Ungheria, Slovacchia, Romania, Repubblica Ceca e anche Ucraina.
Sono i paesi ove è segnalata la presenza di focolai di influenza aviaria ad alta patogenicità. A questi si è aggiunta a fine 2019 anche la Polonia, dove in un allevamento di tacchini si è riscontrata la presenza del ceppo H5N8.

Le maggiori responsabilità nella diffusione della malattia sono da ascrivere agli uccelli migratori e alla loro capacità di spostarsi da un paese all'altro, anche a grandi distanze fra loro.


Alto rischio

Il rischio di nuovi focolai è dunque elevato e impone una attenta sorveglianza da parte delle istituzioni sanitarie per controllare l'evolvere della patologia.
In Italia si può contare sul lavoro dell'Istituto zooprofilattico delle Venezie, centro di eccellenza per l'influenza aviaria e sede del Laboratorio di referenza europeo per questa virosi.

Grazie al suo lavoro si è evidenziato che il responsabile di questi nuovi episodi dell'infezione è un ceppo di origine africana che per la prima volta si sta diffondendo in Europa.

Di questo virus è stata confermata l'alta virulenza per le specie avicole, cosa che ha indotto le autorità sanitarie dell'Unione europea ad alzare il livello delle misure di controllo tese a evitare il diffondersi della malattia.


Danni ingenti

Le conseguenze dell'influenza aviaria non si fermano ai soli allevamenti colpiti, dove è necessario procedere con l'eliminazione di tutti gli animali presenti.
Come approfondito da AgroNotizie, il controllo di questa infezione comporta il blocco delle attività commerciali per ampie fasce che circondano l'area colpita, con danni economici che si riflettono anche sui flussi di import export.

Ben lo sanno gli allevamenti italiani che oltre due anni fa si sono trovati alle prese con questa malattia infettiva e che ancora attendono gli aiuti nazionali e comunitari, per i quali è prevista una spesa di circa 64 milioni di euro.
 

Misure straordinarie

Anche il ministero della Salute ha ritenuto opportuno predisporre misure straordinarie per allertare allevamenti e strutture sanitarie, puntualizzando le misure di prevenzione da adottare.

Fra queste, oltre all'applicazione delle misure di biosicurezza normalmente previste, come protocolli di pulizia e disinfezione, divieto di entrata e uscita in azienda da parte di personale non autorizzato, nelle aree a rischio si deve evitare la presenza all'aperto degli animali.
Gli allevamenti con parchetti esterni dovranno pertanto provvedere a confinare gli animali all'interno dei ricoveri.

Attenzione particolare è poi rivolta a quelle partite di animali provenienti da paesi membri con focolai di influenza aviaria. In questi casi gli operatori dovranno notificare con almeno 48 ore di anticipo l'arrivo delle partite di pollame e di uova da cova.
 

Parola d'ordine, collaborazione

Fondamentale il ruolo dei servizi sanitari nella prevenzione di questa malattia infettiva, come delle altre che riguardano gli animali allevati, ma ben poco si potrebbe ottenere senza il coinvolgimento degli allevatori, che per primi hanno interesse a salvaguardare la salute dei loro allevamenti.

Anche per questo il ministero della Salute ha invitato le organizzazioni degli allevatori a sensibilizzare i propri associati a rispettare queste indicazioni e ad attuare tutte le necessarie misure di biosicurezza.
Solo con la collaborazione di tutti il pericolo influenza aviaria può essere tenuto a distanza.