Risolta solo in parte l'emergenza reflui nelle aree a forte vocazione zootecnica del Nord.
Le piogge insistenti di ottobre e novembre hanno impedito lo spandimento degli effluenti zootecnici sui campi, mentre con il primo dicembre sono scattati i divieti al loro impiego, divieto che prosegue anche in gennaio.

La conseguenza, come approfondito da AgroNotizie, è che i vasconi di raccolta dei reflui sono al limite della loro capienza, mentre le semine sono in ritardo.
A risolvere il problema è giunto un decreto che consente lo spandimento anche nei mesi di dicembre e gennaio, ma solo per pochi giorni (15 complessivamente, divisi in più "finestre") e a precise condizioni, dettate dalle regioni interessate al problema.


Cosa accade in Lombardia...

Si è appena chiusa la prima "finestra" decisa dalla Lombardia per i giorni dall'11 al 14 dicembre, utilizzata solo in parte in conseguenza delle sopraggiunte condizioni meteo avverse.
Lo spandimento, infatti, non è consentito in caso di pioggia come pure in presenza di ristagni idrici.
Analogo divieto in presenza di terreni gelati o innevati, come pure se il terreno non permette l'assorbimento dei reflui.

Laddove poi il carico zootecnico supera il limite fissato dalla Direttiva nitrati (170 kgN/ha/anno per le zone vulnerabili e il doppio nelle zone non vulnerabili), la Lombardia ha deciso di vietare al contempo l'uso agronomico dei fanghi di depurazione.
Un divieto che riguarda una parte rilevante delle aree agricole di pianura delle province di Bergamo e Brescia, come pure delle province di Mantova e Cremona e che coinvolge complessivamente 168 comuni.

"Dove c'è concime animale a sufficienza - dichiara l'assessore lombardo all'Agricoltura, Fabio Rolfi - non sarà possibile spandere fanghi. Il letame delle stalle – prosegue Rolfi – è più che sufficiente per concimare e arricchire i nostri terreni".


… e in Emilia Romagna

In Emilia Romagna Confagricoltura lamenta il ritardo nel recepimento del decreto, dove gli spandimenti hanno avuto il via libera solo dal 12 dicembre e in presenza però della certificazione da parte di un tecnico delle condizioni favorevoli allo spandimento.

Accade nel piacentino dove gli agricoltori lamentano una condotta orientata a ritardare le autorizzazioni, in attesa che le condizioni meteo rendano impossibili gli spandimenti.
"Una burocrazia – lamenta il presidente di Confagricoltura Piacenza, Filippo Gaspariniche considera i reflui zootecnici un rifiuto, quando sono una inestimabile ricchezza per la fertilità dei suoli".

Analoghe le posizioni di Coldiretti Piacenza, che critica i ritardi nel prendere decisioni che poi l'evoluzione delle condizioni meteorologiche ha reso inapplicabili.

Nessun ritardo da parte della Regione Emilia Romagna, secondo Antenore Cervi, vicepresidente di Cia Emilia Romagna, che chiede tuttavia di ridiscutere la materia sotto il profilo normativo, in quanto non più allineata alle attuali condizioni.


Le richieste degli agricoltori

Che sia necessaria la certificazione di un agronomo prima di procedere con gli spandimenti, pur se rappresenta da un lato una "garanzia", dall'altro accresce gli orpelli burocratici che assillano i produttori e può essere al contempo motivo di ritardo nelle operazioni di spandimento.
Non per nulla gli agricoltori chiedono di poter essere responsabilizzati in queste scelte, ricordando che loro stessi sono i primi ad avere a cuore la fertilità dei propri terreni e la tutela dell'ambiente.

Restano ora da utilizzare le altre "finestre", per complessivi 15 giorni, da utilizzare sino alla fine di gennaio, se le condizioni meteorologiche lo consentiranno.
L'importante sarà la tempestività da parte delle singole amministrazioni nel dare il via libera agli spandimenti, consentendo così sia un'efficace gestione dei reflui sia un corretto impiego agronomico.