Siglata, dopo due anni e mezzo di percorso legislativo, la riforma della Politica agricola comune (Pac): l’accordo è stato raggiunto mercoledì 26 giugno dai rappresentanti di Consiglio e Parlamento europeo, con la collaborazione e sulla base delle proposte fatte della Commissione europea. Nelle intenzioni, la Pac del futuro dovrà essere più attenta alle esigenze dei produttori ma anche all’ambiente, con un occhio alla produttività e quindi alla sicurezza alimentare. Ecco i principali cambiamenti.

Greening
Il 30% dei pagamenti diretti per gli agricoltori sarà condizionato all’applicazione, graduale a seconda delle dimensioni dell’azienda agricola, di tre regole per promuovere un uso maggiormente ecocompatibile delle risorse naturali. Si tratta del mantenimento di pascoli permanenti, della diversificazione delle colture e dell’istallazione di aree ecologiche.
Se le misure non vengono applicate correttamente, oltre a perdere questa percentuale del sussidio, il produttore sarà anche essere sanzionato, ad eccezione dei primi due anni di entrata in vigore della riforma e in maniera graduale negli anni successivi.
È stata poi trovata una soluzione per non premiare un agricoltore due volte per la stessa misura verde, dal momento che anche nei Programmi di sviluppo rurale – il cosiddetto secondo pilastro della Pac – sono previsti sussidi per chi adotta comportamenti più ecosostenibili di quanto la legge nazionale imponga.  È stata dunque stilata una lista dei casi di sovrapposizione delle misure, in modo da evitarne il doppio finanziamento.

Convergenza interna
Gli Stati membri sono chiamati a equiparare i sussidi ottenuti dai singoli produttori, sulla base del criterio degli ettari di superficie coltivata. Così, all’interno del territorio nazionale, nessun agricoltore potrà ricevere un aiuto al reddito inferiore al 60% della media nazionale. Per tutelare chi si sarebbe visto tagliare drasticamente il sussidio percepito, però, si è deciso che la perdita massima non dovrà superare il 30% del sostegno ricevuto oggi. La transizione verso il nuovo sistema avverrà entro il 2019.

Agricoltore attivo
Come distinguere i “veri” agricoltori da chi da anni percepisce sussidi pur gestendo attività che non hanno nulla a che fare con la produzione agroalimentare? L’accordo prevede una lista nera di tutte quelle entità, come aeroporti, società immobiliari, club sportivi, etc. che saranno d’ora in poi esclusi dai benefici della Pac.


Da sinistra: il presidente della Comagri, Paolo De Castro;
il presidente di turno del Consiglio, Simon Coveney
e il commissario europeo all'Agricoltura, Dacian Ciolos
(
Fonte immagine: @Pietro Naj-Oleari - European Union 2013 - European Parliament)

Giovani agricoltori
Scatta per loro una “discriminazione positiva”: per incentivare l’accesso dei giovani alla professione, ai produttori di meno di 41 anni sarà destinato il 25% in più dei pagamenti diretti spettanti per ettaro. Oltre a questa garanzia obbligatoria, gli Stati membri potranno facoltativamente adottare anche altre misure a loro favore.

Zucchero e vino
Il regime delle quote per lo zucchero resterà valido fino a settembre 2017, invece che nel 2015 come previsto in precedenza. Per quanto riguarda il vino, l’attuale sistema che prevede i diritti d’impianto, ovvero l’autorizzazione per poter coltivare vite, permarrà fino al 2030.

Altre misure
La riforma Pac prevede anche molte altre misure, tra le quali: un ruolo centrale delle Organizzazioni dei produttori, per aumentare la forza contrattuale degli agricoltori nella catena alimentare; misure per stimolare l’attività agricola nei settori rurali; un fondo di gestione delle crisi alimentari con ampia flessibilità in mano alla Commissione europea; un nuovo schema di collaborazione tra ricercatori e agricoltori per promuovere l’introduzione di nuove tecnologie.

Questioni irrisolte
Non sono state risolte, perché non hanno neanche potuto essere negoziate, tre questioni politicamente sensibili: la convergenza esterna, ovvero il riequilibrio del sussidio pro capite per agricoltori di diversi Paesi membri; l’imposizione di un tetto massimo per gli aiuti diretti, il cosiddetto capping; la flessibilità nel trasferimento di risorse tra i due pilastri della Pac.
Questi aspetti sono stati esaminati direttamente dai capi di Stato e di governo nel corso dei negoziati sul bilancio pluriennale: uno stratagemma, da parte dei leader europei, per decidere in prima persona, impedendo così ai propri ministri di negoziare, come prevede il Trattato di Lisbona, insieme agli europarlamentari.
Nonostante il disappunto dell’Eurocamera, è probabile che su questi temi avranno l’ultima parola i rappresentanti dei governi d’Europa al massimo livello.

Stabilite le regole, ma non le risorse
Anche se l’accordo è stato trovato sui meccanismi di funzionamento, manca però la cosa più importante: i soldi per finanziare queste misure.
Si tratta di un negoziato parallelo, in cui Consiglio e Parlamento europeo stanno discutendo delle risorse che saranno a disposizione dell’Europa per i prossimi sette anni, dal 2014 al 2020. Trattative in alto mare, dopo che è emerso che l’Eurocamera avrebbe bocciato l’intesa faticosamente raggiunta dai negoziatori.
La speranza è che lo sblocco possa essere superato al più presto, di modo da permettere il voto definitivo, sia sul budget che sulla Pac, dopo l’estate.