I primi ritrovamenti di Tuta absoluta sono stati fatti nel 2006 in Spagna. Da qui, questo lepidottero proveniente dal Perù si è espanso in tutto il bacino del Mediterraneo, interessando soprattutto le coltivazioni di pomodoro sotto serra. Oggi Tuta absoluta è arrivata a colpire il 60% della superficie mondiale di coltivazione del pomodoro. Sette tra i primi dieci principali Paesi produttori (India, Turchia, Egitto, Iran, Italia, Spagna e Cina) ospitano questo insetto.


Ma come cambierà nei prossimi anni la diffusione di questo lepidottero? E come influiranno i cambiamenti climatici, i cui effetti sono sempre più visibili? Uno studio dell'Enea, nella cornice del progetto europeo Med-Gold, ha provato a prevedere come cambierà la diffusione delle popolazioni di T. absoluta in relazione ai mutamenti del clima.

 

Lo studio si basa su un approccio diverso rispetto a quello solitamente impiegato, di tipo statistico, che mette in relazione la presenza dell'insetto con la tipologia di clima presente nei Paesi che lo ospitano. I ricercatori hanno invece messo in relazione la biologia di T. absoluta con il clima che caratterizzerà i vari Paesi nei prossimi anni e che potrebbe essere radicalmente diverso rispetto a quello a cui siamo abituati oggi.


Le previsioni ci dicono che l'espansione della tignoletta del pomodoro è tutt'altro che completa. Anzi, è prevedibile che interesserà anche i Paesi del Nord Europa, fino ad oggi protetti dalle basse temperature invernali.

 

"Per effetto del riscaldamento climatico, secondo le nostre previsioni, al 2040 questo insetto si espanderà in modo considerevole verso Nord e verso Est in Europa, fino ad arrivare a zone dell'Eurasia ancora indenni", racconta Luigi Ponti, ricercatore del Laboratorio Enea di Sostenibilità, Qualità e Sicurezza delle Produzioni Agroalimentari.


"Il Nord Africa e il Medio Oriente diventeranno sempre di più luoghi inospitali a causa delle alte temperature. Infatti, abbiamo dimostrato che una temperatura superiore ai 25°C ha un impatto sulla mortalità di Tuta absoluta 16,5 volte maggiore rispetto alle basse temperature, inferiori a 7,9°C. Qualcosa di impensabile quando questo fitofago è arrivato in Europa, essendo noto come principale parassita del pomodoro in aree del Brasile con clima caldo simile alle zone costiere del Mediterraneo".

 

Modelli previsionali, uno sguardo sul futuro

L'aumento della temperatura media della Terra e le conseguenze che questo fenomeno sta portando al clima sono un elemento di cambiamento importante che l'agricoltura deve tenere in considerazione per pianificare le strategie future di sviluppo.


Se guardiamo ad esempio all'area del Mediterraneo nei prossimi trent'anni, questa sarà profondamente diversa da come la conosciamo oggi. A seconda dello sforzo, più o meno intenso, che l'umanità sarà in grado di mettere in campo per frenare il surriscaldamento globale, i cambiamenti saranno più o meno radicali.


Nello scenario peggiore immaginato dall'Ipcc, l'Intergovernmental Panel on Climate Change, l'area del Mediterraneo sarà caratterizzata da temperature medie molto più elevate e da una cronica carenza di pioggia che renderanno impossibili molte coltivazioni. Un esempio è il mais, che potrebbe non essere più considerata una coltura d'elezione nella Pianura Padana a causa della scarsità di piogge. Condizione che già oggi stiamo toccando con mano vista la carenza di precipitazioni che ha spinto i maiscoltori ad intervenire con l'irrigazione in un periodo che di solito è servito dalle piogge.


E così si stanno sviluppato dei modelli per ipotizzare quali colture potranno essere coltivate nei prossimi anni a seconda dei vari scenari di cambiamento. Il pisello proteico ad esempio dovrà abbandonare l'Italia, come anche il Centro Europa, nello scenario peggiore. L'olivo resisterà nel Sud dell'Italia, ma saranno necessarie nuove cultivar, maggiormente resistenti allo stress idrico. Il frumento duro sarà sempre più una coltura chiave per il Nord Italia, mentre nel Sud potranno essere coltivate specie tipicamente tropicali (mango, banana, papaya, eccetera).


Posto che i governi di tutto il mondo dovrebbero mettere in campo gli sforzi necessari per rallentare, se non fermare, il surriscaldamento globale, i decisori politici dovrebbero anche avvalersi di queste informazioni per gettare oggi le basi di quella che sarà l'agricoltura del nostro Paese tra trent'anni.