Si accentua la situazione di sofferenza degli allevatori di suini, alle prese con un aumento dei costi di produzione e il calo dei prezzi di mercato.

Inevitabile la caduta della redditività degli allevamenti, come evidenziano le puntuali analisi del Crefis, il Centro per le ricerche economiche sulle filiere sostenibili dell'Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali.
L’indice di redditività del mese di novembre è così sceso del 14,4% rispetto al mese precedente, che raggiunge quota meno 29,7% se il confronto lo si sposta a livello tendenziale, cioè rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.
 

I prezzi precipitano

Passando alle quotazioni, sempre a novembre, si registrano valori medi mensili in discesa. Per quanto riguarda i suini pesanti da macello destinati al circuito tutelato, si è arrivati a 1,348 euro/kg, con un calo del 12,4% rispetto al mese precedente, ma – e va sottolineato – una variazione tendenziale intorno al -25%.

E non è migliore la situazione dei prezzi dei suini pesanti da macello destinati al circuito non tutelato, per i quali il prezzo scende a 1,226 euro/kg, per un -13,7% rispetto a ottobre e un -27% rispetto a novembre 2019.
Stesso andamento sfavorevole, a novembre, anche per i suini d’allevamento: i capi di peso 30Kg hanno infatti registrato una quotazione di 2,175 euro/kg, in calo del 9,9% rispetto a ottobre e soprattutto del -18,8% rispetto allo scorso anno.
 

Il recupero dei macelli

La situazione negativa di mercato dei suini ha prodotto, in novembre, un effetto positivo sull’industria di macellazione che ha visto, anche grazie a un contestuale aumento delle quotazioni delle cosce fresche, crescere l’indice di redditività del 7,9% rispetto al mese precedente.
Anche la variazione tendenziale della redditività è molto positiva: +17,6%.

Dal lato del mercato, sempre a novembre e per quanto riguarda le quotazioni delle cosce fresche della tipologia pesante destinate a produzioni tipiche, si registra un prezzo pari a 3,960 euro/kg: +1% la variazione congiunturale, mentre rimane negativo il confronto con lo stesso periodo dell’anno scorso (-9,8%).
Andamento simile si registra anche per i prezzi delle cosce fresche pesanti destinate a produzioni non tipiche, con la variazione congiunturale che si è attestata a +0,3% per una quotazione media mensile di 3,255 euro/kg. Negativo però, anche in questo caso, il dato tendenziale, a -15,5%.

Infine, in netto calo, nell’ultimo mese, le quotazioni dei lombi. In particolare, il “taglio Padova” fa registrare un prezzo di 3,100 euro/kg, in discesa del 14,1% rispetto al mese precedente e ancor di più rispetto allo stesso mese del 2019 (-17,1%).
 

Prosciutti, vince il "generico"

Venendo al segmento della stagionatura dei prosciutti, a novembre rileviamo una regressione della redditività a valori simili a quelli di fine 2019, tanto che l’indice Crefis segna per il Prosciutto di Parma Dop pesante una variazione del -1,2% a livello congiunturale e del -4,7% su base tendenziale.
A sostenere invece la redditività dei prosciutti pesanti generici è stata la forte diminuzione dei prezzi delle cosce fresche a inizio stagionatura e la stabilità dei prezzi dei prosciutti stagionati avvenuta in novembre.
Questo ha determinato una variazione congiunturale dell’indice Crefis del +20,6% portando il dato al livello più alto da settembre del 2015.

Positiva anche la variazione tendenziale (+11,2%), tanto che anche il confronto tra le produzioni Dop e quelle non tipiche è tornato a favore di quest’ultime: per i prosciutti pesanti la differenza di redditività tra chi produce Dop e generici è dunque negativa, e pari a -16,5%.
Infine, sul fronte del mercato, a novembre le quotazioni dei prosciutti stagionati, sia destinati al circuito Dop che a quello non tutelato, sono rimaste stabili. In particolare, il prezzo medio mensile del Prosciutto di Parma si è stabilizzato a 7,850 euro/kg restando però al di sotto delle quotazioni dello stesso periodo dell’anno scorso dell’1,9%.
Anche per quanto riguarda il prodotto stagionato non tipico si registra a novembre una quotazione stabile a 6,175 euro/kg ma in questo caso la variazione tendenziale è lievemente positiva (+1%).