Stop alla presenza del Parmesan sugli scaffali dei supermercati di tutto il mondo e aumento dell'export agroalimentare italiano. Sono questi gli obiettivi che il Governo vuole ottenere attraverso il "Segno unico distintivo" per le produzioni agroalimentari italiane, presentato ieri dal ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina ad Expo2015.

Il simbolo, una bandiera italiana con tre onde sul lato superiore (o tre morsi, come qualcuno ha suggerito), sarà utilizzato non sui singoli prodotti venduti all'estero, ma nelle campagne di comunicazione online e sui media tradizionali, in promozioni all'interno dei punti vendita, alle fiere internazionali e, perché no, anche ad Expo.

Il claim scelto è 'The Extraordinary italian taste', uno slogan che vuole combattere l'italian sounding, quel 'sembrare' italiani che molti produttori esteri sfruttano per vendere la loro mozzarella cheese, il Regginito o la Palenta spacciandoli come italici.

Il progetto è ambizioso, ma gli strumenti messi in campo sono all'altezza della sfida. “Sono stati stanziati oltre 70 milioni di euro che verranno utilizzati nei prossimi due anni per promuovere il Segno unico distintivo nel mondo, con un focus su Stati Uniti e Canada”, ha spiegato il ministro Martina durante la presentazione. “Abbiamo scelto questi due mercati perché sono quelli che promettono meglio. Il cibo italiano è apprezzato da tutti, ma spesso i consumatori non lo trovano sugli scaffali o non sanno che quello che stanno acquistando non è vero cibo made in Italy”.

Proprio per queste ragioni il Governo ha deciso non solo di introdurre il segno distintivo, ma anche di portare i nostri prodotti alle fiere di settore e nei supermercati americani e canadesi. L'obiettivo è quello di mettere i consumatori nordamericani nelle condizioni di poter scegliere tra un prodotto genuinamente made in Italy e una sua copia.

Per fare questo la task force composta da Mipaaf, Mise (ministero dello Sviluppo economico) e Ice (Istituto per il Commercio estero), a differenza di esperienze passate, ha messo a disposizione i fondi necessari e si è affidata a società private che cureranno tutta la promozione e la comunicazione oltreoceano. L'obiettivo è quello di portare l'export agroalimentare italiano dagli attuali 34,4 miliardi (dati 2014) ai 50 nel 2020.

Grazie al Segno unico distintivo sarà più facile combattere il fenomeno dell'italian sounding
© Tommaso Cinquemani - AgroNotizie

L'introduzione del Segno unico distintivo si inserisce nel piano straordinario del Governo per rilanciare il made in Italy su vari settori (260 milioni in tutto). Dei circa 72 milioni di euro stanziati per l'agroalimentare (67 pubblici e 5 privati) ben 44 verranno allocati per gli Stati Uniti, mentre 7 sul Canada.

Il lavoro del ministero si inserisce in una striscia positiva per l'agroalimentare italiano che negli ultimi dieci anni ha visto un aumento dell'export del 70%. Non è però ancora abbastanza visto che, ricorda Riccardo Maria Monti, presidente dell'Ice, la Germania esporta più di noi.

Il food&beverage è un settore chiave per l'Italia e rappresenta il terzo comparto dietro a quello dei macchinari e alla metallurgia. Per numero di addetti è il quarto (285 mila persone), dopo l'arredamento e l'abbigliamento.

Il primo grande appuntamento internazionale sarà quello del 15 giugno, in cui il Segno unico distintivo, insieme ad una sessantina di aziende italiane, parteciperà all'Fmi Connect di Chicago, una fiera B2B dedicata al comparto food&beverage. Sarà quella l'occasione per le imprese del Bel Paese per proporre i loro prodotti al settore della distribuzione e quindi mettere i consumatori americani nelle condizioni di poter trovare sugli scaffali i veri prodotti italiani.

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