruolo operativo e concreto proprio per la disciolta Commissione, con pochissimo personale del Mipaaf dedicato al settore fertilizzanti e mentre anche la “messa on-line” incontrava numerose difficoltà, il decreto si è impantanato ed è stato pubblicato solo la scorsa settimana.
In precedenza abbiamo visto cosa accade alle nuove richieste di registrazione “Fabbricante”, proviamo adesso ad interpretare alla lettera il Dm. Ogni “vecchio” fabbricante dovrà inserire on-line tutte le domande presentate dal 2006 ad oggi (si hanno 12 mesi di tempo), eventuali nuove richieste dovranno attendere di essere accettate dal Mipaaf in un tempo massimo di 90 giorni; ovviamente i “nuovi” fabbricanti non potranno operare sui registri on-line sin tanto che non sarà stato assegnato loro il numero di registrazione. Pertanto potrebbero passare anche 90 giorni prima di essere iscritti come fabbricante e poter, di conseguenza, iniziare ad inserire nuovi fertilizzanti che, a loro volta, non potranno essere commercializzati prima della loro accettazione e pubblicazione: per un totale potenziale di 6 mesi.
Lo scorso 29 novembre abbiamo provato a testare il sistema e, su due prodotti inseriti, abbiamo trovato un buco di programmazione negli ammendanti ed evidenziato l’impossibilità di correggere eventuali errori. Non osiamo immaginare cosa accadrà quando centinaia di fabbricanti inizieranno ad inserire migliaia di fertilizzanti nel sistema, fermandosi ad ogni errore rilevato ed attendendo che si provvedano a correggere gli inevitabili difetti di programmazione.
Non ci preoccupa molto l’inserimento delle vecchie domande, i 12 mesi previsti potranno ampliarsi di altri 12 con un semplice decreto, mentre è davvero inquietante la situazione dei nuovi fabbricanti e di eventuali nuovi fertilizzanti da registrare.
Discorso a parte lo merita il registro dei fertilizzanti consentiti in agricoltura biologica che, dopo l’oscuramento del sito dell’Isnp (oggi Cra) non è mai più stato ripreso, e la cui assenza ha creato molte difficoltà agli operatori del settore.
In particolare, gli enti certificatori del Bio si sono dovuti sempre accontentare di auto-dichiarazioni dei fabbricanti in cui si garantivano il rispetto delle norme e l’invio al Mipaaf della domanda.
Non appena verranno inseriti i primi fertilizzanti biologici, nel caso in cui dovessero essere visibili, non vorremmo che fossero anche gli unici ufficialmente consentiti. Potrebbe accadere che in commercio si trovino fertilizzanti riportanti la dicitura “Consentito in agricoltura biologica” ma non ancora visibili sul registro, visto che per i vecchi prodotti si hanno 12 mesi di tempo per smaltire quelli “non conformi” (cioè non ancora registrati on-line).
Sarebbe quindi opportuno che per almeno altri 12 mesi non fosse accessibile il registro dei fertilizzanti biologici proprio per evitare speculazioni e disparità di trattamento.
Insomma, ci troviamo difronte ad un grosso pasticcio con alcune ombre di incostituzionalità che potrebbe portare rilevanti danni commerciali ed economici alle imprese del settore.
Non dimentichiamo che altri uffici del Mipaaf funzionano a dovere ad esempio la Repressione frodi che potrebbe rilevare violazioni dell’articolo 8 del Dlgs 75/2010 e comminare sanzioni da 2 a 12mila euro. Riteniamo sia opportuno che le Associazioni di categoria dei fabbricanti di fertilizzanti sollecitino gli uffici preposti (Direzione Generale dello Sviluppo Rurale – Produzioni Vegetali – DISR 5) affinché venga pubblicata una circolare da inviare agli altri Dipartimenti del ministero e agli altri portatori d’interessi - un tempo rappresentati nella disciolta Commissione tecnico-consultiva.
La circolare dovrebbe prorogare la possibilità di inviare le domande in forma cartacea (ovviamente solo sotto forma di allegato di posta elettronica certificata) e, allo stesso tempo, consentire l’inserimento nelle versione on-line per un adeguato periodo di sovrapposizione delle due procedure affinchè anche il registro informatico possa essere testato adeguatamente prima di sostituire definitivamente l’invio tramite email.
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Fonte: SILC Fertilizzanti