Il progetto Biomass ha coinvolto due settori economici tipici del territorio ligure e cruciali per la tutela dell'ambiente: il turismo e l'agricoltura. L'iniziativa ha come protagonisti, oltre il Cersaa, la Camera di Commercio di Savona, le istituzioni locali, alcune imprese agricole e turistiche della zona e Novamont, azienda leader mondiale nel settore delle bioplastiche e artefice del Mater-Bi®, plastica biodegradabile e compostabile.
Agricoltura: più competitività sui mercati esteri con la plastica bio
L'intervento nel settore agricolo e florovivaistico ha riguardato prevalentemente due prodotti, i vasi per piante ornamentali e i teli da pacciamatura, utili a contenere le erbe infestanti o per anticipare la produzione delle colture nei periodi meno favorevoli dell'anno.
Il progetto Biomass ha messo in produzione e distribuito 130mila vasi in Mater-Bi®, completamente compostabili, suscitando un grande interesse intorno a questo prodotto. Si consideri che i vivai della sola Albenga producono ogni anno 120 milioni di piante in vaso e ne esportano il 90% verso il nord Europa. Se il vaso è di plastica tradizionale (polipropilene), ciò significa esportare in quei paesi 6.500 tonnellate di rifiuti non biodegradabili, molto sgraditi, quando non già proibiti come ad esempio in Svizzera e Danimarca.
Un successo ancora maggiore ha riscosso l'introduzione dei film biodegradabili per la pacciamatura. Più di 10 ettari di terreno, il doppio di quanto previsto, si sono 'convertiti' all'uso della pellicola bio, divenuta ormai un prodotto competitivo anche rispetto al costo. Il tradizionale telo in polietilene, infatti, deve essere rimosso dal terreno e smaltito a parte (è considerato infatti rifiuto pericoloso a causa della presenza di residui di fertilizzanti e fitofarmaci) arrivando ad un costo per ettaro di 890 euro.
Con il telo bio, invece, che costa dai 700 ai 900 euro, a fine coltura è sufficiente fresare il campo perché si degrada completamente da solo in breve tempo, svolgendo anche un'azione ammendante.
Un ulteriore vantaggio per l'ambiente è il basso spessore del film, 15µm anziché 40 µm dei teli in plastica tradizionale, che permette di ridurre il volume di materiale prodotto mantenendo comunque le prestazioni del film. Si arriva così al notevole risultato di 10 tonnellate in meno di rifiuti non biodegradabili e non compostabili.
Costi ridotti per la bio-pacciamatura
La sperimentazione effettuata ad Albenga con il progetto Biomass, con ramificazioni in tutta la Liguria e piccoli interventi anche in Piemonte e Toscana, ha dimostrato che la bioplastica è non solo un materiale 'ecologico', ma anche efficiente e competitivo.
Con i teli in MaterBi l’agricoltore, anziché sostenere il costo di rimozione del telo tradizionale ed il successivo costo di smaltimento, può semplicemente interrarli con una semplice fresatura, beneficiando tra l’altro dell’azione fertilizzante in seguito alla naturale decomposizione. Se si prendono ad esempio le colture di lattuga e di pomodoro, si osserva che il costo medio per ettaro è di 800 euro mentre il telo in polietilene (costo euro/ha: 720), calcolando il costo di rimozione (euro/ha: 120) e smaltimento (euro/ha: 50), viene a costare 890. Dunque l’impiego di teli in MaterBi significa un risparmio di 90 euro per ettaro, ovvero 16,2 milioni di euro nel caso delle due colture sommate.
Focus sui numeri
Vediamo nello specifico cosa accadrebbe se i tradizionali teli in polietilene PE fossero sostituiti da teli in bioplastica per tutta l'estensione delle colture di lattuga (49.000 ettari) e pomodoro (131.000 ettari) nel nostro paese. (Dati Fao 2001)
Soltanto per tutta la coltivazione italiana di lattuga servono 8820 t di telo in polietilene, passando al MaterBi si eviterebbe la produzione e lo smaltimento di tutta qs plastica non biodegradabile. Per la coltivazione del pomodoro, il risparmio ammonterebbe a ben 23.580 t. Per un totale di 32.400 tonnellate di plastica in meno che hanno un volume di circa 36.000 metri cubi
Sostituendo la plastica col MaterBi, per tutta la coltivazione di lattuga italiana, si passa infatti da quasi 38.000 t di CO2 a 15.000 circa, con una riduzione nell'emissione di gas serra del 60%.
Dal punto di vista dell'energia, si passa da un consumo equivalente a 49.000 t di gasolio a circa 20.880, cioè il risparmio energetico sarebbe pari a 28.120 t, pari al 58%. Se la stessa operazione la facessimo per le colture di pomodoro, per il gas serra avremo quasi 61.000 t in meno di CO2, mentre il risparmio energetico sarebbe pari a 75.000 t di gasolio.
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Fonte: Novamont