Il mercato della carne bovina europea tenta il recupero.
La prima settimana di marzo registra aumenti in tutte le tipologie, sia per il vivo sia per il macellato, ma restano alcune “sofferenze”, in particolare per le quotazioni del vivo.
Per i vitelli, sia da latte sia da carne, i prezzi attuali sono al di sotto di quelli dell’anno precedente.
Recupero completo invece per i vitelli di un anno, come mettono in evidenza le analisi di mercato della Commissione europea.
 
 

La carne bovina nella Ue…

Il mercato della carne bovina consolida così il trend che già si era evidenziato in febbraio.
Più d’una le motivazioni, non ultima la parziale ripresa dei consumi, nonostante il perdurare dell’emergenza sanitaria e i vincoli alla ristorazione collettiva.
A favorire la tenuta dei prezzi è verosimilmente il calo della produzione, meno accentuato però nelle ultime rilevazioni.

Mentre nei primi dieci mesi del 2020 si registrava una flessione complessiva del 2,2%, il dato più recente, con i rilievi di novembre 2020, indica una flessione media del solo 1,7% (per l’Italia la flessione è più sensibile: meno 7,1%).
Altro elemento a favore della tenuta del prezzo lo si trova nel calo delle importazioni dai paesi terzi, passate da oltre 279mila tonnellate nel 2019 a poco più di 240mila nel 2020.
 


… e in Italia

Scenario analogo lo si riscontra in Italia con le rilevazioni di mercato di Ismea, con quasi tutte le tipologie di prodotto in recupero.
Fanno eccezione i vitelloni, il cui prezzo medio in febbraio è rimasto stabile, lasciando invariato il divario con lo scorso anno.

Sostanziale stabilità anche per i baliotti, un segnale che si può interpretare come la scarsa disponibilità degli allevatori a investire sui ristalli. Atteggiamento comprensibile se si tiene conto delle incertezze di mercato legate alla pandemia.
Peraltro una minore pressione produttiva è in questa fase auspicabile per evitare un eccesso di offerta che potrebbe favorire una caduta dei prezzi.
 

Media dei prezzi mensili dei bovini all’origine
(Fonte: @Ismea)


Suini in recupero

Decisa inversione di tendenza sui mercati europei delle quotazioni dei suini, che a fine febbraio recuperano qualche punto percentuale, portandosi a una media di 134,7 euro al quintale.
Resta tuttavia molto alto il divario tendenziale, visto che i prezzi sono di quasi il 30% più bassi rispetto a un anno fa.
Da segnalare l’aumento del prezzo dei suinetti, che lascia immaginare la volontà degli allevatori di spingere sulla produzione.
Purché non si esageri, visto che le conseguenze della pandemia sull’andamento dei consumi non sembrano destinate a esaurirsi in breve tempo.
 


Più export per i suini

In tema di produzione è interessante il grafico che segue, elaborato dalla Commissione europea, dove si evidenzia il divario nel numero di capi macellati nel 2020 rispetto agli anni precedenti.
Pur tenendo conto che il grafico si ferma al mese di novembre 2020, appare evidente che il recupero delle quotazioni è anche una conseguenza della minore offerta.
A tonificare il mercato ha poi contribuito l’aumento delle esportazioni, passate dai 4,73 milioni di tonnellate del 2019 ai 5,44 milioni di tonnellate del 2020.
 


I suini in Italia

Recupero ancor più vistoso per i suini italiani rispetto alla media europea.
Per i suini da macello il prezzo medio elaborato da Ismea per il mese di febbraio si colloca a 1,19 euro per chilo, con un aumento del 12% rispetto a gennaio.
Anche in questo caso, come già visto in sede europea, i prezzi sono tuttavia lontani da quelli dell’anno precedente (-16,3%).
Ancora più importante il recupero dei suinetti da allevamento, il cui prezzo è aumentato del 22,7% in febbraio.
Anche in questo caso un segnale di un possibile aumento delle produzioni, il cui esito potrebbe rivelarsi in futuro problematico per la tenuta dei prezzi.
 

Prezzo medio mensile dei suini da macello
(Fonte: @Ismea)


Avicoltura europea senza variazioni

Prezzi stabili per i broiler europei, con le quotazioni che nella seconda settimana di marzo non registrano variazioni dopo gli aumenti del mese precedente.
Così pure resta sostanzialmente immutato lo “spread” rispetto allo scorso anno, quando i prezzi erano solo di poco superiori,
 
 

Frena l’avicoltura italiana

Sul mercato italiano si registra una situazione ben diversa da quella europea.
Il prezzo dei polli a terra è infatti sceso del 2% in febbraio, come pure il prezzo dei tacchini.
In controtendenza le galline allevate a terra che fanno un balzo del 10%, come evidenziano le analisi del Crefis, il Centro per le ricerche economiche dell’Università Cattolica di Piacenza.

Da segnalare la brusca caduta delle quotazioni dei conigli, che nonostante tutto si mantengono di circa il 20% superiori a quelle dello scorso anno.
Il confronto con il 2020 resta positivo anche per il segmento dei polli, visto che le quotazioni attuali sono più alte di oltre il 7%
 

Prezzi degli avicunicoli - variazione percentuale del mese di febbraio rispetto al mese precedente
(Fonte: @Crefis)

Compito difficile quello delle previsioni di mercato.
Un aiuto può venire dall'esame delle tendenze in atto. Ma occorre conoscere i "numeri della carne" e in tempi di mercati globali lo sguardo deve allargarsi a livello internazionale.