Aumento del prezzo della soia e calo delle quotazioni dei suini pesanti da macello.
Ecco due fattori che stanno erodendo la redditività della suinicoltura italiana, che anche in dicembre ha continuato a scendere.
Una situazione puntualmente fotografata dall’indice Crefis, il Centro di ricerche economiche sulle filiere sostenibili dell’Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali.
La variazione di questo indice di redditività mostra un calo congiunturale (ovvero rispetto al mese precedente) del -12,2% e una variazione tendenziale (e cioè rispetto allo stesso mese ma dell’anno precedente) del -38,2%.
 

La caduta dei prezzi

Oltre all’aumento dei costi delle materie prime per l’alimentazione degli animali, è il mercato del prodotto venduto a gravare sulla performance degli allevamenti italiani.
A dicembre, i capi da macello di peso 160-176 kg destinati al circuito tutelato hanno fatto registrare un prezzo medio mensile di 1,215 euro/kg; questo significa un calo del 9,9% nei confronti dello scorso novembre, ma soprattutto una diminuzione del 33% su dicembre 2019.

Non molto diversa la situazione che riguarda i prezzi dei suini da macello pesanti destinati a prodotto generico che, sempre nel periodo preso in considerazione, hanno raggiunto una media di 1,096 euro/kg portando la variazione su base mensile a -10,7% e a -36% su base annuale.
 

Il ruolo della Cina

Il calo dei prezzi dei suini sembra influenzato soprattutto dalla riduzione delle esportazioni europee verso la Cina”, commenta Gabriele Canali. “Una situazione - prosegue il direttore del Crefis - dovuta anche all’insorgenza di casi di peste suina africana in Germania. Sempre la ripresa produttiva cinese sembra essere la causa anche dell’aumento del prezzo della soia sul mercato internazionale, che pesa cui costi di produzione degli allevatori”.

Quadro non positivo anche per i suini da allevamento: la tipologia 30 Kg (suinetti) a dicembre ha fatto registrare un prezzo di 1,996 euro/kg, in calo rispetto al mese precedente dell’8,2%.
Anche la variazione nei confronti delle quotazioni dello scorso anno è molto negativa e pari a -31,1%.


Favoriti i macelli

I prezzi in calo dei capi da macello e il contemporaneo aumento delle quotazioni dei lombi hanno sostenuto, a dicembre, la redditività della macellazione a livello italiano, tanto che l’indice Crefis segnala una variazione congiunturale pari a +13,5% e una performance ancora maggiore su base tendenziale: +30%.
D’altro canto, a dicembre i prezzi dei lombi risultano in aumento mentre sono in calo quelli degli altri principali tagli di carne suina fresca.
In particolare, le quotazioni delle cosce fresche della tipologia pesante destinate al prodotto tipico sono scese del 4,1% rispetto a novembre, raggiungendo 3,798 euro/kg, facendo così registrare una flessione anche rispetto allo stesso periodo del 2019 (-13%).

Molto simile l’andamento dei prezzi delle cosce pesanti destinate al prodotto generico che a dicembre sono arrivati a 3,134 euro/kg, -3,7% rispetto a novembre e -18,2% rispetto a dicembre 2019.
In controtendenza, come prima accennato, l’andamento congiunturale dei prezzi dei lombi: il "taglio Padova" a dicembre ha fatto registrare una quotazione di 3,480 euro/kg, in crescita rispetto al mese precedente del 12,3%; da sottolineare che il dato tendenziale rimane negativo (-14,8%).
 

Bene gli stagionatori

Per quanto riguarda la redditività della stagionatura dei prosciutti Dop, a dicembre, data la stabilità dei prezzi del prodotto stagionato e il basso livello dei costi per le cosce fresche acquistate l’anno precedente, si è riscontrato un modesto miglioramento.
Infatti, l’indice di redditività della stagionatura dei prosciutti pesanti Dop ha registrato minimo miglioramento (+1,1%) rispetto al mese precedente, ma resta sensibilmente al di sotto del livello di dicembre 2019, con un -10,8%.
 
Situazione nettamente migliore si nota relativamente ai prosciutti pesanti destinati a produzioni non tipiche che, sempre a dicembre, mostrano una redditività a livello congiunturale a +6,8%, facendo registrare i livelli più alti dal novembre 2011.
Anche il dato tendenziale conferma il momento propizio del prosciutto pesante non tutelato: +19,2%. Tanto che a dicembre il differenziale di redditività tra le produzioni pesanti Dop e quelle generiche è rimasto a favore di quest’ultime, risultando pari a -21%.

Sul fronte delle quotazioni del prodotto stagionato, in dicembre, si riscontrano dati pressoché invariati rispetto al mese precedente.
Il Parma Dop nella tipologia pesante mantiene il prezzo medio mensile a 7,850 euro/kg, pari a -7,4% rispetto all’anno scorso.
Anche il prosciutto generico pesante, a dicembre, fa registrare un prezzo stabile rispetto al mese precedente (6,175 euro/kg), ma in calo dell’1,5% sul 2019.