L'agenzia europea EurObserv-ER ha pubblicato il suo Rapporto annuale "Barometro dei biocombustibili solidi 2023" che sintetizza i dati statistici sulla produzione e sul consumo di energia da biomasse solide. Come di consueto, il Rapporto 2023 si riferisce ai dati consolidati 2022, anno molto particolare per una serie di eventi, come: la fine della pandemia di covid-19, l'inizio della guerra in Ucraina - con l'embargo delle importazioni da Russia e Bielorussia - e un inverno fra i più miti della decade (2.287 gradi giorno di riscaldamento).

 

I gradi giorno di riscaldamento (Hdd, Heating Degree Days) sono un parametro utilizzato dall'Eurostat per misurare l'influenza del cambiamento climatico sul fabbisogno di riscaldamento nel territorio comunitario, e nel 2022 sono risultati ben -8,6% rispetto al 2021. L'effetto combinato di questi fattori ha determinato una leggera flessione dei consumi di biomassa solida (legna, cippato e pellet): 100,27 Mtep rispetto al record di 100,87 Mtep raggiunto nel 2021. Ad ogni modo, riporta EurObserv-ER, le biomasse rimangono ancora la prima fonte di energia rinnovabile nell'Unione Europea (Ue), davanti a eolico e fotovoltaico.

 

L'Italia si colloca ancora al quinto posto nella classifica dei principali utilizzatori di biomasse - dopo Germania, Francia, Svezia, Polonia e Finlandia - e si conferma importatore netto: 8,247 Mtep di consumo a fronte di 7,109 Mtep di produzione. Le cifre precedenti si riferiscono all'energia primaria del legno prodotto e consumato nel nostro Paese. In termini di energia effettivamente prodotta, trasportata e fatturata (calore ed elettricità al netto delle perdite), l'Italia è al quarto posto dopo Germania, Francia e Polonia, con 6,701 Mtep nel 2022.

 

Oltre all'inverno più mite, le sanzioni a Russia e Bielorussia hanno giocato un ruolo primordiale nella flessione dei consumi di biocombustibili solidi, perché la Russia da sola esportava nell'Ue circa 2 Mton di pellet di legno principalmente in Danimarca, Paesi Bassi, Belgio e Italia. Al deficit negli approvvigionamenti si è sommata anche l'euroburocrazia, con l'entrata in vigore di criteri di sostenibilità più stringenti per l'utilizzo di biomasse in impianti di sola produzione elettrica (Regolamento di esecuzione (UE) 2022/996 della Commissione del 14 giugno 2022) che hanno impedito la sostituzione dei pellet russi con prodotti da altre provenienze. Il giro di vite legislativo ha portato alla chiusura di una grande centrale in Belgio che aveva trovato nel Canada la fonte di approvvigionamento di pellet in alternativa a Russia e Bielorussia, ma i pellet canadesi non passano i nuovi criteri di riduzione delle emissioni. Il problema non si pone in Italia perché non abbiamo impianti di sola generazione elettrica a biomasse di potenza uguale o maggiore della soglia definita nella Red II (20 MW termici). I nostri impianti a biomassa sono perlopiù di piccola potenza e in assetto cogenerativo.

 

Le mancate importazioni di pellet da Russia e Bielorussia sono state compensate con importazioni da altri Paesi distribuite in questo modo: 80% di "legna, residui di legna e sottoprodotti" rappresentati dal 5,9% di pellet; 13,5% di liquore nero (un sottoprodotto dell'industria cartiera); 4,2% di residui vegetali, 1,8% di rifiuti industriali rinnovabili; 0,6% di bagassa; e 0,2% di rifiuti di origine animale.

 

Complessivamente, il consumo di pellet è calato dell'1,6%, da 24,5 Mton nel 2021 a 24,2 Mton nel 2022. Il calo è dovuto maggiormente alla riduzione dei consumi industriali. Il settore residenziale-terziario registra invece una crescita: nel 2021 rappresentava il 51% del consumo totale, salito al 56% nel 2022. L'effetto più devastante dell'embargo europeo sui pellet russi e bielorussi è stato un drastico aumento dei prezzi, dai 300 euro/tonnellata nel 2021 ai 700 euro/tonnellata a fine 2022. Durante l'inverno 2022-2023 il prezzo è calato, ma si mantiene sopra i valori precedenti il conflitto russo-ucraino. La produzione europea di pellet è cresciuta del 3,2%: da 19,8 Mton nel 2021 al 20,4% nel 2022. La capacità produttiva è cresciuta invece del 5,6%, da 25,6 a 27 Mton perché sono stati inaugurati sessantatré nuovi impianti. La minore crescita della produzione rispetto alla capacità produttiva si spiega per le mancate importazioni di legname russo e bielorusso e per l'aumento del costo dell'energia elettrica.

 

Durante il 2023 sono stati approvati trentanove progetti di centrali a biomassa, finanziati con 174,2 milioni di euro di aiuti dal programma "Pronti per il 55".

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I nuovi impianti risparmieranno 2.278 GWh/anno di energia primaria fonti fossili e 492 Mton di anidride carbonica equivalenti/anno. Una seconda serie di sedici progetti di efficientamento energetico ha ricevuto 51 milioni di euro e risparmierà 735 GWh/anno di energia da fonti fossili e 170 Mton equivalenti CO2/anno. Infine, ad aprile 2023 sono stati approvati finanziamenti per 125 milioni di euro per progetti di teleriscaldamento a biomassa. Si prospetta dunque un ruolo preponderante delle biomasse solide nella strategia europea di transizione energetica nell'immediato futuro. Nonostante siano state scongiurate le pretese delle Ong ambientaliste di bandire completamente le biomasse solide con la Red III, la guerra di lobby persiste.

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L'argomento è sempre il solito ritornello dei militanti "verdi" e "antisistema": l'utilizzo di biomasse a scopo energetico comporterebbe il taglio delle foreste ad una velocità maggiore della loro capacità di rigenerazione, portando a deforestazione, perdita di biodiversità e ingenti profitti alle "multinazionali" e ai "poteri forti". Ma come stanno davvero le cose?

 

L'associazione di categoria Bioenergy Europe (ex Aebiom), composta da quaranta associazioni nazionali, 157 aziende e undici istituti di ricerca e università, ha pubblicato il Rapporto Statistico 2023. Dallo stesso si desume che, contrariamente a quanto affermano i militanti ambientalisti - e i giornalisti, i blogger e gli influencer in cerca di popolarità che diffondono la loro ideologia - l'Eurostat ha confermato un aumento netto della superficie boschiva e del volume di biomassa (stock di carbonio) negli ultimi trenta anni (Foto 1).

 

Grafico: Evoluzione dell'area boschiva totale (asse sinistro) e stock di forestale (asse destro) delle foreste e dei boschi atti allo sfruttamento nell'Ue 27 (milioni di ettari e miliardi di m³ rispettivamente)

Foto 1: Evoluzione dell'area boschiva totale (asse sinistro) e stock di forestale (asse destro) delle foreste e dei boschi atti allo sfruttamento nell'Ue 27 (milioni di ettari e miliardi di m³ rispettivamente)

(Fonte foto: Rapporto Statistico 2023 di Bioenergy Europe)

 

Il settore forestale europeo è dunque un carbon sink, cioè accumula carbonio atmosferico, come mostra la Foto 2.

 

Evoluzione del carbonio accumulato nelle foreste dell'Ue 27 fra il 1990 e il 2020 (Mton di C)

Foto 2: Evoluzione del carbonio accumulato nelle foreste dell'Ue 27 fra il 1990 e il 2020 (Mton di C)

(Fonte foto: Rapporto Statistico 2023 di Bioenergy Europe basato su indagini di Forest Europe)

 

Inoltre, il "principio a cascata" stabilito nella Red III per garantire la sostenibilità della biomassa forestale non è alcuna novità. Viene da sempre applicato nell'industria del legname semplicemente perché il valore dei tronchi da segheria è decisamente più alto di quello della legna da ardere, così come quello dei rami più grossi, utilizzati dall'industria del truciolare, quindi la materia prima per i combustibili da biomassa è sempre costituita maggiormente da scarti. Oltre alla frazione di materiale di scarto, è vero che circa un quarto del legname da opera raccolto viene comunque utilizzato a scopo energetico. Si osserva che, malgrado la produzione di energia da biomassa sia più che triplicata negli ultimi venti anni, tale percentuale rimane sempre a circa il 25% del totale (Foto 3). Ciò significa che si tratta effettivamente di tondame, ma che per congiunture di mercato non va destinato alle segherie, bensì agli impianti di biomassa.

 

Grafico: Andamento della produzione di tondame nell'Ue 27 (Mm³), catalogata per utilizzo finale. Traduzione: roundwood = legname da opera, wood fuel = legna da ardere

Foto 3: Andamento della produzione di tondame nell'Ue 27 (Mm³), catalogata per utilizzo finale. Traduzione: roundwood = legname da opera, wood fuel = legna da ardere

(Fonte foto: Rapporto Statistico 2023 di Bioenergy Europe basato su dati della Fao)

 

È difficile prevedere come evolverà il mercato dei biocombustibili solidi perché persistono le incertezze legate al conflitto russo-ucraino, alla volatilità dei prezzi, al recepimento della Red III da parte dei Paesi membri dell'Ue e al cambiamento climatico. Una sola cosa è certa: la biomassa solida continuerà a giocare un ruolo chiave nella transizione ecologica almeno per il prossimo decennio.