“L’agroalimentare è il secondo comparto manifatturiero del made in Italy – sottolinea il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo – e svolge un effetto traino unico sull’intera economia per l’impatto positivo di immagine sui mercati esteri dove il cibo made in Italy è sinonimo di qualità. Non si sono mai consumati così tanti prodotti alimentari nel mondo, anche grazie alle condizioni economiche positive dovute alla ripresa internazionale e ai tassi di cambio favorevoli su mercati importanti come quello statunitense, ma anche perché l’Italia ha saputo cogliere l’opportunità di Expo per raccontare al mondo il modello agroalimentare e i suoi valori unici”.
“La fame d’Italia all’estero si è fatta sentire – sottolinea Coldiretti – con aumenti stimati che vanno dall’11% dell’ortofrutta al 10% per l’olio di oliva, dal +9% per la pasta al +6% per il vino che ha realizzato il record storico con un preconsuntivo annuale di 5,4 miliardi di fatturato realizzato oltre i confini nazionali”.
“I due terzi del fatturato agroalimentare all’estero si ottengono con l’export di prodotti agroalimentari verso i paesi dell’Unione Europea – continua l’analisi di Coldiretti – ma il made in Italy va forte anche fuori dai confini europei a partire dagli Usa che sono il principale mercato di sbocco extracomunitario e dove la crescita stimata per l’alimentare è del 20%, mentre prosegue il crollo in Russia con un calo del 39%, a causa dell’embargo”.
“L’andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare – conclude Coldiretti – da una più efficace tutela nei confronti dell’agropirateria internazionale, che fattura oltre 60 miliardi di euro, quasi il doppio del valore delle nostre esportazioni agroalimentari”.
"Abbiamo superato il nostro obiettivo - commenta soddisfatto il ministro Maurizio Martina - nei mesi da maggio a dicembre l'aumento rispetto allo scorso anno è stato di quasi 1,7 miliardi di euro. Abbiamo registrato così l'effetto positivo di Expo Milano 2015, dove l'Italia ha saputo presentare la forza delle sue filiere in oltre 50mila incontri con operatori. Si sono aperti nuovi scenari, che stiamo consolidando attraverso partnership strategiche, in mercati dal potenziale interessante come ad esempio l'Iran. A questo si aggiunge il lavoro unitario di promozione che il Governo ha fatto con il piano per l'internazionalizzazione del made in Italy".
"Sono numeri positivi che però, senza le perdite derivanti dall'embargo russo, avrebbero consentito al nostro agroalimentare di superare i 37 miliardi di euro - spiega il presidente nazionale di Cia Dino Scanavino - per questo il record dell'export deve rappresentare un punto di partenza e non, al contrario, essere visto come un traguardo. Occorrono risposte sul fronte commerciale e diplomatico, a partire dalla risoluzione della crisi russa, che sta penalizzando fortemente le nostre produzioni".
"Inoltre - continua Scanavino - sono ancora tante le aziende agricole italiane che faticano a uscire dalla crisi. Ecco perchè sono altrettanto urgenti risposte di politica, in sede nazionale sia comunitaria, che vadano verso l'alleggerimento della burocrazia e la semplificazione, il riequilibrio dei rapporti di filiera, la remunerazione dei redditi delle aziende, la messa a punto di strumenti moderni per gestire le crisi di mercato".
"E' necessario intensificare l'impegno nell'internazionalizzazione del sistema agroalimentare - conclude Franco Verrascina, presidente di Copagri - e soprattutto nella lotta all'Italian sounding, che sottrae al settore circa 60 miliardi l'anno. Occorre stimolare e sostenere gli investimenti delle imprese, creare piattaforme distributive italiane all'estero, fare davvero sistema dalla produzione agricola alla commercializzazione".