La Regione Sicilia ha dichiarato lo stato di calamità per l'apicoltura. La decisione è stata comunicata il 15 ottobre scorso dalla giunta regionale dopo la difficilissima stagione che ha segnato tutto il comparto apistico siciliano.

Prima il maltempo primaverile, che ha praticamente azzerato la produzione del miele di agrumi, e poi le eccezionali temperature, con picchi di calore che hanno sfiorato i 50°C, hanno influito pesantemente sulle aziende apistiche, sia per il calo produttivo, sia per la necessità di intervenire con alimentazioni di soccorso, aumentando i costi di gestione, sia per i danni agli alveari e ai pascoli per le api.

Come ci ha detto Francesco Bellomo, agronomo e tecnico dell'Associazione regionale apicoltori siciliani, le condizioni sono state talmente estreme da far seccare in certe zone anche rovi e fichi d'india, piante che notoriamente sono particolarmente resistenti al caldo e alla siccità.

In molte località sono stati osservati numerosi fenomeni di spopolamento degli alveari attribuibili, ad una prima analisi alle ondate di calore prolungate, dal momento che questi fenomeni si sono verificati soprattutto nei luoghi e nei tempi in cui ci sono stai i picchi massimi delle temperature.

Temperature che hanno favorito anche gli incendi, che solo quest'anno hanno distrutto quasi un terzo di tutta la superficie della regione.

Incendi che pesano e peseranno sull'apicoltura dell'isola non solo perché hanno distrutto oltre un migliaio di alveari, ma soprattutto perché hanno bruciato enormi quantità di piante di interesse apistico, con una perdita di risorse nettarifere e pollinifere che non potranno essere ricostituite completamente se non nel giro di anni.

Con la dichiarazione dello stato di calamità, ora al vaglio del Mipaaf, ci potrà essere la possibilità di fare richieste di risarcimento danni da parte degli apicoltori siciliani.

Un risarcimento che sarebbe importantissimo per dare un aiuto concreto alle aziende soprattutto in un periodo estremamente incerto per tutto il settore dell'apicoltura, sia in Sicilia che nel resto di Italia.

Resta quindi da aspettare la risposta del ministero, che dovrà decidere se la situazione denunciata dalla regione siciliana sia riconoscibile come calamità, cioè come evento eccezionale. Dopo di che potranno essere aperte le domande di risarcimento.