È Davide Minicozzi il nuovo presidente della Associazione regionale allevatori della Campania (Arac).
Allevatore e con esperienza di guida di varie istituzioni locali, fra i vertici campani della Coldiretti, Minicozzi giunge alla guida di Arac in un momento delicato nella vita della associazione.

Reduce da dieci anni di commissariamento, conclusi con il riequilibrio dei conti, l’associazione campana degli allevatori deve ora affrontare le sfide che derivano dalla applicazione delle nuove norme sulla riproduzione animale delle quali AgroNotizie si è già occupata in passato.
Sfide impegnative che richiederebbero una forte coesione della base associativa, che rischia di mancare.
 

La convocazione

All’origine del dissenso ci sono le procedure che hanno portato Minicozzi alla presidenza, aggiungendo al palmares di Coldiretti anche quest’ultimo tassello dell’Associazione italiana allevatori (Aia), che oggi vede nelle posizioni apicali molti rappresentanti di questo sindacato agricolo.

Uscendo dal commissariamento, l’Arac ha potuto finalmente ridare la parola agli allevatori affinché esprimessero attraverso una normale assemblea le loro preferenze.
Per tempo, così affermerebbero le risultanze contabili, è stato affidato a un servizio postale locale il compito di recapitare le convocazioni all’assemblea, che si è svolta regolarmente il 15 ottobre del 2020.
Occasione nella quale sono stati eletti i nuovi vertici assembleari e che ha infine portato alla nomina di Minicozzi.
 

Le risposte

Un gruppo di allevatori ha però lamentato il mancato ricevimento di questa comunicazione, arrivando a chiedere formalmente di invalidare l’assemblea e il suo esito.
Richiesta che è giunta su tutti i tavoli “giusti”, alla quale hanno fatto seguito risposte non sempre soddisfacenti.
Chi si è detto incompetente sulla materia e chi se n’è lavato le mani addossando ad altri ogni responsabilità.

Così Aia ha confermato di aver accertato che da parte di Arac non vi è stata alcuna irregolarità o alcuna violazione dello Statuto.
Il Ministero per le Politiche Agricole ha risposto che il problema è di esclusiva competenza della Regione Campania. 
A sua volta la Regione Campania ha precisato che “non ha alcuna competenza sulle dinamiche dell’Associazione”. Confermando fra l’altro che la nota di convocazione dell’assemblea di Arac è stata inviata nei tempi previsti, cioè 15 giorni prima della stessa assemblea.
 

Troppe assenze

Lettere partite, ma che non sarebbero arrivate, lamentano gli allevatori, che ritengono così di essere stati esclusi da questa assemblea con la quale si sanciva l’importante momento di ripartenza delle attività di Arac, all’indomani del termine del commissariamento.
Le “carte”, a quanto pare, sono in regola. Ma l’elevato numero di quanti denunciano di essere stati esclusi dall’assemblea dovrebbe invitare a riconsiderare quanto accaduto.
La presidenza di Minicozzi corre altrimenti il rischio di essere adombrata da sospetti, per quanto sconfessati, di irregolarità tese ad assicurarne la sua stessa nomina.


La protesta

Gli allevatori “dissidenti” non sembrano intenzionati ad accontentarsi delle risposte ottenute sino ad ora e sono mobilitati, anche con manifestazioni di piazza, nel far valere le loro ragioni.
Un contesto nel quale ritengo sarà difficile per Arac raccogliere le sfide che la attendono, reduce com’è da una stagione difficile, mentre tutto il settore è di fronte a profonde e impegnative riorganizzazioni.


Una proposta

L’assemblea di Arac, a quanto è dato sapere dalle documentazioni, è stata sì regolare e non ci sarebbe motivo di invalidarla. Ma qualcosa sembra non aver funzionato a dovere.
Una soluzione però potrebbe esserci. Con un gesto che è facile immaginare come apprezzato da tutti, Davide Minicozzi potrebbe rassegnare le dimissioni, insieme a tutto il consiglio direttivo.

In tempi brevissimi l’assemblea potrebbe essere riconvocata per rieleggerlo.
Questa volta accertandosi che tutte le lettere di convocazione siano giunte a destinazione.
Oppure si continuerà con gli allevatori schierati su due fronti. Senza vincitori, ma solo sconfitti.