Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte (associazione delle industrie lattiere) ha affermato qualche tempo fa che il prezzo del latte spot non fa mercato. Non si può dargli torto. Troppo limitate, circa il 10%, le partite di latte commercializzato al di fuori dei contratti.
Inimmaginabile pertanto che il prezzo del latte spot possa essere applicato a tutto il latte contrattualizzato.

Quando questo concetto veniva espresso, il prezzo del latte spot viaggiava intorno ai 460 euro per tonnellata, mentre il prezzo del latte era di 415 euro.
Oggi che il prezzo del latte spot si ferma a 382 euro (e ancor meno quello di provenienza straniera), il concetto espresso dal presidente Ambrosi sembra ribaltarsi.

Questo almeno è quanto si evince dalla decisione di Lactalis, il gruppo francese alla guida di Italatte, di stracciare il contratto con gli allevatori e ridurre il prezzo da 41,5 euro al litro a soli 40 euro per le consegne avvenute in aprile.
L'azienda si dice tuttavia pronta a un conguaglio, se sarà necessario, alla scadenza delle date concordate per la revisione del prezzo.
 

Come si forma il prezzo

Ricordiamo che il prezzo ora pagato agli allevatori è "indicizzato" e viene formulato tenendo in conto una serie di fattori, fra questi l'andamento di alcuni formaggi Dop.

Se i termini del contratto sono formalmente rispettati, grazie alla possibilità di un conguaglio, non lo sono tuttavia i parametri economici e gli allevatori vedono anticipare un calo del prezzo che ancora deve essere confermato.
Il prezzo del latte spot, infatti, è ora in ripresa per le provenienze da Francia e Germania, e anche per il prodotto italiano è probabile un'inversione di tendenza.

Poi va tenuto conto che il prezzo del Grana Padano si mantiene su valori di molto superiori a quelli dello scorso anno.

Unico fattore negativo è il prezzo medio del latte registrato in Europa, ora fermo a 344 euro tonnellata, con una flessione dell'1,6% rispetto al mese precedente.
Ma la riduzione proposta da Lactalis agli allevatori lombardi è ben più alta, il 2,77%.


Gli allevatori non ci stanno

Contro la scelta di Italatte insorgono le organizzazioni agricole, con Coldiretti e Confagricoltura in prima fila, ricordando che il contratto siglato nel novembre del 2018 non può essere rivisto unilateralmente e con largo anticipo sulla sua naturale scadenza, prevista per la fine del 2019.

Ora la partita passa nelle mani dell'assessore lombardo all'Agricoltura, Fabio Rolfi, che ha convocato un tavolo di confronto fra le parti per martedì 14 maggio.

Difficile immaginare che ne possa scaturire una risposta definitiva.
Semmai un primo passo per una rivisitazione anticipata degli accordi sul prezzo del latte, come lascerebbe intendere questa mossa di Italatte.
Con il rischio che a rimetterci sia ancora una volta la parte più debole, cioè gli allevatori. Vedremo.