“L’Osservatorio del vino è uno strumento strategico su cui poter contare per avere un quadro attendibile del panorama vitivinicolo e pianificare le necessarie azioni da mettere in campo, sia dal punto di vista aziendale che da quello istituzionale – commenta Domenico Zonin, presidente dell’Osservatorio del Vino – il dato complessivo che più colpisce è il sempre maggior apprezzamento del nostro vino di qualità da parte del mercato internazionale, che evidenzia come la cultura del vino stia crescendo e, soprattutto, come il lavoro delle nostre aziende in termini di innovazione e ricerca sia ben percepito e stia finalmente portando i frutti sperati”.
“Questi numeri mostrano un settore vitivinicolo in continua crescita sui mercati esteri, forte di qualità e tipicità territoriali di Dop e Igp – spiega Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – ora l’obiettivo indicato dal premier Renzi è traguardare 7,5 miliardi di euro di export entro il 2020. Bene, quindi, i 300 milioni di euro messi in campo dal Governo con il decreto Ocm per la promozione del nostro vino all’estero, ma, alle aziende servono anche strumenti efficaci e autorevoli come Vinitaly e il nuovo Osservatorio del vino per sviluppare a livello internazionale il proprio business”.
Fra i mercati di sbocco più interessanti per il nostro vino c’è naturalmente quello Usa, che conferma la fiducia nel prodotto made in Italy, con una crescita in valore del 14% per un corrispettivo che sfiora 1,3 miliardi di euro, e oltre il 7% anche in volume (3,2 milioni di ettolitri). Ottimo trend anche per il Regno Unito, con un export da 750 milioni di euro (+13,3%), mentre in calo risultano le richieste dalla Germania, con un -6,7% in volume e un -1,5% in valore. Notizie positive dall’estremo oriente, dove in Giappone e Cina il vino italiano cresce rispettivamente del 3,4% e del 18%. Per quanto riguarda gli spumanti, la domanda è trainata dal Regno Unito con performance davvero positive sia in volume (+46%) che in valore (+51%). Seguono con incrementi a due cifre Stati Uniti, Svezia e Norvegia. L’import è in crescita dell’1% a 2,8 milioni di ettolitri, per un corrispettivo di poco superiore a 320 milioni di euro (+7,4%), per lo maggior parte vino sfuso dalla Spagna.