La carne è stata sotto i riflettori dei media in questi ultimi giorni per le contrapposizioni con le preparazioni vegetali che nella loro definizione si richiamano alla carne.
La vicenda è giunta alle aule del Parlamento europeo, che su questo tema ha deciso di non decidere, tema al quale AgroNotizie ha dedicato un approfondimento.
Il motivo di tanta attenzione è legato ai forti interessi economici in ballo e al timore che il mercato della carne, quella vera, possa risentire di una concorrenza impropria. Timori fondati, tenuto conto del difficile equilibrio sul quale si muovono oggi i prezzi della carne.
 

I bovini nella Ue

In tema di mercati è allora utile dare un’occhiata all’andamento dei prezzi delle carni bovine nella Ue, prendendo come riferimento le rilevazioni di mercato elaborate dalla Commissione europea.
Il prezzo medio delle carcasse di vitelloni, dopo gli alti e bassi che si sono alternati per tutto ottobre, tenta di chiudere il mese con il segno positivo, insufficiente tuttavia a recuperare il divario con i prezzi dello scorso anno.
Cali generalizzati per gli animali da ristallo, ma in questo segmento i prezzi possono almeno registrare un vantaggio rispetto ai 12 mesi precedenti.
 
 

C’è meno carne bovina

Il calo della produzione di carni bovine nella Ue, oltre il 2%, avrebbe dovuto dare vita a scenari ben diversi, con un aumento dei prezzi anche sensibile.
In Italia poi il calo è a due cifre, quasi il 15%. Peggio di noi solo Cipro e la Romania.
Ma l’emergenza sanitaria ha avuto un impatto devastante sui mercati, con una discesa importante della domanda di carne da parte della ristorazione collettiva.
Solo il contemporaneo aumento dei consumi domestici, pur se insufficienti a recuperare la differenza, e la contemporanea riduzione della produzione, hanno evitato un altrimenti probabile tracollo dei prezzi.
 
 

I bovini in Italia

In Italia i prezzi all’origine dei vitelloni, cioè degli animali in uscita dalla stalla, si sono mantenuti sostanzialmente stabili nelle prime settimane di ottobre, chiudendo il mese di settembre con un lieve recupero (+0,2%), insufficiente a coprire il divario con lo scorso anno, come si osserva nella tabella predisposta da Ismea.
Interessante il dato relativo ai baliotti da ristallo, in forte calo. Un dato che sembra voler confermare le difficoltà del settore, che si traduce nella scarsa propensione degli allevatori ad aumentare le produzioni.
 
Prezzi medi mensili dei bovini
(Fonte: ©Ismea)

I prezzi dei suini

Pesante la situazione della carne suina nella Ue, i cui prezzi continuano a flettere, aumentando così il divario con le quotazioni dello scorso anno, dalle quali li separano percentuali a due cifre, che salgono a oltre il 32% nel caso dei suinetti.
Come già visto per i vitelli da ristallo, le motivazioni della caduta del prezzo si può cercare nella scarsa propensione degli allevatori a spingere sulla produzione.
 


Suini, cala la produzione

Anche in questo caso la pesantezza del mercato ha origine nelle conseguenze dell’emergenza sanitaria, con la chiusura di mense e ristoranti.
Nemmeno la riduzione della produzione, calata in media dell’1,8% nella Ue, è riuscita a invertire questa tendenza del mercato.
Da notare, nel grafico che segue, la posizione dell’Italia, con una caduta della produzione del 13,6%. Peggio di noi solo la Bulgaria, dove però alle difficoltà di mercato si è aggiunta la comparsa della peste suina africana.
 
 

Il mercato suinicolo in Italia

Non va meglio in Italia per i suini, il cui prezzo nelle ultime settimane di ottobre ha perso posizioni in tutte le categorie, dai suinetti ai suini da macello.
Si è infatti interrotta la crescita registrata in settembre, quando il mercato sembrava aver preso con decisione la strada del recupero.
E’ così tornata ad allargarsi la forbice con i prezzi dello scorso anno, quando le quotazioni erano più alte di quasi il 20%.
 
Prezzi medi mensili dei suini
(Fonte: ©Ismea)

Carni avicole

Continua per tutto il mese di ottobre la flessione dei prezzi delle carni avicole in Europa, che ora registrano per i broiler quotazioni medie di 181,67 euro al quintale.
Meno di quanto il mercato pagava in settembre, come pure nello stesso periodo dello scorso anno, quando i prezzi erano del 2,1% più alti.
Rispetto a questa tendenza del mercato europeo, in Italia i prezzi degli avicoli sono in decisa ripresa, come evidenziano le rilevazioni del Crefis, il Centro per le ricerche economiche sulle filiere sostenibili dell’Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali.

Il buon andamento registrato per tutte le categorie nel mese di settembre non deve tuttavia trarre in inganno. Se il confronto lo si fa con lo scorso anno si nota un divario importante, con differenze di oltre il 10% in meno per i polli e di circa il 30% per le galline e infine intorno al 20% per i tacchini.
Anche questo settore sembra pagare un tributo all’emergenza sanitaria per la caduta dei consumi nel canale della ristorazione, evidentemente non compensati dal contemporaneo aumento degli acquisti per il consumo domestico.
 
Prezzo degli avicunicoli, variazione percentuale fra settembre e agosto 2020
(Fonte: ©Crefis)


Le prospettive

Per tutti i segmenti della carne il futuro del mercato è dunque fortemente condizionato dagli sviluppi della pandemia da Covid-19.
Per cercare indicazioni sulle prossime tendenze del mercato non resta che prestare attenzione a come evolverà la situazione sanitaria, non solo in Italia.
Compito difficile quello delle previsioni di mercato.
Un aiuto può venire dall'esame delle tendenze in atto. Ma occorre conoscere i "numeri della carne" e in tempi di mercati globali lo sguardo deve allargarsi a livello internazionale.