In Sardegna ripartono le trattative sul prezzo del latte ovino all'ovile fra l'industria e i pastori, con la campagna lattiero casearia appena iniziata e che entrerà nel vivo a metà dicembre. E Ismea sulla Sardegna rileva il prezzo medio del latte ovino all'ovile, Iva inclusa il 5 novembre scorso, a 0,90 euro al litro, 20 centesimi in meno rispetto a 1,10 euro del 29 ottobre 2021 (-18,20%).

Intanto, giusto ieri 8 novembre 2021, alla Borsa Merci di Milano, il Pecorino Romano con cinque mesi e più di stagionatura, franco magazzino e Iva esclusa, è stato fissato a 9,40 euro al chilogrammo sui minimi e a 9,65 euro sui massimi, in crescita di ulteriori 10 centesimi sulle precedenti sedute del 18,25 e 29 ottobre 2021(+1,1%). In realtà solo dal 6 settembre scorso, il tipico formaggio sardo si è apprezzato di 0,50 euro sui minimi e di 0,55 euro sui massimi (+5,9% in media). Di più: il prezzo medio mensile all'ingrosso di novembre del Pecorino Romano sulla piazza di Milano tra il 2020 e il 2021 è passato da 7,58 a 9,53 euro al chilo: +25,74%.

E il presidente della Copagri Sardegna Ignazio Cirronis, afferma in una nota stampa "in un momento che sembra essere favorevole, visto il positivo andamento del mercato di consumo del Pecorino Romano, con quotazioni in continua crescita che sfiorano oggi i 10 euro al chilo, sarebbe opportuno che si tornasse a discutere, nei tavoli preposti, delle problematiche del comparto, con l'impegno primario dell'Assessorato Regionale all'Agricoltura, che tace da inizio legislatura sull'argomento".

"In molti casi - fa notare il direttore della Copagri Sardegna Pietro Tandeddu - più che di trattative sul prezzo del latte ovicaprino si tratta d'iniziative unilaterali, che vedono prime timide offerte per 95 centesimi/litro; ciò a fronte di una liquidazione da parte delle cooperative, per la campagna 2020-2021, mediamente pari a un euro/litro, con ipotesi d'incremento di 10 centesimi per la campagna 2021-2022".

"Confidiamo pertanto nella saggezza degli operatori, affinché il buon prezzo del Pecorino Romano non costituisca un pericoloso incentivo a orientare le imprese di trasformazione verso un ulteriore ed eccessivo incremento, non motivato, delle produzioni, che già nella scorsa annata sono aumentate fino a 340mila quintali. È auspicabile un'attenta riflessione e la ripresa di un meditato confronto sull'autoregolamentazione della produzione che si era arenata su un binario morto", conclude Tandeddu.

Inoltre, il presidente di Copagri Sardegna Cirronis, al fine di aiutare le aziende allevatoriali, auspica l'allargamento della base sociale dei caseifici cooperativi "con un'azione di convinzione presso i pastori che continuano a conferire il latte agli industriali a condizioni più sfavorevoli e a fronte dei continui rincari dei costi di produzione".

Il presidente di Copagri Sardegna, inoltre, sottolinea come "una riflessione attenta va poi operata per verificare ruolo e funzioni dell'Organismo Interprofessionale Latte Ovino Sardo, soggetto che avrebbe potuto occuparsi da tempo di definire, in accordo con le parti interessate, un contratto tipo che regoli in maniera trasparente i rapporti contrattuali tra pastori e industriali, andando una buona volta a fissare parametri adeguati a costruire una griglia condivisa per il pagamento del latte".

A distanza di un mese dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, inoltre, il presidente di Copagri Sardegna fa "appello alla Regione Sardegna e a tutti i parlamentari dell'Isola affinché si attui quanto prima il decreto Mipaaf con il quale vengono definite le modalità di applicazione delle dichiarazioni obbligatorie nel settore del latte e dei prodotti lattiero caseari nel settore ovicaprino, strumento fondamentale per dare trasparenza al settore".