Segnali di ripresa per il mercato delle carni bovine nell’Unione europea, ma la situazione, se confrontata con quella dello scorso anno, risulta ancora pesante.
Lo mettono in evidenza le ultime rilevazioni della Commissione europea, dove i prezzi dei bovini da carne hanno segnato spunti al rialzo anche a due cifre rispetto al mese precedente.
Recuperi importanti anche per i bovini maschi delle razze da latte.

Per entrambe le tipologie restano tuttavia distanti i prezzi realizzati nei 12 mesi precedenti.
Un recupero motivato almeno in parte dalla riapertura degli esercizi per la ristorazione collettiva, da sempre importante canale di assorbimento delle carni.
La risalita del mercato sembra essere di stimolo a una ripresa delle attività di allevamento, tanto da spingere verso l’alto i prezzi dei vitelli, oggi persino più elevati di quelli di un anno addietro.
 

Uno sguardo all’andamento della produzione, che si ferma tuttavia ai primi tre mesi dell’anno, mostra un andamento sostanzialmente stabile.
Da segnalare la situazione dell’Italia, che figura fra i paesi dove si è registrata una forte flessione, superata solo da Romania e Slovacchia.
 


Recuperano i suini europei

Qualche segnale di ripresa si nota per le carni suine, che interrompono così la sequenza di cadute del prezzo, anche pesanti, delle prime settimane dell’anno.
I dati resi disponibili dalla Commissione europea su questo mercato si fermano alla seconda settimana di giugno, mostrando una crescita del 2% rispetto al mese precedente.

Aumento però non sufficiente a coprire la distanza con i prezzi di un anno fa, rispetto ai quali resta un gap di oltre l’8%.
Confrontando le precedenti analisi, si nota che il prezzo dei suinetti è in caduta, segnale che denota la propensione degli allevatori europei a rimandare i ristalli a momenti più favorevoli.
Una minore produzione che in prospettiva dovrebbe favorire una ripresa dei mercati, sempre che non intervengano altri fattori di segno contrario.
 

Che la tendenza europea sia improntata ad una riduzione della quantità di carne suina, lo conferma il grafico che segue, dove si mette a confronto il cambiamento nella popolazione suina nel dicembre 2019 rispetto al 2018.

I numeri con il segno meno davanti riguardano animali giovani, sino ai 50 kg di peso vivo, mentre il numero di scrofe coperte è praticamente stabile.
Tutti segnali che sembrano indicare l’avvicinarsi di una riduzione dell’offerta di carni suine.

Un “tonico” per il mercato, dopo il blocco dei commerci innescato dall’emergenza da Covid-19. Per vederne gli effetti non resta che aspettare le prossime settimane.
 


Avicoli in ripresa

Il comparto avicolo europeo sembra aver imboccato senza esitazioni la strada della ripresa, sebbene il recupero, pur importante, dell’ultimo mese non sia stato sufficiente a coprire il gap con le quotazioni dell’anno precedente.
I prezzi dei polli da carne si collocano infatti a prezzi che sono ancora di oltre il 5% inferiori a quelli del giugno 2019.
 

Più lento il recupero del settore avicolo italiano, dove i prezzi raccolti da Ismea nella terza settimana di giugno indicano per i polli leggeri un aumento del 2%, che tuttavia non incide sul dato tendenziale, con una differenza di quasi il 18% in meno rispetto allo stesso periodo del 2019.

Il recupero dei prezzi dovrebbe tuttavia proseguire, tenendo conto delle informazioni diffuse in occasione della recente assemblea di UnaItalia, l’associazione che riunisce la gran parte dei produttori avicoli.
Nel primo trimestre del 2020 è infatti segnalata una forte crescita della domanda di carni bianche da parte della distribuzione organizzata (+8,9%), come pure di uova (+14,1%)
 

Prezzi medi settimanali dei polli di taglia leggera
(Fonte:
©Ismea)

Il mercato italiano dei suini

Segnali di recupero sono quelli che Ismea registra anche per le carni suine italiane nella terza settimana di giugno.
E’ prematuro parlare di una inversione di tendenza, visto che i prezzi si mantengono assai distanti da quelli di un anno fa.

Si tratta in ogni caso di un segnale incoraggiante, frutto sia della riapertura delle attività di ristorazione collettiva, che assorbono una quota importante di carne suina, sia della minore pressione dell’offerta.

Al momento la tipologia che mostra la più alta percentuale di recupero è quella dei suini di peso fra 144 e 156 chilogrammi, il prezzo è aumentato del 2,3% fra la seconda e la terza settimana di giugno.
Importante tuttavia la differenza con il 2019, ancora a meno 25,2%.
 

Prezzi medi settimanali dei suini da macello di peso 144/156 kg
(Fonte: ©Ismea)


La carne bovina in Italia

Infine la situazione della carne bovina in Italia, che a differenza di quanto accaduto per i prezzi medi europei, continua a mantenersi sostanzialmente stabile.
Le analisi di Ismea confermano che i prezzi delle manze nel mese di maggio si sono mantenuti in linea con quelli dell’anno precedente (2,68 euro per kg di peso vivo).

Più in sofferenza le scottone, in leggera flessione e con prezzi dell’1,7% inferiori rispetto a un anno fa (2,71 euro per kg di peso vivo).
In calo i vitelloni, ma i prezzi restano più alti di quelli del 2019 (2,43 euro per kg di peso vivo).

Situazione che si mantiene immutata nelle analisi sui prezzi della terza settimana di giugno con prezzi stabili o anche in aumento per le razze da carne più pregiate.

Critica invece la situazione dei vitelli a carne bianca, con prezzi che continuano a flettere e che si allontanano sempre più dai livelli di un anno addietro.
 

Prezzo medio mensile dei vitelloni
(Fonte: ©Ismea)

Compito difficile quello delle previsioni di mercato.
Un aiuto può venire dall'esame delle tendenze in atto. Ma occorre conoscere i "numeri della carne" e in tempi di mercati globali lo sguardo deve allargarsi a livello internazionale.