In questi giorni i Servizi veterinari delle Asl hanno ricevuto una nota dal ministero della Salute (per la precisione dalla Direzione generale della sanità animale) con la quale si chiede di procedere a una verifica degli allevamenti di conigli.

Anche questi, come tutti gli allevamenti, sono tenuti ad essere registrati nella Banca dati nazionale (Bdn), anello fondamentale della catena che, attraverso l'anagrafe zootecnica, consente di monitorare lo stato sanitario del patrimonio zootecnico nazionale e con esso la salute del consumatore finale.

A stabilirlo è il DM 2 marzo 2018 con il quale si è previsto che già dal settembre del 2018 confluissero in Bdn i dati degli allevamenti di conigli, insieme a quelli delle aziende elicicole (allevamenti di chiocciole) e di camelidi (ad esempio alpaca e lama).
Per gli allevatori, come già anticipato su AgroNotizie, un aggravio di impegni, giustificato tuttavia dall'importanza di un puntuale monitoraggio della situazione sanitaria, fondamentale per prevenire patologie particolarmente gravi, come la mixomatosi o la Mev (malattia emorragica virale) dei conigli.
 

Dati incompleti

A un anno di distanza gli allevamenti di conigli registrati non arrivano a 1.500 unità, pochi se si tiene conto che ad essere esclusi dall'obbligo di iscrizione in banca dati sono solo i conigli da affezione e i piccoli allevamenti (con meno di 25 posti fattrice).
Questi ultimi sono tuttavia tenuti ad essere registrati presso il Servizio veterinario competente per territorio.

La "mappa" degli allevamenti mostra che solo in poche regioni (Veneto, Piemonte e Lombardia) il numero delle aziende cunicole supera le 100 unità e spicca il dato del Molise dove solo un allevamento risulta in attività e della Basilicata dove gli allevamenti cunicoli sono del tutto assenti.
 


Un'opportunità

Dopo il richiamo del ministero della Sanità è probabile che si proceda con maggiore puntualità alla registrazione degli allevamenti e al loro controllo.
L'importanza dei dati raccolti non si ferma agli aspetti sanitari, che pure rappresentano la principale finalità di questo lavoro.

Conoscere la reale dimensione della coniglicoltura italiana è uno strumento indispensabile per realizzare politiche di sviluppo di questo comparto della zootecnia altrimenti considerato marginale, a dispetto delle sue potenzialità.