Abbiamo incontrato il professor Cesare Castellini del dipartimento di scienze agrarie, alimentari e ambientali dell'università di Perugia che ha avviato una serie di studi con l'obiettivo di valutare la fattibilità e la sostenibilità tecnica ed economica di consociazioni tra allevamenti e coltivazioni. Studi che sono stati recentemente presentati anche in occasione di Agriumbria.

Professore, come è nata l'idea?
"Ci siamo posti il problema di come ricreare delle filiere produttive avicole rurali che possano da una parte integrare il reddito di agricoltori e dall’altra ricostituire delle produzioni tipiche un tempo molto presenti in Italia.
Attualmente le produzioni avicole sono fatte quasi esclusivamente in modo intensivo ma esistono degli spazi produttivi e di mercato interessanti anche per l’allevamento del pollo al pascolo.
Questo approccio ci ha portato a riconsiderare l’allevamento al pascolo come una soluzione alla richiesta del consumatore di prodotti di qualità, sicuri e nel rispetto del benessere animale e dell’ambiente."


Quali consociazioni avete studiato?
"Ci siamo focalizzati su due consociazioni: oca-vigna e pollo-olivo-asparago."

Riguardo alla consociazione oche – vigneto quali sono stati i risultati principali?
"L’allevamento dell’oca in vigna determina dei risultati produttivi del tutto simili a quello di allevamenti estensivi e diversi rispetto agli allevamenti intensivi.
In particolare, il peso e la percentuale dei visceri è risultato superiore nelle oche in vigna dovuto alla notevole ingestione di erba e quindi al maggior sviluppo dell’apparato digerente.
Anche i vari elementi dell’apparato locomotore come le cosce e le zampe hanno usufruito della maggiore attività che ha anche determinato una maggior muscolosità della coscia, in confronto a quelle allevate con metodi intensivi.
Per quello che riguarda le caratteristiche della carne, le cosce delle oche allevate in vigna mostrano valori di pH più bassi e perdite di cottura inferiori rispetto alle oche da allevamento intensivo. Il pascolo rappresenta inoltre una fonte importante di acidi grassi polinsaturi, soprattutto di acido linoleico. Questo comporta da una parte un miglioramento del valore nutritivo della carne, ma anche al contempo un maggior livello di ossidazione."


Quale è il carico di animali a ettaro?
"Circa 120 oche ad ettaro."

Quali sono le necessità degli animali nel vigneto?
"A parte le prime settimane di vita, l’oca è un animale rustico e forte, e ha quindi bisogno di ricoveri molto frugali. Fondamentale è invece una recinzione per la protezione dai predatori."

Un carico del genere riesce ad autosostenersi o ha bisogno di aggiunte di cibo?
"C’è bisogno di un supporto alimentare giornaliero di circa 100-200 g di granaglie come mais, favino, o frumento."

Le oche sono alte, non mangiano l'uva?
"In qualche caso becchettano i tralci. Comunque, la gestione prevede che vengano messe a fine marzo, periodo in cui solitamente si fa il primo sfalcio nei vigneti inerbiti e vengono tolte dal vigneto verso settembre."

Quali sono i vantaggi per la coltura e quali per gli animali?
"Presupposta una densità di allevamento ottimale, come quella che abbiamo studiato e comunque inferiore ai 200 capi, e una durata media di sfruttamento del pascolo di circa sessanta giorni, le oche riescono a soddisfare il fabbisogno azotato e fosfatico della vigna.
Il calpestio danneggia meccanicamente le piante indesiderate, soprattutto arbusti ed erbe alte poco appetite, vengono interrati i semi prodotti dalle piante e quelli che possono essere traseminati per rinfoltire il cotico erboso. Le oche sono ottime pascolatrici, ma non razzolano e quindi non smuovono il terreno, essendo palmipedi. Per un’azione più energica si possono impiegare i polli, capaci non solo di contenere la vegetazione, ma anche di spandere eventuali mucchi di letame.
I vantaggi per l’animale sono legati al suo maggior benessere e alla capacità di espletare tutti i comportamenti naturali tipici della specie."


Riguardo la consociazione pollo-olivo-asparago i risultati sono positivi?
"Le carni dei polli consociati risultano più magre, ricche in ferro, omega 3, antiossidanti e di maggior consistenza grazie alla maggior attività motoria degli stessi.
I risultati sono positivi anche in termini di reddito, in quanto sullo stesso appezzamento si hanno tre produzioni: pollo-asparago-ulivo, appunto.
L’unico costo da sostenere è la recinzione contro i predatori. L’azione di diserbo e concimazione, realizzata in automatico dai polli, riesce comunque a contenere i costi."


Come è strutturata questa consociazione e quali sono i risultati ottenuti?
"I polli devono avere un pascolo di almeno 10 m2 a capo, quindi in un ettaro di oliveto si possono allevare fino a un massimo di 1000 polli per ciclo.
Il ciclo dei polli da carne in allevamento estensivo dura circa 80-100 giorni e si possono fare 2-3 cicli l’anno, in coincidenza della maggior crescita del pascolo, con due pause, una invernale e una estiva, che consentono il vuoto sanitario che risana il pascolo da eventuali parassiti.
In questi periodi di pausa la crescita delle erbe è limitata per via del freddo o della siccità e quindi l’assenza dei polli non comporta un mancato controllo delle vegetazione.

I polli possono essere allevati in ricoveri economici estemporanei, dove riposano solo di notte. È bene distribuire questi ricoveri omogeneamente nell’oliveto o spostarli frequentemente in modo da favorire la distribuzione degli animali su tutta la superficie disponibile, evitando accuratamente il sovra-pascolo e/o il mancato pascolamento. Va precisato che il pascolo, nel caso del pollo, rappresenta più un apporto qualitativo visto che migliora la salute dell’animale e la qualità della carne, mentre non si ha un aumento di produzione.
Esiste comunque la possibilità di coltivare nell’oliveto granaglie di bassa taglia e ciclo precoce, che i polli possono poi pascolare. In questo caso il contributo del pascolo all’alimentazione potrebbe essere notevole. I polli sono anche in grado di limitare, seppure solo parzialmente, lo sviluppo di polloni dell’olivo, riuscendo a danneggiarne la vegetazione o persino a sopprimerli. È in corso di valutazione l’effetto che la consociazione ha sul controllo della mosca olearia. Risultati preliminari sembrano evidenziare un certo effetto positivo sul controllo del parassita."


Questi modelli riducono effettivamente gli input?
"Allevare il pollo nell’oliveto o l’oca in vigna elimina il costo ambientale dovuto al consumo di terra, in quanto il pascolo avviene all’interno di una superficie che resta produttiva e non viene dedicata solo al pascolo. Inoltre, con l’allevamento si evita il diserbo e la concimazione, operazioni che comportano ulteriore impatto ambientale (inquinamento diretto e consumo di carburanti e mezzi). La consociazione comporta dunque una riduzione dei costi economici ed ambientali di entrambi i settori."

C'è un aggravio di lavoro per l'agricoltore?
"Sicuramente sì."

Potrebbe essere un modello applicabile su larga scala?
"Non su larga scala perché sono necessarie alcune precondizioni: coltivazioni biologiche e agricoltori interessati, magari coinvolti nel progetto, che siano disponibili ad impegnarsi."

Quali sono le problematiche principali e come pensate di poterle risolvere?
"Tra i principali punti critici molto importante è il controllo dei predatori che va migliorato anche attraverso il miglioramento della protezione notturna. Nel caso delle oche in vigna è necessario verificare la quantità di rame nella carne e cercare comunque di ridurne l'uso il più possibile.
Sarà poi importante migliorare la parte mangimistica per migliorare le prestazioni produttive soprattutto nella fase di avvio dell'allevamento."