Definito il prezzo per il pomodoro da industria per la campagna 2016 nel distretto del Nord Italia: 85,20 euro a tonnellata. La complessa trattativa tra le industrie di trasformazione e le organizzazioni di produttori si è conclusa nella notte del 17 maggio scorso.

Gli 85,20 euro a tonnellata, franco campo, si legge in una nota diffusa da Confagricoltura Emilia-Romagna, varranno con una produzione compresa tra 2.350.000 e 2.550.000 tonnellate: al di sotto dei 2.350.000 si aggiungerà 0,05 euro a tonnellata sino ad un massimo di 3 euro ogni 5mila tonnellate, mentre al di sopra dei 2.550.000 si toglierà 0,05 euro a tonnellata sino ad un massimo di 3 euro ogni 5mila tonnellate in eccesso.

Il presidente dell'Organizzazione interprofessionalePier Luigi Ferrari, sottolineando la complessità della contrattazione e la volontà delle parti di operare in trasparenza, grazie ad una progettualità che permetta di incrementare qualità e produttività, ribadisce che "ora inizia un intenso lavoro di predisposizione degli strumenti necessari per la sottoscrizione dei singoli contratti che rientrano nell'accordo quadro". Nella nota diffusa dall'Oi viene poi specificato che ogni singolo contratto dovrà essere depositato all’Organizzazione interprofessionale per la verifica del rispetto degli impegni presi nel contratto quadro e per l'avvio dell'elaborazione dati dell'Oi fra cui il dato per il raggiungimento degli obiettivi di filiera da cui dipende la premialità o la penalità di programmazione.

Il prezzo raggiunto è "inaccettabile" per il presidente della sezione di prodotto Pomodoro da industria di Confagricoltura Emilia-RomagnaGiovanni Lambertini che ha commentato così l'esito della trattativa: "Con questa cifra, che presenta una decurtazione del prezzo dell’8 per cento rispetto all’anno scorso, la parte agricola non coprirà neanche i costi di produzione e si farà carico dell’eventuale perdita di reddito dell’Industria annunciata in fase di trattativa. Le inefficienze della filiera graveranno ancora una volta sulla produzione primaria".
"La penalità imposta dal ‘range’ di produzione –  ha aggiunto Lambertini - significa una sola cosa: che non è stata fatta la programmazione delle superfici richiesta dagli agricoltori. Peccato, dovrebbe spettare proprio alle Organizzazioni di prodotto - e conclude - programmare la campagna con l’obiettivo di assicurare la massima redditività agli associati".
 
Critico sull'accordo è anche il presidente di Confagricoltura Piacenza, Enrico Chiesa, che afferma: "Ancora una volta le revisionein peggio, delle tabelle qualitative sarà occasione per introdurre aleatorietà nei pagamenti".
Secondo Chiesa il prezzo di riferimento non è molto soddisfacente, se si considera che i pagamenti effettivi risulteranno ulteriormente decurtati: "Le Op non avrebbero dovuto accettare le penali sui quantitativi conferiti oltre la soglia dei 25 milioni e mezzo di quintali potenzialmente prodotti dal bacino del Nord Italia. Non ha senso accettare una penalità sul prodotto quando l’industria sembra essere disposta a lavorarne di più. Si tratta di una penale che ricadrà su tutto il quantitativo consegnato: è un'ammissione di incapacità, da parte delle Op, di saper organizzare una corretta programmazione nei periodi e nei quantitativi. Così, l’eventuale perdita di ricavi da parte dell’industria viene ancora una volta fatta ricadere sulla produzione, in un anno, non dimentichiamo – ha concluso Chiesa – in cui sono state dedicate alla coltura minori superfici e le condizioni meteo della scorsa settimana hanno già determinato un danno ai primi trapianti in alcune zone nel piacentino e del mantovano".

Il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello, sentito da Agra Press, ha espresso in merito all'accordo il suo disappunto: "Lo considero una presa in giro e non solo per il prezzo calato ulteriormente e pesantemente, ma soprattutto per la penalizzazionepremialità prevista in base ai quantitativiE' una previsione che non è accettabile vista la tempistica: i produttori sono già quasi alla fine dei trapianti, non gli si può dire ora quanto devono coltivare per ottenere il prezzo migliore - ha spiegato Tonello all'Agenzia ricordando che - Coldiretti chiede da tempo che ci sia data la possibilità di programmare realisticamente l'offerta in funzione della domanda. Peraltro - ha aggiunto - è prevista una gestione dei contratti non trasparente e addirittura il 10% dei volumi può essere contrattato al di fuori delle Op. Tenuto conto che sulla base delle produzioni storiche si può sapere con un certo margine di sicurezza, a meno di calamità, quali siano i quantitativi - specifica - non si capisce perché l'industria non possa comunicare i suoi fabbisogni in tempi utili per le scelte dei produttori. Il timore - ha rimarcato Tonello - è che queste regole, comparse quest'anno, non diventino definitive, come spesso accade". Più in generale, per il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, "E' tutto il sistema che ha regolato sin qui la gestione del mercato è totalmente sbagliato e come sempre a tutto danno degli agricoltori".

Non è soddisfatta dell'accordo nemmeno Pomorete, che però sottolinea come in questo modo sia stata evitata la trattativa privata. Il presidente Dario Squeri invita le organizzazioni agricole, Confagricoltura e Coldiretti, a lasciare da parte le logiche assistenziali in quanto non più applicabili in un mercato globale: "Il rischio è quello di vedere la fine del pomodoro italiano e il nostro Paese conquistato da 'oro rosso' estero a basso prezzo".