Il Pecorino romano Dop - stagionatura di 5 mesi e oltre da produttore - e alle condizioni di “franco magazzino di stagionatura”, e Iva esclusa, ieri alla Borsa merci di Milano ha spuntato prezzi di 7,00 euro al chilogrammo sui minimi e 7,30 euro sui massimi, realizzando un’ulteriore crescita di 10 centesimi al chilogrammo, pari all’1,4% in più rispetto alla precedente seduta del 13 gennaio scorso, quando aveva messo a segno il primo rialzo da 10 centesimi, dopo sei sedute di stasi.

Il 13 gennaio scorso alla Borsa merci di Milano, il Pecorino romano Dop aveva spuntato prezzi di 6,90 euro al chilogrammo sui minimi e 7,20 euro sui massimi, realizzando una crescita di 10 centesimi al chilogrammo, l’1,44% in più rispetto ai prezzi medi di dicembre scorso.

Secondo il Clal, il Pecorino romano, il cui prezzo è strettamente parametrato a quello del latte ovino sardo, ha oggi un valore medio di 7,10 euro al chilogrammo: superiore a quello di gennaio 2019 del 28,51%, quando il prezzo medio era attestato ad appena 5,53 euro al chilo. Rispetto a dicembre 2019, il prezzo medio del tipico formaggio sardo è aumentato del 2,16%. Ed inizia ad avvicinarsi al livello medio raggiunto a gennaio 2018: euro 7,40 al chilo.

Sul fronte dei prezzi del formaggio sembra a questo punto definitivamente dietro le spalle la stasi durata ben sei sedute – dal 25 novembre al 30 dicembre 2019. Mentre in Sardegna resta alta l’attenzione sul prezzo del latte ovino e sulla necessità di riorganizzare il comparto.
 

Coldiretti Sardegna rilancia sul Consorzio di secondo livello

In particolare, il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba, nel commentare il risultato positivo della crescita delle vendite del Pecorino solidale – iniziativa partita in piena crisi con il tandem Cooperativa pastori di Dorgali che cede al caseificio Biraghi circa 1300 quintali di forme di Pecorino a 6,20 euro al kg, che corrispondono a 0,85 euro al litro di latte per il pastore – afferma: “La strada è quella della cooperazione. Ribadiamo la necessità del Consorzio di secondo livello, una struttura snella che ha l’obiettivo di aggregare in un unico consorzio tutte le cooperative. Una governance sociale che unirebbe una parte oggi disaggregata, che oltre a programmare le produzioni coordinerebbe le vendite grazie ad un management adeguato intervenendo in uno dei limiti più devastanti che ci vede oggi proporci al mercato disuniti facendo di fatto il gioco della controparte”.