Concluso lo scorso 30 settembre dopo circa un anno di vita, si tratta di un lavoro organico e sistematico effettuato su orticole (melone, anguria, cavolo di rapa e lattuga) e su frutticole (fragole) entrambe sotto tunnel. Il Crea si è occupato del collaudo di un materiale innovativo, il Mater-bi (il cui brevetto è della Novamont), biodegradabile, composto da amidi vegetali (mais e patate) e da olio di girasole, da cui derivano i poliesteri. Nonostante non sia formato da materie prime completamente rinnovabili, ma in una minima parte anche da fonti fossili, il Mater-bi è certificato a livello nazionale ed europeo per biodegradabilità e compostabilità perché viene completamente smaltito entro 6-12 mesi per interramento nel suolo. Rispetto all’analogo prodotto in polietilene ha uno spessore ridotto e un ciclo di vita di circa 9-10 mesi.
Le ricadute legate all’impiego del Mater-bi nell’ortofrutticoltura sono di diversa natura. Grazie a numerosi test in aziende diverse, sono stati accertati miglioramenti della qualità delle proprietà nutrizionali dei meloni e delle fragole. In particolare, l’aumento del contenuto di solidi solubili nel melone e quello di composti antiossidanti (antociani, polifenoli, flavonoidi) in melone e fragola. Questo fatto è legato alle condizioni ambientali create dal Mater-Bi. Perché questo avvenga è ancora oggetto di verifiche e approfondimenti.
Grazie alla sostituzione delle pacciamature in plastica con quelle biodegradabili si ottiene una maggiore sostenibilità nei processi produttivi agricoli e una drastica riduzione di rifiuti plastici creati a fine ciclo colturale. Inoltre, il fatto che sia un materiale completamente compostabile concorre a mantenere la fertilità dei suoli in quanto contribuisce a incorporare il carbonio nel terreno.
Rispetto agli analoghi prodotti in polietilene, però, ha un costo di 2-3 volte maggiore: 5,50 euro al kg a cui va sommata l’Iva al 4% rispetto a 2 euro al kg + l’Iva al 22% (il Mater-Bi, infatti, gode di agevolazioni fiscali in quanto rientra nella categoria dei fertilizzanti organici), da cui però vanno sottratti totalmente tutti i costi della rimozione e dello smaltimento del telo secondo i circuiti previsti dalla legge.
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Fonte: Crea - Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria