In Emilia Romagna ancora non sono stati registrati casi di peste suina africana nei cinghiali.

Ma i focolai segnalati in Piemonte e in Liguria, al confine con il territorio regionale, destano molte preoccupazioni.

Dall'Istituto Zooprofilattico del Piemonte confermano che al 6 dicembre si segnalavano complessivamente 199 casi positivi, gli ultimi due registrati a inizio dicembre a Ponzone e a Saronno, nella provincia di Alessandria.

 

Salgono così a 38 i comuni con almeno un caso di positività accertata, ai quali si aggiungono i casi registrati nel Lazio.

Sino ad ora la virosi ha interessato esclusivamente i cinghiali, ma il timore del suo ingresso in un allevamento di suini comporterebbe conseguenze disastrose per l'intero settore suinicolo. 


Malattia devastante

Come già spiegato più volte su AgroNotizie, questa patologia è particolarmente insidiosa, non potendo contare né su terapie adeguate, né tantomeno su una profilassi vaccinale.

Se dai cinghiali il virus riuscisse ad entrare in un allevamento di suini i danni sarebbero incalcolabili.

All'abbattimento degli animali, che riguarderebbe migliaia di capi, si aggiungerebbe il blocco dei commerci sia all'interno delle zone interessate sia sul fronte dell'export dei prodotti a base di carni suine.

 

Al momento la malattia è confinata ai soli cinghiali, grazie a forti interventi di biosicurezza negli allevamenti e a draconiane misure di prevenzione.

Fra queste, la realizzazione di recinzioni per centinaia di chilometri nelle aree del Piemonte e della Liguria coinvolte dal virus. Recinzioni la cui finalità è quella di limitare gli sconfinamenti dei cinghiali.


Sale la preoccupazione

Nel parmense, provincia con una forte densità di allevamenti di suini e al confine con la Liguria, come pure nel piacentino, che si trova a confinare anche con con il Piemonte, la preoccupazione è alta.

L'ingresso del virus in un allevamento bloccherebbe le attività di 1.200 allevamenti presenti in Regione, con 1,2 milioni di capi e una produzione lorda vendibile di oltre 300 milioni di euro.

 

Ad essere bloccata sarebbe tutta la carne suina, compresi i prodotti a marchio Dop e Igp, il cui valore alla produzione sfiora i due miliardi di euro e sale a cinque miliardi al consumo.

Bloccate sarebbero poi le esportazioni, il cui valore è stimato in circa 600 milioni di euro.

Enormi danni economici ai quali seguirebbero quelli di carattere sociale, legati all'occupazione di migliaia di addetti.


L'iniziativa regionale

Bene ha fatto allora l'Emilia Romagna ad anticipare quasi due milioni di euro per completare le recinzioni che delimitano le zone infette di Piemonte e Liguria, dove sono stati segnalati i casi di cinghiali colpiti dal virus.

"La protezione degli allevamenti suinicoli è uno dei punti principali della nostra azione di contenimento del rischio - affermano Raffaele Donini (assessore regionale alle Politiche per la salute) e Alessio Mammi (assessore regionale all'Agricoltura). Le azioni finora avviate vanno nella direzione di garantire una maggiore biosicurezza a tutela del settore, un comparto fondamentale dell'economia emiliano romagnola".


L'aiuto di tutti

Le recinzioni potranno essere d'aiuto, ma non meno importante è la collaborazione di tutti, in primis degli allevatori, certamente pronti ad attuare tutte le misure di biosicurezza necessarie per evitare per quanto possibile l'ingresso del virus nei propri allevamenti.

A queste finalità sono destinate risorse per otto milioni di euro provenienti dal piano di sviluppo rurale.

 

Un aiuto non meno importante è quello che si chiede a tutti i cittadini per segnalare l'eventuale presenza di carcasse di cinghiali o dei loro resti.

La celerità nell'evidenziare la presenza del virus può rivelarsi fondamentale per la prevenzione della malattia.

Per questo motivo è stato messo a disposizione un numero telefonico, lo 051 6092124, al quale segnalare ogni caso sospetto.

Completa la campagna di prevenzione il materiale informativo che ricorda come anche l'uomo possa essere responsabile della trasmissione del virus attraverso comportamenti scorretti.

L'abbandono di rifiuti che possono diventare cibo per i cinghiali è uno di questi.


Troppi danni

Oltre alle recinzioni è indispensabile una riduzione del numero di cinghiali, diventato nel tempo esorbitante.

Per Confagricoltura Emilia Romagna è necessario rafforzare le misure di autodifesa degli agricoltori per raggiungere gli obiettivi dei Piani di prelievo annuali.

 

Dei 30mila capi prelevabili nel 2020 ne sono stati abbattuti realmente solo 21mila e analogamente nel 2021 gli abbattimenti si sono fermati a 26mila esemplari a fronte di un obiettivo di 34mila capi.

Ingenti nel frattempo i danni subiti dagli agricoltori a causa della fauna selvatica, che secondo le stime di Confagricoltura superano i 2,6 milioni di euro nel solo 2021. Danni che sono stati rimborsati solo in parte.