Lo strumento, che sostituisce il regime di limitazione agli impianti viticoli gestito attraverso il sistema dei “diritti di impianto e reimpianto”, permetterà il rilascio di autorizzazioni per l’impianto di nuovi vigneti, per i reimpianti e per convertire e utilizzare i vecchi diritti di reimpianto in possesso dei produttori. Il limite massimo annuo di crescita delle superficie vitata nazionale sarà dell’1%.
Al termine del primo anno di applicazione sarà poi effettuata una verifica approfondita al fine di valutare i risultati e apportare, nel caso, modifiche ed integrazioni al fine di migliorare l’efficienza del sistema.
Domenico Zonin, presidente di Unione italiana vini, saluta positivamente l'approvazione del decreto in Cdm.
“Ringrazio il ministro Martina per aver sbloccato la situazione riguardo un decreto il cui contenuto riprende le indicazioni di Uiv riguardo l’implementazione nazionale del sistema a partire dal 2016. Attenzione però, al plafond dell’1% di nuove autorizzazioni, ovvero circa 6400 ettari all’anno di nuovi vigneti: potrebbe risultare insufficiente, poiché il nostro Paese ha perso mediamente nell’ultimo decennio 8-9mila ha di vigneto all’anno”.
"Fino al 2020 si dovrà monitorare la conversione dei diritti di reimpianto, in tutto circa 50mila ettari – continua Zonin – per vitare di perdere ulteriore potenziale viticolo. Se il sistema presenterà disfunzionalità dopo i primi due anni di attuazione, non attenderemo il 2023, quando, da Regolamento, la Commissione dovrà fare la prima valutazione, ma chiederemo alla DG Agri di rivedere il sistema in occasione della mid term review della Pac, prevista per il 2017".