In questa ottica il ruolo del marketing diventa centrale. Uno dei mercati più grandi al mondo, quello statunitense, può rappresentare davvero una sfida per le aziende che intendono sviluppare il proprio business nei mercati extraeuropei. Per questo al Cibus si è trattato il tema nel workshop organizzato da Q&Q Group dal titolo “Branding Us – Strategie di marketing per il mercato Usa” tenutosi mercoledì 11 maggio.
Andrea Fiocchi e Sarah Tallent, partner di Reinhardt Lpp, esperti in consulenza e ambito legale, hanno tenuto una relazione su come si costituisce una realtà imprenditoriale negli Stati Uniti, e naturalmente tutti gli aspetti legali, fiscali e burocratici ad essa connessi.
“E’ necessario avere un approccio pragmatico e attivo nel mercato nord americano – ha sottolineato Sarah Tallent – conoscere gli aspetti legali è fondamentale per iniziare un’attività di export su questo tipo di mercato. Inoltre la legislazione non è uniforme per tutti gli Stati Uniti”.
Anna Urban, marketing strategist di Q&Q Group, ha parlato dell’interazione food e internet negli Stati Uniti.
“I consumatori Usa stanno crescendo sempre di più dal punto di vista digitale – ha spiegato la Urban – trascorrono fino all’87% del tempo sul cellulare e su applicazione social media. La fascia di popolazione interessante sono i Millenials, ovvero la generazione dagli anni ’80 agli anni ‘2000, il 24% della popolazione americana. C’è voglia di acquistare online, partendo con una ricerca dallo smartphone fino ad arrivare a tutti i canali. La generazione dei Millenials vuole prodotti ed esperienze da poter trovare e sviluppare anche sui social media”.
“Per raggiungere questi foodies, è fondamentale fare brand e impegnarsi a livello digitale – sottolineano – oltre alle digital Pr sono necessarie strategie, attraverso i social media, vincenti per posizionare al meglio le nostre eccellenze su questi mercati. Sono importanti anche i brand ambassadors, influencer di lungo periodo incaricati a promuovere il brand”.
“L’agroalimentare sul mercato Usa sta crescendo sempre di più, il food tra il 2013 e il 2014 è cresciuto in valore di 200 milioni di dollari in più, mentre il vino ha registrato 100 milioni in più sempre nello stesso periodo – ha affermato Carlo Alberto Bertozzi di Group Mra – si sta sempre più decifrando la categoria dei 'foodies', ovvero 30-40 milioni di consumatori americani attenti alla qualità del cibo e del vino. Tendenzialmente conoscono e approfondiscono sempre di più le loro conoscenze”.
Bertozzi ha poi analizzato il sistema distributivo americano delle grande distribuzione. “Si sta affermando una nuova generazione di catene distributive, mediamente più attente alla quantità e più aperte a ricercare nuovi sapori da offrire ai propri clienti. Queste catene sono dette ‘trend setting retailers'. Insomma, gli Stati Uniti rappresentano un’eccezionale opportunità per l’export italiano, detto questo la strategia di ingresso sul mercato va costruita a partire dal prodotto”.