Ieri, 14 ottobre 2019, alla Borsa merci di Milano, il prezzo del Pecorino romano Dop, stagionatura minima 5 mesi da produttore, è rimasto inchiodato a 6,70 euro al chilogrammo sui minimi e 6,95 sui massimi, stessi valori per la quarta seduta consecutiva, confermando ulteriormente il fallimento dell’accordo su latte ovino sardo dell’8 marzo 2019, valido per l’annata lattiero-casearia finita il 30 settembre scorso. Per i pastori sardi, ormai è chiaro, a novembre, purtroppo, non vi sarà alcun pagamento del conguaglio sul latte oltre i 74 centesimi al litro già incassati, il prezzo base di campagna. Perché il prezzo totale del latte - agganciato al prezzo di mercato del Pecorino romano Dop - non esprime alcun incremento rispetto a quello versato in acconto.

E non è bastata neppure la notizia dell’esclusione del Pecorino romano Dop dalla lista dei prodotti Ue che l’amministrazione Usa tasserà con una tariffa doganale del 25% a rianimare il prezzo del formaggio Dop in questa ultima seduta. E pensare che il mancato dazio è una vera fortuna, atteso che – secondo il Consorzio di tutela - il 52% della produzione di questo formaggio è assorbita dal mercato a stelle e strisce: “pari a circa 120-130mila quintali per un fatturato di 100 milioni di euro all’anno”.
Ora la principale preoccupazione è riuscire a realizzare un accordo sul prezzo per l’annata lattiero casearia 2019-2020 che possa dare ai pastori almeno un euro al litro, l’obiettivo mancato nella stagione 2018-2919.

A congiurare contro il buon funzionamento di eventuali futuri accordi sul prezzo del latte ovino legati al prezzo del Pecorino romano sono due elementi.
Dal primo ottobre, inizio della nuova annata lattiero casearia, il comparto del Pecorino romano si ritrova senza un Piano dell’offerta valido, visto che la proposta del Consorzio di tutela è stata bocciata dagli stessi trasformatori, in particolare dalle principali cooperative di produttori dell’isola.
Inoltre Agea, che pure ha in dote ben 14 milioni di euro per promuovere un’asta di Pecorino romano in favore degli indigenti, che dovrebbe consentire un restringimento dell’offerta ed una conseguente lievitazione del prezzo, non si muove: ad oggi il bando non è stato ancora esperito. Eppure ci sono le condizioni perché si possa lavorare ad un buon accordo: “Le esportazioni di Pecorino stanno crescendo, +34% nel mondo nei primi sei mesi del 2019, – afferma Coldiretti Sardegna, in una nota diffusa alla stampa ieri – Le produzioni quest’anno sono sotto i 270mila quintali, non abbiamo neppure più la scusa dei dazi Usa, quindi dobbiamo lavorare tutti uniti rassicurando il mercato”.

Meno ottimista la Copagri Nord Sardegna e il presidente del Centro Studi Agricoli e vicepresidente di Copagri Tore Piana, che in un incontro svoltosi la scorsa settimana a Pattada vedono una sola possibilità per riportare il latte ovino ad un euro al litro: un intervento per la riduzione in polvere di 30–35 milioni di litri di latte ovino sardo.

“La nuova stagione - secondo Piana - dovrebbe essere di produzione regolare, rispetto agli ultimi anni, con una produzione prevista intorno ai 310 milioni di litri di latte ovino, in linea con le annate precedenti, salvo non si protragga l’attuale stagione di siccitosa”.

“Se queste previsioni si dovessero confermare, l’unica soluzione oggi possibile per poter pagare il latte di pecora vicino a 1 euro a litro - secondo Piana e la Copagri Nord Sardegna - sarebbe quello di destinare tra i 30 o 35 milioni di litri di latte alla polverizzazione e in parte alla vendita diretta in Europa. Questa soluzione, fattibile da subito, permetterebbe di mantenere le produzioni di Pecorino Romano Dop in equilibrio con le richieste di mercato, mantenendo così anche le produzioni di Pecorino Sardo, del Fiore Sardo e dei Pecorini non a marchio in perfetto equilibrio con le esigenze di mercato, senza creare eccedenze”. 
Pertanto, Copagri Nord Sardegna ha chiesto l’immediata convocazione da parte dell’assessorato Agricoltura della Regione Sardegna dell’Organismo inteprofessionale latte ovino sardo, per porre rimedio così alla mancata programmazione dell’offerta.