Nella puntata precedente si è affrontato il tema dal punto di vista storico, agronomico ed economico, spiegando i molti perché alla base del grande successo in India degli ibridi di cotone resistenti agli insetti.
I numeri esposti riassumevano quanto segue:

  1. Il cotone gm si è espanso solo dopo che il Governo indiano ha ottenuto l’abbassamento delle “fee” imposte da Monsanto
  2. Ha innalzato le produttività per ettaro in modo sensibile
  3. Ha abbattuto in modo altrettanto sensibile l’uso di insetticidi
  4. Ha preservato la salute di ambiente e agricoltori
Ma allora perché mai, se ha portato così tanti benefici, il cotone gm avrebbe causato migliaia di suicidi fra chi ha deciso di coltivarlo? Il mistero si infittisce…
 
A seguito di alcuni anni di siccità, dal 2007 si è assistito in India a un calo medio produttivo di alcune decine di chili per ettaro. In alcune aree, le carenze idriche hanno addirittura portato alla perdita pressoché totale dei raccolti. E da qui i suicidi, perché molti produttori sono stati letteralmente rovinati da questi rovesci climatici e sono arrivati alla tragica scelta di togliersi la vita perché incapaci di coprire i debiti contratti con le banche per acquistare i mezzi tecnici per coltivare il cotone.

 
Cosa dicono i numeri

 
Tornando al caso specifico, leggendo il report 2010 dell’”International Food Policy Research Institute” (Ifpri) non vi sarebbero prove di un legame diretto di concausalità fra suicidi dei contadini in India e cotone gm. Anzi, la tecnologia Bt sulla quale si basa il cotone incriminato sarebbe giudicata complessivamente molto efficace in un’ottica produttiva, nonostante in alcune aree e stagioni particolari abbia generato risultati deludenti. Sempre secondo l’Ifpri, molti fattori si sarebbero quindi sommati nella genesi della tragedia, come appunto l’approccio scellerato della monocoltura spinta che ha reso vulnerabili interi comprensori agricoli. Non da meno avrebbe pesato la stretta creditizia operata dalle banche, le quali meritano senz’altro di vedersi attribuire una fetta sostanziosa della responsabilità finale. Nonostante ciò, verso il cotone gm sono state avanzate accuse devastanti, sia da Vandana Shiva, sia da chi ne ha amplificato la voce su giornali, siti e social network vari. Peccato che il numero dei suicidi fra gli agricoltori indiani mostri un trend inversamente proporzionale a quello della diffusione del cotone gm. Anzi, analizzando i numeri parrebbe quasi che l’avvento dei Bt abbia avuto un ruolo positivo.
 
A dispetto delle cifre fornite da Vandana Shiva, la quale cita a più riprese numeri fra i 150 e i 200 mila suicidi, gli scenari appaiono infatti molto diversi quando analizzati in chiave temporale.
Nel 1995 i suicidi fra gli agricoltori (tutti) non arrivarono a 11 mila. Sono poi cresciuti nel tempo fino a raggiungere i 18 mila nel 2002, anno in cui hanno cominciato a diffondersi gli ibridi di cotone gm. Dopo qualche anno in cui i valori hanno oscillato fra i 17 e i 18 mila suicidi, è iniziata una discesa tendenziale che ha portato i suicidi a diminuire fino al valore di 14 mila nel 2011, anno in cui i cotoni Bt erano ormai a ridosso del 90% delle superfici totali. Le due curve mostrano cioè andamenti completamente opposti, quasi che l’incremento dei cotoni Bt abbia fatto diminuire i suicidi. Tutto sommato, se i cotoni Bt fanno guadagnare di più e i contadini si suicidano per motivi economici, non appare poi tanto strano che l’espansione di questi ibridi abbia avuto per lo meno qualche ruolo mitigante sul fenomeno dei suicidi stessi. Questo almeno sulla categoria "agricoltori" su scala nazionale. Vedremo di seguito il dettaglio sulla specifica categoria dei coltivatori di cotone.
 

Le statistiche indiane sui suicidi

 
Secondo il report “Accidental deaths and suicides in india - 2010”, emesso nel 2012 dal National Crime Records Bureau (Ministero degli Affari Interni), in India si sarebbero complessivamente suicidate 135 mila persone. Molte, ma comunque meno delle 200 mila attribuite da Vandana Shiva ai soli agricoltori.
Di queste 135 mila vittime oltre 25 mila sarebbero casalinghe, pari cioè al 18,6% del totale dei suicidi. Una percentuale decisamente importante se comparata con l’11,9% degli agricoltori. In altre parole, in India parrebbe molto peggio fare le casalinghe che gli agricoltori. Ogm o meno che questi coltivino.

Scendendo nel dettaglio della singola categoria “agricoltori”, gli Stati a più alta vocazione colturale per il cotone sono Maharashtra, Andhra Pradesh e Nord Karnataka. Le percentuali di suicidi fra gli agricoltori in queste regioni sono in effetti più alte della media nazionale, superando addirittura il 20% nell’anno 2010 nel Maharashtra. Sarà però bene vedere se ciò ha a che fare con la diffusione degli Ogm oppure no.
Sempre secondo i report pluriennali del National Crime Records Bureau, in questa Regione i suicidi fra gli agricoltori sarebbero passati dalle 1.917 unità del 1997 alle 3.695 del 2002, anno di introduzione dei cotoni Bt. Un incremento pari a quasi il 93%. Praticamente un raddoppio dei casi di suicidio in cinque anni. Un incremento che però non può certo essere certo attribuito agli Ogm. Poi, dal 2002 al 2006, vi sarebbe stato un ulteriore incremento del 20,5%, facendo salire le vittime a 4.453. Nel 2010, con il cotone Ogm ormai giunto a circa il 90% del coltivato, i suicidi sarebbero stati infine pari a 3.141, ovvero sarebbero diminuiti del 41,7% rispetto all’anno 2006, quando ancora gli Ogm erano scarsamente diffusi. Al salire degli Ogm sono quindi scesi i suicidi, non viceversa...

Nell’Andhra Pradesh si sarebbe passati dalle 1.097 vittime del 1997 alle 1.896 del 2002, con un incremento del 72,8%, per poi giungere al picco del 2004 pari a 2.666 vittime. E all’epoca gli Ogm erano meno del 5% del totale. Nel 2006 i dati si erano stabilizzati sulle 2.607 unità per scendere poi a 2.525 nel 2010. Anche in questo Stato l’incremento delle superfici a Ogm pare quindi non aver influito sulla serie storica dei suicidi.
Infine il Nord Karnataka, ove il picco dei suicidi si toccò nel 2003 con 2.678 vittime, contro le 1.832 del 1997. Quindi, un incremento del 46% avvenuto in un periodo in cui gli Ogm rappresentavano ancora una minutaglia sul totale del cotone coltivato. Nel 2010 erano 2.585, cifra comunque inferiore al picco toccato nel 2003. Ovvero, fra un anno ove il cotone Ogm non era quasi per nulla diffuso e un anno come il 2010, con gli Ogm che rappresentavano ormai la quasi totalità del cotone, non sembrano esservi differenze significative. Anzi, la cifra sarebbe leggermente inferiore nel 2010.

A quanto pare, il dramma dei suicidi in India ha radici storiche e sociali profonde, così articolate e complesse da non permettere alcuna attribuzione a specifiche cause. Men che meno all’uso di una varietà gm di cotone anziché una convenzionale. Del resto, si provi ora a osservare la situazione da un altro punto di vista: se le banche rivogliono i propri soldi è perché li hanno prestati.
Quel denaro non è servito solo a comprare le sementi gm, come invece si vuole maliziosamente far credere. È servito bensì a comprare tutti i fattori di produzione: insetticidi, diserbanti, fertilizzanti e magari, perché no, per pagare le rate del nuovo trattore. A questo punto, se l’agricoltore si vede portare via il trattore dalle banche e quindi si suicida, la colpa a chi deve essere addossata, al costruttore di trattori perché gliene ha venduto uno? Va da sé che la stupidità di questa ipotesi si commenta da sola.
Quindi, se la motivazione appare inconsistente se si parla di macchine agricole, non si vedono ragioni per cui debba valere per una tipologia di semi.
Forse, indipendentemente dalla coltura e dagli Ogm, si deve semplicemente concludere che quando la siccità arriva fa male a tutti. Specialmente a chi non ha saputo differenziare intelligentemente le proprie produzioni. Con buona pace di Vandana Shiva e dei suoi millantati 200 mila suicidi "ogm-mizzati".
 
P.S. In fondo al pezzo riportato nel blog de “La Stampa”, campeggia la seguente scritta: “[Vandana Shiva, nda] È una delle più autorevoli voci mondiali in difesa della natura e della sua biodiversità, ecologista e attivista, scienziata e filosofa”. Probabilmente, stando così le cose, a un giornalista specializzato come il sottoscritto un blog su un quotidiano di importanza nazionale non verrà mai offerto. Essere laureati in Scienze Agrarie, avere un dottorato in ecotossicologia e avere lavorato per quasi vent’anni specificatamente in agricoltura, non pare faccia abbastanza curriculum. Oppure, si deve magari ipotizzare che l’analisi dei numeri per quello che sono non attiri abbastanza audience? Che ognuno tragga le conclusioni che più ritiene corrette...
 
 
Riferimenti:
 
.: Ifipri (International Food Policy Research Institute): Bt Cotton and Farmer Suicides in India - Reviewing the Evidence. Report-2008
 
.: Ifipri (International Food Policy Research Institute): Accidental Deaths and Suicides in India Report-2010
 
.: National Crime Record Bureau Ministry of Home Affair - Report 2010
 
.: Approved Package of practices for Cotton: Maharashtra State
 
.: Banca Mondiale: World Develpment Report 2008