Per la maggior parte delle imprese la differenza fra Iva incassata e Iva spesa per gli acquisti comporta uno sbilancio a favore dell'erario. Ma ci sono le eccezioni, che in campo agroalimentare possono diventare la regola. E' il caso, ad esempio, delle aziende che trasformano il latte. Qui il latte viene comprato dagli allevatori applicando un'Iva al 10%. Gran parte degli altri acquisti, come mezzi e servizi, sono assoggettati ad un'Iva del 21%. Quando è il momento di vendere i prodotti finiti, l'Iva che viene applicata è del 4%. Finisce così che l'Iva incassata è sempre inferiore a quella delle spese. Con il risultato che le aziende lattiero casearie si trovano a credito di Iva. E non è novità.
Crediti e ritardi
Solo che da qualche tempo lo Stato non paga più con regolarità e si stanno accumulando ritardi di mesi e crediti milionari che rischiano di mettere in crisi l'intero sistema del latte. E' il caso del gruppo Granarolo, big cooperativo del latte, che vanta un credito di 65 milioni di euro che attende di essere saldato da circa dieci mesi. Non va meglio per Sterilgarda, al terzo posto nel panorama delle industrie lattiero casearie e che vanta un credito di 16 milioni di euro, ai quali si aggiungono gli 8 milioni della controllata Padania alimentare.
Anche i mangimi
Problemi analoghi si incontrano nei mangimifici, dove coincide il tasso dell'Iva applicata al prodotto finito (4%) e all'acquisto delle materie prime, ma resta alto il differenziale (21%) per l'acquisto dei servizi. Così sono frequenti le situazioni nelle quali le aziende si trovano in credito per l'Iva, come nel caso della vicentina Berica Mangimi, che attende un rimborso di 500mila euro. Rimborsi che in passato avvenivano con regolarità, ma che oggi si fanno attendere per troppo tempo, mettendo in difficoltà le aziende.
La denuncia
Difficoltà denunciate da Assolatte che per voce del presidente Giuseppe Ambrosi si è detta preoccupata per l'aumentare dei ritardi di questi rimborsi dell'Iva. Un problema che pesa in modo particolare sulla produzione dei formaggi Dop a lunga stagionatura dove l'esposizione finanziaria si fa doppiamente pesante per i lunghi tempi necessari alla produzione che vanno a sommarsi a quelli dei ritardi nel rimborso dei crediti.
Scende in campo anche il mondo delle cooperative con Fedagri-Confcooperative che definisce i ritardi dello Stato “un problema imponente che se non risolto alla radice rischia di diventare la Caporetto della competitività della nostra filiera”. “L'ammontare del credito - spiega Tommaso Mario Abbrate, presidente del settore lattiero caseario di Fedagri-Confcooperative - è ormai significativo.” Per il solo mondo cooperativo le stime parlano infatti di ben 500 milioni di crediti Iva e Fedagri sta raccogliendo un dossier per documentare le dimensioni del problema e sollecitare soluzioni adeguate. Con il mercato del latte in flessione e l'approssimarsi di importanti scadenze, come l'azzeramento delle quote latte, il comparto lattiero caseario non può vedere la propria competitività messa in discussione da una mancanza di liquidità che preclude ogni spinta all'innovazione.