Il Consorzio è uno dei più antichi d’Italia: è stato fondato nel 1966, ha sede a Cormons e comprende circa 60 aziende.
Spiega i motivi della decisione il presidente Badin: “Le cause sono principalmente due: le dimensioni troppo piccole del Consorzio Isonzo che non ne consentono una gestione economicamente sostenibile e il venir meno del sostegno pubblico. Il sistema consortile regionale così come è strutturato ha dei limiti e il fatto che pochi associati sostengano economicamente una struttura utile a tutti crea mille problemi. Il mondo politico dovrebbe spingere verso un sistema consortile regionale dal forte coinvolgimento, che sia gratuito per le aziende e che non metta in discussione le singole denominazioni, il vero patrimonio da salvaguardare”.
Ci sono anche motivazioni che riguardano l'intero settore vitivinicolo isontino. “Che è cambiato in questi anni- annota Badin- perché le aziende investono molto in promozione aziendale ma di meno in promozione del territorio. I produttori hanno propri tecnici di campagna e reti commerciali che li supportano e a questi ottimi risultati hanno contribuito la capacità dei singoli imprenditori ma anche la presenza del Consorzio”. Che oggi ha esaurito il compito originario di sostenere una Denominazione un tempo poco conosciuta e riconosciuta.
L’analisi di Badin riguarda la situazione attuale e quella futura. “Nella Doc Isonzo - dice il presidente - ci sono realtà di prestigio che propongono etichette presenti nelle carte dei vini dei maggiori ristoranti italiani e internazionali. Ma sarebbe un grosso errore per i produttori pensare che non ci sia più bisogno di promozione territoriale e di coordinamento tra aziende. Se il Consorzio chiude per esaurite finalità, la Doc Isonzo deve proseguire il cammino. Per questo motivo in sede assembleare proporrò la nascita di un comitato spontaneo, a cui tutte le aziende possano partecipare a titolo gratuito, in grado di confrontarsi con gli Enti pubblici”.
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