L'annata 2011 come sarà? E' questa una delle domande trattate dai relatori alla sesta edizione della 'Giornata del vino e della vite' a Ora, (Bz). "La qualità base dell'uva è buona, i valori degli acidi misurati sono positivi", riassume Ulrich Pedri del Centro sperimentale Laimburg, "e l'uva promette buona qualità".

Mentre il professor Rocco Di Stefano dell'Università degli Studi di Torino aggiunge: "In Sicilia ci aspettiamo una grande annata. In Piemonte invece saranno le prossime settimane a stabilire la qualità di questa vendemmia", continua Di Stefano.

La stessa cosa vale anche per l'Alto Adige. "Le condizioni atmosferiche di settembre saranno decisive per stabilire la qualità delle uve che avrebbero bisogno di un periodo secco con notti fresche", afferma Ulrich Pedri.

Comunque, seguendo la tendenza generale anche la vendemmia in Alto Adige sarà anticipata di circa dieci giorni rispetto al 2010.

"In questi anni la qualità dei vini è molto migliorata in tutte le regioni d'Italia", spiega il professor Di Stefano, presentando i risultati della ricerca sui vari aspetti della lavorazione dell'uva di qualità, "positiva è stata la valorizzazione negli ultimi anni, delle varietà autoctone che necessitano di cure particolari e di appropriate condizioni pedo-morfologiche per raggiungere elevati livelli di qualità".

L'aumento del tasso alcolico nei vini riscontrato negli ultimi anni, è dovuto sia a fattori viticoli che climatici e può influenzare negativamente la qualità dei vini. Sono queste le ragioni che hanno spinto i tecnici del Centro di sperimentazione Laimburg ad avviare delle ricerche, di cui sono stati presentati gli esiti, al fine di testare metodi per la dealcolizzazione dei vini a ‘membrana contattore'.

A tal proposito Ulrich Pedri ha rivelato: "Abbiamo constatato che con questo sistema si può ridurre il tasso alcolico di un grado preservando la qualità del vino senza perdita di piacevolezza." Comunque, la dealcolizzazione a membrana 'contattore' non dà ancora risultati del tutto soddisfacenti e rimane perciò un ripiego che va usato con cautela.

Gli scienziati del Centro di sperimentazione Laimburg attraverso la ricerca hanno cercato di capire quali sono i cloni di pinot nero che offrono un'ottima qualità del vino e una maggiore resistenza alle malattie: durante il convegno sono stati presentati i risultati della sperimentazione di 15 diversi cloni di pinot nero provenienti da Francia, Germania, Milano, San Michele all'Adige e Salorno.

Oggi il 7% della produzione complessiva altoatesina è a pinot nero che qui trova ambiente ideale e condizioni climatiche favorevoli e che può raggiungere livelli di altissima qualità. "A causa della compattezza dei suoi grappoli il pinot nero è però sensibile a malattie come la Botrite", spiega durante il convegno Josef Terleth, docente di Laimburg.

Dai test i migliori sono risultati i cloni francesi 828 e 943 molto utilizzati in Alto Adige, che presentano un grappolo spargolo ossia meno fitto, offrendo tra i vantaggi, una maggior resistenza ai cambiamenti climatici, risultando meno attaccabile dall'insidioso fungo della Botrite.