Non si ferma l'avanzata dell'influenza aviaria nel Veronese, che ora si allarga al Bresciano e al Lazio, a dispetto del pronto intervento dei servizi veterinari, che hanno messo sotto controllo i primi focolai, già anticipati da AgroNotizie.
Mentre i focolai segnalati in provincia di Brescia a fine ottobre riguardano uccelli selvatici (il Germano Reale e il Fischione), il focolaio scoperto nel Lazio ha colpito un piccolo allevamento rurale dove sono presenti circa 250 ovaiole.


I nuovi casi

Tutti gli altri casi sono relativi al Veronese, dove ad altri allevamenti di tacchini (che sono stati i primi a essere infettati) si aggiungono anche un allevamento con oltre 180mila ovaiole e uno di broiler con circa 55 mila capi.
Questi nuovi episodi sono tutti concentrati nella prima settimana di novembre e sono confermati dall'Istituto Zooprofilattico delle Venezie che di questa malattia virale è il Centro di Referenza Nazionale.
Che la maggiore diffusione sia nella provincia veronese, dimostra ancora una volta la capacità del virus a sfuggire alle norme di biosicurezza che pure sono state attuate tempestivamente dopo le prime segnalazioni. 


Il ruolo dei migratori

Il riscontro del virus in alcuni selvatici ci ricorda il ruolo degli uccelli migratori nella diffusione anche a lunga distanza del virus, in questo caso del ceppo H5N1, fra quelli ad alta virulenza.
Il riscontro della patologia nel piccolo allevamento laziale, dove con tutta probabilità gli animali sostavano all'aperto, ne è ulteriore dimostrazione.
A questo proposito va ricordato che in queste fasi, ove la presenza del virus si fa più forte, è consigliabile evitare l'accesso alle aree esterne, comunque vietate nelle zone a rischio e sottoposte a restrizione.
Non va dimenticato che gli uccelli migratori del Nord Europa devono ancora attraversare i nostri territori per raggiungere il continente africano. Un motivo in più per attuare tutte le precauzioni che la situazione richiede.

La diffusione

Ora il numero di animali coinvolti dall'influenza aviaria si fa già importante e assomma a circa 350mila tacchini, cui si aggiungono altri 235mila capi fra ovaiole e polli da carne.
Un danno enorme che non si limita all'abbattimento degli animali ma anche al fermo di tutte le attività sino al termine dell'emergenza sanitaria.

Evitare il contagio

Nel frattempo aumentano le raccomandazioni a mettere in atto tutte le misure di biosicurezza, dalla disinfezione dei mezzi all'ingresso e in uscita dall'azienda all'utilizzo di vestiario idoneo da parte degli addetti ed evitando l'ingresso di estranei all'allevamento.
Il rischio, sottolinea Carlo Giulietti, presidente di Copagri Veneto, è quello di vedere arrivare il virus in Lombardia e in Emilia Romagna, entrambe regioni dove c'è una forte presenza di allevamenti avicoli. Le conseguenze per la nostra avicoltura sarebbero disastrose.