Fare acquisti online piace a sempre più italiani. Sono 21 milioni i consumatori che comprano ogni genere di bene su internet, ma di questi solo il 24% acquista cibo, confezionato o fresco che sia. Si tratta di una nicchia è vero, ma in forte espansione. In un anno il volume d'affari dell'e-commerce food è cresciuto del 43% cubando la ragguardevole cifra di 849 milioni di euro. Mica poco, soprattutto se si pensa in prospettiva. Il cibo pesa infatti solo per il 4% del volume totale del commercio digitale italiano e se si guarda ad altri paesi la tendenza è espansiva. Per questo tutta la filiera, dall'agricoltore al supermercato, si deve attrezzare.

Di questo si è parlato durante Netcomm focus food, un evento dedicato all'e-commerce di cibo che si è tenuto a Milano. "Il food è il settore più promettente per l'acquisto digitale, ma è anche sicuramente il più complesso", spiega ad AgroNotizie Roberto Liscia, presidente di Netcomm, il Consorzio del commercio elettronico italiano.
"Ci sono due piani da tenere in considerazione: l'acquisto funzionale e quello esperienziale. Il primo segue logiche che sono molto legate al prezzo, al servizio e alla consegna. Il secondo invece si basa sull'esperienza del consumo".

Il valore del food&beverage in Europa ammontava a 10 miliardi di dollari nel 2016, con previsioni di crescita annue del 13%. Mentre nel 2021 raggiungerà la cifra record di 18 miliardi di dollari. In Cina l'esplosione è già avvenuta e se oggi il mercato vale 10,9 miliardi di dollari, nel 2021 cuberà 30,3 miliardi. Meglio attrezzarsi dunque se non si vuole perdere il treno.

Ma che cosa si intende per food? Le distinzioni sono molteplici e ci sono grosse differenze tra un segmento e l'altro. L'eGrocery ad esempio è la classica spesa 'del sabato', fatta però online. L'utente si collega al sito del supermercato di riferimento e acquista i prodotti che poi possono essere consegnati direttamente a casa o essere ritirati negli store. La Gdo sta investendo molto sul rendere gli acquisti più user friendly, e in futuro si dovrà investire nella costruzione di centri di logistica ad hoc per l'online.

La parte da leone, in termini di crescita e investimenti, la fanno i restaurant marketplace (come Deliveroo e UberEats) e i food-delivery marketplace (come JustEat). Queste piattaforme permettono di ricevere a casa il cibo dai ristoranti della propria zona. E' un segmento in fermento e in forte espansione. Dalle ricerche presentate è emerso che le nuove generazioni fanno acquisti assidui su queste piattaforme, mentre i meno giovani spendono di più e amano maggiormente sperimentare nuovi gusti. La velocità e la comodità sono le armi vincenti.

Anche il settore primario può salire a bordo di questo mega trend. Sono in crescita ad esempio le piattaforme per vendere direttamente prodotti delle aziende agricole ai consumatori, bypassando di fatto tutta la filiera. Tirano le nicchie, come il biologico, o i prodotti gourmet. Al consumatore piace anche l'opportunità di adottare un albero da frutto, una vigna o un animale e di partecipare alle 'feste del raccolto'. In questo modo si cavalca la voglia di nuove esperienze dei consumatori ottenendo margini più elevati.

Ma ai consumatori piace anche il racconto del cibo (gli americani parlerebbero di storytelling). L'Italia ha il grande pregio di avere un legame forte tra cultura, storia, paesaggio e cibo. I clienti, soprattutto stranieri, vogliono farselo raccontare e sono disponibili a spendere.

Durante Netcomm focus food Edoardo Ramondo ha portato l'esperienza di T18, una società che presidia tutta la filiera e che mette in contatto produttori di ortofrutta e venditori, dalla Gdo al settore Horeca al piccolo negoziante. Società che ha lanciato Più Fresco, una piattaforma B2B attraverso la quale i negozi possono acquistare frutta e verdura online in modo veloce e sfruttando la convenienza di una piattaforma sempre aggiornata sui prezzi di mercato e sulle quantità disponibili.
 

Uno dei settori più promettenti è sicuramente quello del vino, anche se gli aspetti logistici non sono da sottovalutare (e anche burocratici, come nel caso delle accise). Mentre a creare più problemi è il fresco. Consegnare frutta, verdura, carne o pesce direttamente a casa del cliente non è uno scherzo e fino ad oggi sono poche le realtà che hanno avuto successo. Ad esempio Cortilia, che però serve solo aree limitate e ha prodotti top di gamma. A provarci su larga scala è Amazon che ha lanciato da pochi giorni a Monaco AmazonFresh per la consegna di cibi freschi e con la garanzia del 'soddisfatti o rimborsati'.

Sul fresco infatti rispondere alle aspettative del consumatore non è semplice. "Il grado di soddisfazione dei consumatori per le soluzioni di e-commerce food non è particolarmente elevato: nel caso di chi ha comprato prodotti freschi il grado di insoddisfazione raggiunge il 53%, percentuale che scende al 30% nel caso dei cibi confezionati", spiega Liscia.

Il consumatore guarda prima di tutto alla 'convenience', intesa come comodità a 360 gradi. C'è poi il prezzo e l'esperienzialità. Proprio da una ricerca presentata da Google è emerso come le famiglie moderne e i giovani siano alla ricerca di nuove esperienze che poi amano condividere sui social network. Abbandonati pranzi e cene settimanali in famiglia, i momenti di convivialità si limitano al weekend, ma assumono una importanza fondamentale. Anche la preparazione del cibo diventa un momento per stare assieme e fare nuove esperienze.

Tra i millennials e i giovanissimi l'interesse al legame tra cibo e salute è enorme. Le ricerche online rivelano che per i ragazzi è importante la sostenibilità di un cibo, gli effetti che ha sul corpo, sulla mente e sull'umore. Mentre il prezzo ha meno rilevanza. Chi vuole agganciarli sappia che sono sempre alla ricerca di cose nuove e che smartphone e tablet sono i mezzi su cui contattarli.