Nonostante l’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) sembri avere un occhio di riguardo solamente per i prodotti fitosanitari di origine naturale e i microrganismi (almeno guardando le ultime valutazioni pubblicate sul sito dell'Efsa sono gli unici prodotti per i quali non vengono segnalate criticità che ne mettano a rischio il rinnovo o l’approvazione, mentre per quelli chimici è un fatto ricorrente), nel caso dell’estratto di Reynoutria (=Fallopia) sachalinensis, un’infestante poligonacea perenne di grandi dimensioni, la valutazione dell’agenzia di Parma è stata infausta e ha condotto al respingimento dell’istanza.

Il prodotto è un estratto utilizzato come induttore di resistenza di vite e piante orticole contro oidio e muffa grigia. Le criticità risultate fatali al prodotto sono quelle comuni a tutti gli estratti: scarsa caratterizzazione chimico-fisica e mancata corrispondenza tra le sostanze presenti dei campioni sui quali sono stati effettuati i test tossicologici e le specifiche produttive proposte dal notificante.

Poiché la documentazione presentata non è stata in grado di escludere la presenza di sostanze mutagene, cancerogene, tossiche per la riproduzione nell’estratto e tantomeno di scongiurarne l’attività di perturbatore endocrino, le richieste dell’agenzia sono state tali (in pratica occorrerebbe rifare tutti gli studi) da segnarne l’infausto destino, costringendo il notificante a rinunciare alla domanda e allo ScoPaff di votarne all’unanimità la “non approvazione” nella riunione del 25-26 gennaio scorso.

I prodotti di questo tipo sono molti e molto frequentemente vengono commercializzati avvalendosi di normative nazionali (corroboranti in Italia, “RUB” in Olanda, solo per citare due esempi) che prima o poi dovranno essere regolarizzati o come prodotti fitosanitari, magari raffinando le tecniche di estrazione e selezionando solo le sostanze più efficaci e meno pericolose, o in futuro cercare spazi nel regolamento biostimolanti che prima o poi vedrà la luce.

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