Il mercato europeo della carne bovina continua a cedere posizioni.
I timidi tentativi di recupero che i prezzi hanno registrato a inizio gennaio non sono proseguiti a febbraio e le quotazioni della carne bovina cedono in media quasi dell'uno percento.

Preoccupante in particolare il -5,4% registrato nelle rilevazioni diffuse dalla Commissione europea sul prezzo dei manzi.
Non va meglio per i bovini vivi, con i maschi delle razze da latte che lasciano sul campo oltre il 4% e si portano a oltre il 13% in meno rispetto a un anno fa.
Qualche segnale di ripresa solo per i vitelli di un anno, ma il divario con l'anno precedente resta ampio.
 
 

C'è meno carne

La debolezza del mercato della carne bovina non trova giustificazione nell'andamento della produzione, che risulta in flessione nell'ultima parte del 2019.
Nemmeno l'aumento delle macellazioni delle vacche (circa il 3%) può essere interpretato come un fattore di cedimento dei prezzi.
Al contrario, proprio i prezzi delle vacche sono quelli che meno di altri registrano sofferenze.
Semmai ci si dovrebbe interrogare sulle motivazioni di questi aumenti nelle macellazioni, che con tutta probabilità hanno radici nelle difficoltà del mercato del latte.

Restando al comparto della carne bovina, si nota ancora una volta la disparità nell'andamento della produzione fra i paesi della Ue.
Significativi i cali di Bulgaria (oltre il 20%), Grecia (meno 18,4%) e della Romania (meno 10%). Fra i Paesi in flessione anche l'Italia, con un meno 3,5%.
 


Cala l'import

Costante, con modeste variazioni, il livello delle esportazioni europee di carni bovine, che si collocano oltre le 682mila tonnellate nel periodo fra gennaio e novembre 2019, con un modesto aumento (più 2mila tonnellate) rispetto al 2018.

In calo invece le importazioni che si fermano appena sopra le 300mila tonnellate.
Una conferma ulteriore, dunque, che la debolezza del mercato non è legata alla produzione, ma alla domanda, evidentemente in flessione.
E'anche questo il risultato delle molte campagne di aggressione alla carne bovina, accusate spesso a sproposito di nuocere ora alla salute dell'uomo, ora a quella dell'ambiente.
 


La carne bovina in Italia

Torniamo in Italia con l'analisi dei prezzi dei bovini realizzata da Ismea per scoprire che, a differenza di quanto accade nel resto dell'Unione europea, i prezzi dei vitelloni sono più tonici e continuano a salire, collocandosi per l'1,2% al di sopra di quelli dell'anno precedente.
Una crescita da mettere probabilmente in relazione con l'andamento della produzione, che come abbiamo visto è in flessione.
 

Andamento del prezzo dei vitelloni in Italia
(Fonte: © Ismea)

La frenata dei suini in Italia...

Battuta d'arresto invece per i suini, dopo la crescita tumultuosa degli ultimi mesi, sospinta dalla richiesta cinese di carni suine.
Per i suini da macello le rilevazioni di Ismea indicano per il mese di gennaio un prezzo medio di 1,52 euro al chilo, con un calo del 5,6% rispetto al mese precedente.

Una brusca frenata, che non annulla tuttavia la distanza dai prezzi dell'anno precedente, quando le quotazioni erano di quasi il 30% inferiori rispetto ad oggi.
 

Andamento dei prezzi dei suini da macello in Italia
(Fonte: © Ismea)

...e in Europa

Situazione analoga, seppure con cali meno accentuati, è quella che si ritrova sul mercato europeo delle carni suine, dove la media dei prezzi è scesa di oltre l'uno percento, mantenendosi tuttavia molto a di sopra delle quotazioni dell'anno precedente.

Prezzi invece ancora in aumento per i suinetti, aumentati dell'1,4%.
Il confronto con l'anno precedente fa poi registrare un record per questo comparto, con aumenti prossimi al 60%.
Un segnale della propensione degli allevatori a spingere sulla produzione per "sfruttare" il momento favorevole. Con il rischio tuttavia di "ingolfare" il mercato e innescare una discesa dei prezzi, cosa che già sta avvenendo.
 


Avicoltura europea

Pur se in misura meno eclatante rispetto a quello della carne suina, anche il settore avicolo europeo si presenta con prezzi in aumento, quasi l'uno percento di crescita in febbraio rispetto a gennaio e un significativo più 3,2% nel confronto con lo scorso anno.

Quotazioni che se rispetteranno il trend di mercato dovrebbero continuare a crescere, almeno sino a inizio estate. Queste almeno le indicazioni che si possono trarre nel grafico che segue, dove è indicata la media dei prezzi dei broiler in Europa.
 


Più polli nella Ue

Nemmeno la crescita della produzione attesa dovrebbe invertire il trend.
Infatti il confronto sulle quantità di broiler prodotti nei primi sei mesi dell'anno non risulta compromettere l'andamento di mercato.

Segno di una "tenuta" dei consumi di carni avicole che riesce a conferire tonicità a questo mercato.
 

 

In Italia piace il tacchino

La situazione dell'avicoltura italiana, come si evince dalle elaborazioni di Ismea, ricalca quella europea e in gennaio le quotazioni dei polli si sono collocate a 0,87 euro al chilo, con un aumento del 2,5% rispetto a dicembre 2019.

Forti però le differenze con l'anno precedente, quando questa tipologia di prodotto poteva contare su prezzi più alti del 9,2%.

Peggiore la situazione per le galline, con prezzi in profonda flessione. Solo i tacchini, a dispetto degli ultimi cali delle quotazioni, si mantengono positivi nel confronto annuale.
 

Media dei prezzi dei prodotti avicoli nel gennaio 2020
(Fonte: © Ismea)

Compito difficile quello delle previsioni di mercato.
Un aiuto può venire dall'esame delle tendenze in atto. Ma occorre conoscere i "numeri della carne" e in tempi di mercati globali lo sguardo deve allargarsi a livello internazionale.
Le fonti non mancano e AgroNotizie le raccoglie per dare ai lettori gli strumenti per orientarsi.