Tra le attività economiche, quella agricola è infatti la terza voce in termini di crescita percentuale (+7,8%) dell'export made in Italy, dietro soltanto ai mezzi di trasporto e ai prodotti per il trattamento dei rifiuti, mentre l'alimentare è la terza forza fra le attività manifatturiere.
A livello regionale, nell'Italia nord-occidentale, le vendite oltre confine di prodotti agricoli crescono a un ritmo più che doppio (+5%), rispetto al totale nazionale (+2,1%), mentre l'export alimentare aumenta del 2,5%. Al Sud l'aumento delle esportazioni agricole è cresciuto di oltre il 18%, mentre al Nord-Est e al Centro gli aumenti sono rispettivamente del 6,7% e dell'8%.
“Il settore sta raccogliendo la sfida dell'internazionalizzazione e i dati sono incoraggianti – commenta Dino Scanavino, coordinatore di Agrinsime e presidente nazionale di Cia – la crescita della domanda globale di cibo, unita alla crescita dell'interesse dei consumatori verso prodotti ad elevato contenuto qualitativo e distintivo, rendono quella dei mercati internazionali la principale via di sviluppo per le imprese agricole italiane”.
“Per rafforzare la leadership e trovare efficaci percorsi di valorizzazione sui mercati esteri – continua Scanavino – è necessario che lo straordinario patrimonio made in Italy venga affiancato da adeguati strumenti e interventi volti a consolidarne la base strutturale delle aziende e la sfera organizzativa della filiera. Oltre a ciò, il calo drammatico delle vendite sul mercato russo, per effetto della crisi con l'Ucraina, rende urgente una revisione del quadro di strumenti per la gestione delle crisi e dei rischi in agricoltura che passi attraverso politiche innovative rispetto al passato, sia a livello nazionale che in ambito comunitario. In questa prospettiva Agrinsieme, con oltre un milione di aziende agricole, 5mila cooperative, il 40% del valore della produzione agricola, rappresenta un interlocutore strategico nei confronti delle istituzioni per sollecitare la definizione degli interventi richiamati”.