Lo afferma la Cia - Confederazione italiana agricoltori, spiegando che solo nel modenese si stimano circa 54 milioni di euro di perdite tra i danni alle produzioni, come i vitigni di Lambrusco Doc e le pere Igp, e quelli ai fabbricati rurali, ai macchinari e alle strutture di produzione.
Non solo: i recenti eventi alluvionali hanno flagellato la Toscana con un migliaio di aziende agricole coinvolte; il Lazio con oltre 1.500 ettari di terreno compromessi e più di 3 milioni di danni; il Veneto con il doppio delle perdite economiche e la zootecnia messa in crisi tra allagamenti di stalle, poderi e magazzini e l’annegamento di moltissimi capi di bestiame. E milioni di danni sono ipotizzabili anche in Liguria, patria del florovivaismo, dove le serre sono finite sott’acqua perdendo gran parte della produzione del periodo, soprattutto margherite e piante aromatiche, e in Lombardia dove i terreni allagati sono diventati poltiglie di fango con rischi enormi per le coltivazioni cerealicole.
Ora torna l’allerta della Protezione Civile dal Veneto fino al Lazio e per il settore primario è di nuovo “allarme rosso”. I terreni già bagnati non riescono ad assorbire altra acqua e gli orticoli invernali in campo aperto, come spinaci e broccoli, “soffocano” e le radici ammuffiscono. In più, l’abbassamento brusco delle temperature fa calare la resa produttiva degli animali da latte fino al 20 per cento e continuano a crescere i costi energetici, con un aggravio del 5-10 per cento della spesa per il riscaldamento di serre e stalle.
"Ecco perché ora bisogna verificare subito le condizioni per avviare le procedure relative alla dichiarazione dello stato di calamità nelle zone già colpite - riporta la Cia - ma allo stesso tempo agire presto sul problema del dissesto del territorio, visto che il rischio idrogeologico in Italia coinvolge il 10 per cento circa della superficie nazionale e riguarda 6.633 comuni. Vuol dire che oggi quasi un cittadino su dieci si trova in aree esposte al pericolo di alluvioni, frane e smottamenti".
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