Da un lato le fake news, dall'altro il pressing dei consumatori e di una società che sembra quasi aver messo al primo posto la sostenibilità, la carbon footprint, la lotta alle emissioni rispetto al grande tema "Feed the planet". Essere sostenibili è un leitmotiv che ormai ha soppiantato la richiesta di qualità del prodotto, la sua salubrità e persino la garanzia di averlo sugli scaffali (aspetto non scontato, abbiamo visto nel corso dell'ultimo anno, a causa della pandemia Covid-19).

È da tempo che agricoltori e allevatori sono nel mirino di quanti non soltanto chiedono una profonda ristrutturazione del modello produttivo, ma contestano in alcuni casi interi segmenti produttivi, come ad esempio la zootecnia. Fino a qualche tempo fa il fenomeno poteva superficialmente essere liquidato attribuendo tali intemperanze alla fantomatica categoria dei "nazi-vegani", estremisti, esasperati. Poi, lentamente, il fenomeno si è esteso ad altri tasselli della società civile, sull'onda di una coscienza verde che potrebbe persino, alle prossime elezioni di settembre in Germania, portare i Verdi in sella, con Annalena Baerbock, leader del partito dei Grünen, probabile successore di Angela Merkel. Non diciamo che cambierebbe tutto, ma una Germania a trazione Verde darebbe probabilmente un altro imprinting forse all'intera Europa. Una ulteriore scossa verso la sostenibilità. Entro certi limiti non sarebbe negativo, ci mancherebbe.

Non dimentichiamo che c'è ancora in discussione la riforma della Pac 2023-2027 - l'accordo dovrebbe essere raggiunto entro giugno, ma poi toccherà a ciascuno Stato membro elaborare il Piano nazionale strategico - e l'orientamento ambientalista non sembra essere in discussione. Anzi, tutt'altro, anche se non sembra aver convinto completamente gli agricoltori, a sentire le proteste.
 
In tutto questo, non mancano le fake news, espressione gentile di quelle che una volta si sarebbero tradotte in fandonie o balle o, in maniera più rude, con ca… E non basterebbero migliaia di professori del calibro di Giuseppe Pulina, che prima ancora che essere un acceso difensore della zootecnia è uno strenuo difensore della verità. Ma il suo impegno sembra il supplizio di Sisifo, se ancora pochi giorni fa il mensile dedicato all'ambiente di un importante Gruppo editoriale italiano riportava l'informazione che per ottenere un chilogrammo di carne servono 15mila litri di acqua. Fake news vecchia come il cucco, alla quale però c'è il rischio che i lettori credano. Lettori che poi sono cittadini, consumatori, elettori e molto altro in una società civile. Analogo discorso per i video degli animalisti, sempre i soliti filmati che circolano da anni e che però suscitano sdegno e impatto emotivo anche in chi la carne la consuma regolarmente e ritiene che per sfamare dignitosamente un pianeta sempre più popoloso sia necessario produrre più carne. Il mondo ha bisogno di proteine nobili.

Abbiamo speso un po' di righe per fare una doverosa premessa, che potrebbe suonare come una captatio benevolentiae, ma che non lo è. Puntiamo però a richiamare l'attenzione del mondo agricolo ad affrontare il prima possibile l'evoluzione in corso di cui si parlava in apertura: il consumatore chiede maggiore rispetto dell'ambiente e, per fortuna o purtroppo, siamo di fronte al caso in cui "il cliente ha sempre ragione", se è vero che i consumatori sono disposti a cambiare anche brand molto conosciuti qualora non rispettassero l'ambiente e i parametri di sostenibilità.

Prima dunque di indignarsi - legittimo, quando necessario - e di salire sulle barricate, agricoltori e allevatori dovrebbero al contrario analizzare con grande serenità il percorso che hanno svolto fino a quel momento e quali sono le azioni da compiere per rimanere, in ultima analisi, sul mercato. Magari sapendo che, a volte, la posizione ambientalista o animalista del consumatore non è fondata su verità scientifiche ed è persino sbagliata. Un veterinario mi disse in passato che in termini di qualità del prodotto era molto meglio un pollo allevato in gabbia che uno allevato a terra. Eppure, se si vogliono vendere le uova è necessario scrivere su ogni confezione "Galline allevate a terra". Il fondamento scientifico? Pari a zero.

In altri frangenti, al contrario, è necessario agire, migliorare. Non necessariamente stravolgere. In Danimarca il dibattito che il mondo del contoterzismo professionale ha avviato con le grandi case costruttrici di trattori è più o meno il seguente: siamo sicuri che tutta la potenza dei nuovi modelli sia necessaria? Perché, chiaramente, trattori più potenti sono anche quelli che consumano di più e, di conseguenza, inquinano di più (anche se poi, a ben vedere, forse è più dannoso per l'ambiente un trattore degli anni Settanta ancora in circolazione che non uno pensato, progettato e costruito nel 2021).

Non è necessario cambiare tutto e subito, ma procedere magari con l'aiuto di consulenti ambientali, con manager esterni (che garantiscono maggiore obiettività e imparzialità), per individuare i punti deboli, gli aspetti da modificare, gli interventi da compiere, perché se da un lato verrebbe istintivo liquidare col loro nome le fake news, dall'altro bisogna combattere la disinformazione spiegando quali sono i risultati raggiunti dall'agricoltura e dalla zootecnia e procedere con l'obiettivo di migliorarsi sempre.

Innovare significa migliorare, introdurre qualcosa di nuovo (una buona pratica, un accorgimento, un nuovo processo o prodotto), così da compiere un passo avanti.

Non si può essere così puerili da fermarsi a un solo concetto, declinandolo in maniera parziale. Ecco perché diventa essenziale coniugare la sostenibilità ambientale e il benessere animale ai risultati economici. Il numero uno di Danone, Emmanuel Faber, è stato giubilato in quanto la sua visione così sostenibile e all'avanguardia in termini di rispetto dell'ambiente è stata giudicata incompatibile con i risultati economici. Perché va benissimo essere verdi, ma per qualcuno la transizione ecologica deve essere completata sulla pelle degli altri, magari - non stiamo insinuando essere il caso in esame in queste righe - sulle spalle degli allevatori o del mondo agricolo.

Ecco, senza piangersi addosso, ogni imprenditore agricolo guardi avanti, alzi la testa verso l'orizzonte e si domandi come poter essere più sostenibili e come continuare ad essere un'azienda agricola, quindi con degli utili di bilancio, anche fra cinque, dieci o venti anni.

L'ultimo miglio è dato dall'importanza di saper comunicare. Persino l'industria automobilistica, che fino a pochi anni fa celebrava le prestazioni, i cavalli, le accelerazioni 0-100 chilometri/orari, oggi accende i riflettori sulla riduzione delle emissioni e dei consumi.
Il famoso ristorante tre stelle di New York, l'Eleven Madison Park, ha annunciato la riapertura eliminando dal menù carne, pesce, formaggio. Latte e miele saranno tollerati solo per lasciare al cliente la libertà di decidere come accompagnare eventualmente il proprio caffè. Dobbiamo riflettere, senza stupirci, ma pretendendo che il lavoro e l'etica degli imprenditori agricoli vengano rispettati. In cambio, l'agricoltura continui a migliorare. Per il bene di tutti.