I problemi causati dalla diffusione delle mosche in allevamento riguardano non solo l'aspetto igienico-sanitario delle produzioni, ma anche il benessere e la salute delle bovine, nonché la diffusione di malattie.

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In realtà quelli che noi chiamiamo "mosche" sono insetti che appartengono a specie diverse e i danni provocati dipendono dal loro ciclo vitale (Tabella 1). Ogni specie ha infatti una peculiare diffusione geografica, ma a causa dei cambiamenti climatici in atto e della facilità di spostamento passivo è possibile che specie non autoctone possano colonizzare in tempi brevi anche le stalle italiane.

Tabella delle principali mosche infestanti dei bovini
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Stress e calo produttivo

Gli sciami di mosche infastidiscono i bovini, sia al pascolo sia in stalla, inducendo un grande stress, specialmente quando l'infestazione è notevole e non vi è modo di sfuggirvi. A livello produttivo si osserva un rallentamento dell'incremento ponderale e della produzione lattea poiché gli animali impiegano gran parte del tempo a difendersi dagli attacchi, piuttosto che ad alimentarsi e riposare. I danni diretti sono dovuti alle punture delle specie ematofaghe, che provocano dolore e favoriscono infezioni batteriche o virali. Alcune specie inoculano le proprie uova nella cute e le larve si sviluppano a discapito dell'ospite. Ma le mosche fungono anche da vettori passivi di svariati microrganismi e promuovono la diffusione di patologie, come ricorda Jenny Halstead, della Kansas State University.


In fuga dallo sciame

Le mosche alterano il normale comportamento dei bovini che per sfuggire agli insetti trascurano il pascolo, le visite alla mangiatoia, non si coricano per riposare e diminuiscono il tempo di ruminazione. Viene spesa energia per muoversi attivamente e scacciare gli insetti, agitando coda, zampe e testa ed orecchie, con tremori e contrazioni della cute e spostamenti verso le aree meno infestate, un aspetto che al pascolo può creare problemi anche nel tenere sotto controllo gli animali.

Lo stress indotto può essere quantificato misurando i livelli di cortisolo plasmatico e i risultati non sono da sottostimare. I dati sperimentali parlano chiaro: in una prova recentemente condotta in Canada è stato osservato che un gruppo di bovine al pascolo in estate presentava una media di 193 mosche/capo sulla superficie corporea, per la maggior parte appartenenti alle specie Haematobia irritans e Musca autumnalis. Su tre ore passate al pascolo, soltanto 104 minuti erano impiegati per alimentarsi e le bovine avevano una velocità media di spostamento superiore rispetto a quella dei capi trattati con antiparassitari, segno di maggiore irrequietezza (Wolley Carrie E. e colleghi, "Behavioural and physiological responses to pest flies in pastured dairy cows treated with a natural repellent", pubblicato sull'Applied animal behaviour science, volume 2017, ottobre 2018).

Alcune delle diverse specie di mosche che infestano il bestiame
Alcune delle diverse specie di mosche che infestano il bestiame


Mosche delle corna e della testa

Negli Stati Uniti e in Nord Europa è molto temuta Haematobia irritans o horn fly ("mosca delle corna"). È un insetto ematofago che infesta i pascoli e aggredisce il dorso, i fianchi dei bovini e la mammella, con preferenza per i quarti anteriori (di maggiori dimensioni e più irrorati di sangue). Può indurre un calo ponderale fino a 230 grammi al giorno. Questa mosca funge da vettore di numerosi microrganismi responsabili di mastite. Negli Stati Uniti si calcola che sia responsabile di perdite economiche tra i 700 milioni e 1 miliardo di dollari all'anno, più 60 milioni spesi per trattamenti antiparassitari (S.C. Nickerson, "Horn fly control to increase productivity in dairy heifers", bollettino n. 1474 Cooperative Extension, University of Georgia, marzo 2017). Haematobia è associata non solo a forme di mastite estiva sostenute da stafilococchi, ma anche a dermatiti granulomatose e alla trasmissione dell'anaplasmosi.

Un'altra mosca responsabile di una tipica mastite estiva è Hydrotaea irritans (conosciuta come "head fly", mosca della testa) molto comune in Nord Europa. È implicata nella trasmissione di batteri patogeni come Arcanobacterium pyogenes, Peptostreptococcus indolicus e Streptococcus dysgalactiae, che colonizzano la mammella delle bovine in asciutta e delle manze nei pascoli estivi. Questa mosca infesta l'orifizio del capezzolo, che è esposto a microtraumi a causa dei calci e dei bruschi movimenti che le bovine effettuano per liberarsi dagli insetti, cosicché si creano porte d'ingresso per i batteri. I quarti colpiti dall'infezione appaiono duri, dolenti e gonfi, così come il capezzolo. Dalla mammella può colare un liquido purulento giallo verde, maleodorante e con flocculi simili a grani di riso. Spesso i vitelli nati da madri infette hanno elevata mortalità, mentre il quarto può rimanere danneggiato in modo permanente.

Mammella infestata da Hydrotaea irritans, responsabile della mastite estiva in molti paesi del Nord Europa (ph. National animal disease information service, UK)
Mammella infestata da Hydrotaea irritans, responsabile della mastite estiva in molti paesi del Nord Europa
(ph. National animal disease information service, UK)


Una mosca aggressiva

Stomoxys calcitrans (nota come mosca delle stalle o impropriamente come mosca cavallina) è una mosca ematofaga diffusa sia nei pascoli sia in stalla, anche nel periodo invernale. Predilige le parti inferiori degli arti, è un insetto aggressivo e infligge morsi dolorosi. Se l'infestazione è imponente gli animali passano il tempo ad agitare la coda e scuotersi per liberarsi dal parassita, trascurando l'alimentazione ed il riposo. È stato calcolato che - tra il sangue ingerito dalla mosca cavallina e il disturbo subìto - i bovini possano perdere nei casi più estremi fino al 15% del peso corporeo.

Uno studio effettuato da ricercatori messicani riporta che in un gruppo di bovine in lattazione infestate da Stomoxys (fino a 55 mosche/capo) la concentrazione di cortisolo plasmatico aumentava fino a 56,81 ng/ml, laddove i livelli dei capi trattati con antiparassitario raggiungeva i 2,5 ng/ml (I. Vitela-Mendoza e colleghi, "Short communication: relationship between serum cortisol concentration and defensive behavioral responses of dairy cows exposed to natural infestation by stable fly, Stomoxys calcitrans", pubblicato sul Journal of Dairy Science, volume 99, dicembre 2016).

Più recentemente un gruppo di ricercatori greci ha condotto uno studio per accertare la relazione tra mosche in stalla, prevenzione con antiparassitari e diffusione di mastiti (Konstantinos Arsenopoulos, "Fly repellency using deltamethrin may reduce intramammary infections of dairy cows under intensive management", pubblicato su Comparative Immunology, Microbiology and Infectious Diseases, volume 61, dicembre 2018).

Le due specie maggiormente diffuse nelle stalle oggetto di studio erano Musca domestica (76,6%) e S. calcitrans (12,3%). Tali insetti sono risultati principalmente vettori di S. aureus, stafilococchi coagulasi-negativi ed E. coli e, in misura minore, di Enterobacter, Proteus e Pasteurella spp. La mastite contagiosa si può diffondere facilmente anche alle manze gravide, nelle quali si instaura una forma subclinica che si manifesterà solo a lattazione avviata. Si calcola che in presenza di una bovina affetta da mastite da S. aureus la trasmissione del patogeno alle bovine sane possa avvenire otto volte più facilmente in presenza di mosche. Nello studio condotto in Grecia è stata dimostrata la correlazione tra mosche infestanti, mastiti contagiose ed ambientali e aumento delle cellule somatiche nel latte. L'impiego di un antiparassitario, infatti, ha permesso di diminuire notevolmente il numero di insetti e i casi di latte infetto (Figura 1).

Effetti del controllo antiparassitario
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Mosche insidiose

Musca autumnalis, originaria di Europa ed Asia, predilige le aree periorbitali e le narici del bovino (tanto da essere nota come "face fly" o mosca della faccia) e tutte le aree ricche di secrezioni di cui si nutre, inclusi scoli vaginali e ferite. L'apparato buccale opera un'azione raschiante sulla congiuntiva oculare, provoca microtraumi ed è vettore passivo di numerosi microrganismi, ad esempio Moraxella bovis (agente eziologico della cheratocongiuntivite infettiva o "malattia dell'occhio rosa"), Thelazia spp. (verme parassita dell'occhio), Brucella abortus e Rinotracheite infettiva bovina (Ibr).

Per liberarsi delle mosche i bovini cercano di tuffarsi in acqua (dove esistono laghi, fiumi o bacini artificiali) e riducono il tempo dedicato a pascolare. Tale dittero rappresenta un fastidioso problema soprattutto per i capi al pascolo, mentre in stalla il suo equivalente è la Musca domestica. Anch'essa cerca le secrezioni nasali ed oculari ma non ha effetto irritante sulle mucose. Può essere pericolosa poiché è vettore passivo di uova di vermi e di batteri presenti nelle feci, favorendo la trasmissione di patogeni ambientali che possono causare affezioni respiratorie, gastroenteriche e mammarie.

Con infestazioni di questo livello il benessere degli animali è un obiettivo lontano da raggiungere
Con infestazioni di questo livello il benessere degli animali è un obiettivo lontano da raggiungere


Un capitolo a parte: i tafani

Tra i tafani noti come mosche cavalline ricordiamo i generi TabanusChrysops. Dotati di un apparato buccale molto tagliente, sono ematofagi e il loro morso è molto doloroso. Si calcola che uno sciame di venti-trenta esemplari che si nutre a intermittenza per sei ore possa prelevare fino a 100 ml di sangue dal bovino. Questi insetti sembrano particolarmente attratti da capi con mantello scuro. I danni diretti del pasto di sangue si sommano a quelli indiretti per il fastidio e lo stress e soprattutto al ruolo di vettore biologico di parassiti interni, come Anaplasma spp.

Le secrezioni dell'occhio sono un'irresistibile attrattiva per molti insetti
Le secrezioni dell'occhio sono un'irresistibile attrattiva per molti insetti


Una larva pericolosa

Le mosche responsabili di ipodermosi appartengono al genere Hypoderma e sono note per forme di miasi cutanea. Le femmine adulte durante l'estate depositano le uova sugli arti, le larve penetrano in maniera attiva attraverso la cute e migrano nell'ipoderma del dorso, dove formano cisti parassitarie (H. bovis). La larva pratica un piccolo foro per respirare e matura per trenta-novanta giorni, dopodiché erompe dalla cute per cadere a terra e proseguire la crescita nello stadio di pupa. Hypoderma bovis è diffuso nei pascoli alpini e i bovini cercano di sottrarsi agli sciami delle femmine in ovodeposizione con fughe verso anfratti e fonti d'acqua, dove rischiano di cadere, fratturarsi arti o rimanere intrappolati. Senza mai dimenticare lo stress, che incide sull'incremento ponderale. La larva nel sottocute può provocare infiammazioni mentre la sua fuoriuscita deprezza il valore commerciale delle pelli. Se la larva muore si può formare una cisti reattiva e talvolta purulenta, che favorisce infezioni batteriche.

Programmando i giusti trattamenti, avere animali senza moleste infestazioni di mosche è possibile
Programmando i giusti trattamenti, avere animali senza moleste infestazioni di mosche è possibile


Conclusioni

I problemi legati alle infestazioni di mosche sono noti, ma troppo spesso si vedono allevamenti in cui la prevenzione e il trattamento sono ancora effettuati saltuariamente o in tempi sbagliati rispetto al ciclo biologico del dittero da combattere. E dispiace vedere vitellaie in cui sono le mosche a prendere il sopravvento, influenzando negativamente la carriera produttiva delle future lattifere. Sono spesso danni subdoli, di cui l'allevatore non ha percezione diretta, ma che sul fronte produttivo causano cali nella lattazione o nell'accrescimento, erodendo l'utile che la nostra stalla deve generare. Ecco perché l'invito è quello di non abbassare mai la guardia e di affidarsi a personale specializzato che tenga sotto controllo le infestazioni, prima che il problema diventi reale.

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di Caterina Giannavia