Timidi segnali di ripresa delle quotazioni europee per le carni bovine, che nelle ultime settimane hanno mostrato spunti al rialzo sia per gli animali vivi sia per le carcasse.

Aumenti che tuttavia non riescono a colmare il divario con i prezzi che si registravano nel novembre del 2018, con l'unica ma importante eccezione dei vitelli delle razze da carne, che con l'ultimo "sprint" hanno superato il confronto con il 2018.
La situazione resta tuttavia pesante per altre tipologie, come evidenziano gli ultimi dati raccolti dalla Commissione europea riportati di seguito.
 


I bovini in Italia

La situazione del mercato italiano delle carni bovine non è dissimile da quella europea anche se il confronto è in questo caso sui prezzi all'origine del bestiame vivo.
Gli ultimi dati riportati da Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) indicano per i vitelloni un prezzo medio di 2,4 euro per chilo di peso vivo, superiori a quelli dello scorso anno per l'1,4%.
Un trend in aumento che prosegue senza interruzioni da agosto, in linea con la maggiore richiesta di carni bovine dell'ultimo periodo.

L'equilibrio fra offerta e domanda in questo settore resta comunque un elemento di criticità e l'aumento dei prezzi dei vitelli sembra indicare un aumento dei ristalli, primo passo per una spinta produttiva che non avrebbe riflessi positivi sul mercato.
 

Andamento del prezzo medio all'origine dei vitelloni (fonte: Ismea)


Suini al galoppo

Continua intanto la corsa dei suini che ha visto crescere ancora il livello del prezzo medio europeo, che ora sfiora i 186 euro al quintale (peso morto), in progressione a fine novembre sia sul mese precedente sia rispetto al 2018, dove l'aumento ha raggiunto il 36,2%.

Crescita ancora più tumultuosa per i suinetti (+63,6% rispetto al 2018), segnale di una forte richiesta di animali da avviare nel ciclo produttivo.
Un aumento della produzione che potrebbe far scattare una temibile inversione di tendenza dei mercati.
 


La suinicoltura italiana

Analoga, seppure con numeri meno "eclatanti" la situazione della suinicoltura italiana.
Anche in questo settore i prezzi rilevati da Ismea indicano aumenti consistenti per i suini da macello, il cui prezzo all'origine è a inizio novembre di 1,60 euro per chilo di peso vivo, con un aumento rispetto all'anno precedente che supera il 26%.

In evidenza l'aumento del prezzo delle scrofe, interpretabile come una spinta alla crescita della produzione, che si contrappone tuttavia alla flessione del prezzo dei suini d'allevamento.
 

Prezzi medi dei suini vivi (fonte: Ismea)


Il ruolo della Cina

A guidare le buone performance del settore suinicolo è la situazione dei commerci internazionali di questa filiera, con la Cina in prima fila e alle prese con le conseguenze della peste suina africana che ha decimato gli allevamenti.

Ne hanno beneficiato le esportazioni europee, che nei primi nove mesi del 2019 segnano un aumento di 470mila tonnellate, portandosi a 3,36 milioni di tonnellate.
In percentuale si tratta di un incremento di oltre il 16% rispetto ai 2,89 milioni di tonnellate registrate nel 2018.
Da notare che circa il 46% dell'export suinicolo europeo è destinato alla Cina, con un aumento nel 2019 di oltre il 54% rispetto all'anno precedente.
 


Giù gli avicoli

Andamento difforme per il mercato avicolo europeo a seconda del paese e della tipologia di prodotto presa in esame.
Le analisi messe a disposizione dal Crefis, il Centro ricerche economiche sulle filiere sostenibili dell'Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali, evidenziano infatti il buon andamento del mercato tedesco (+2,6%), che si contrappone alla situazione spagnola (-6,2%).

Si tratta di variazioni sul prezzo medio dei polli, dove anche l'Italia registra una flessione congiunturale del 6,3%, vicina a quella tendenziale (sull'anno precedente) che si ferma al 4,3% in meno.
 

Prezzi medi mensili delle carni avicole in alcuni paesi della Ue (fonte: Crefis)


La corsa dei conigli

Stabili in Italia i prezzi registrati a ottobre per galline e tacchini, mentre è continuato il trend al rialzo per il mercato cunicolo, con variazioni che rispetto al mese precedente si avvicinano per alcune tipologie al 20%.

Il confronto con i prezzi dell'anno precedente è positivo, con percentuali che si aggirano intorno all'8%.
Questa crescita delle carni cunicole potrebbe tuttavia celare uno stato di sofferenza del settore.
L'aumento dei prezzi, affermano taluni studi sull'andamento del comparto cunicolo, potrebbe legarsi alla chiusura di molti allevamenti e al conseguente calo della quantità di carni offerte sul mercato.
 

Variazione percentuale dei prezzi avicunicoli fra ottobre 2019 e settembre 2019
(Fonte: Crefis)

Compito difficile quello delle previsioni di mercato.
Un aiuto può venire dall'esame delle tendenze in atto. Ma occorre conoscere i "numeri della carne" e in tempi di mercati globali lo sguardo deve allargarsi a livello internazionale.
Le fonti non mancano e AgroNotizie le raccoglie per dare ai lettori gli strumenti per orientarsi.