E’ stato siglato nel pomeriggio dell’8 marzo 2019 in prefettura a Sassari l’accordo tra mondo della trasformazione e produzione del latte ovino sardo. Il latte dal mese di marzo in avanti sarà pagato in acconto a 74 centesimi al litro iva esclusa e sarà saldato a novembre - per tutta l’annata da novembre 2018 a ottobre 2019 - in base ad ad una griglia di corrispondenza che aggancia il prezzo pieno del latte ovino sardo alla stalla al prezzo medio ponderato del Pecorino romano nel periodo considerato che sarà ottenuto dalla Borsa merci di Milano, sulla base delle quotazioni già effettuate sul prodotto alle condizioni di “franco caseificio o magazzino di stagionatura, forme marchiate dal Consorzio di tutela, contenuto di grassi secondo la prescrizione di legge e Iva esclusa”.

Il sistema di correlazione tra il prezzo del latte ovino sardo alla stalla e il prezzo del Pecorino romano
La griglia di corrispondenza
(Fonte: Coldiretti Sardegna)
 

I dettagli dell'accordo sul prezzo

Il conguaglio del saldo a fine campagna sarà così calcolato per differenza tra il prezzo del latte ovino dedotto dalla griglia di corrispondenza col prezzo medio ponderato del formaggio ed il prezzo di acconto già corrisposto ai pastori. Il prezzo di acconto sul latte di febbraio sarà di 72 centesimi in quanto molte aziende hanno già fatturato e varrà comunque il recupero del conguaglio a fine campagna. Attualmente, quotazione del 4 marzo 2019, i prezzi rilevati a Milano sono di euro 5,60 al chilogrammo sui minimi e 5,85 sui massimi, per un prezzo medio di 5,72.

In ogni caso, secondo la griglia posta a base dell’accordo, non c'è un prezzo del latte ovino per prezzi medi ponderati sul mercato del Pecorino romano inferiori di 6 euro al chilogrammo. Per ottenere prezzi più elevati è condizione essenziale l'applicazione del decreto legge sulle emergenze in agricoltura, che ha stanziato risorse per circa 29 milioni di euro per il comparto lattiero-caseario ovino. Di queste, 14 milioni sono devoluti all’incremento del Fondo indigenti per il ritiro dal mercato del formaggio in eccesso e c’è anche il fondo da 10 milioni sui contratti di filiera, che finanzia anche lo stoccaggio presso le aziende casearie. Inoltre, l’ultima rilevazione della Borsa merci di Milano dà il prezzo del romano in ripresa del +3,6% sull’ultima seduta, dopo una lunga stasi che lo aveva inchiodato sui valori di 5,40 sui minimi e 5,65 sui massimi.

La griglia di corrispondenza tra prezzi medi del Pecorino romano e prezzi complessivi del latte prevede però che per pagare ai pastori un prezzo pieno di 76 centesimi al litro, bisognerebbe avere un prezzo medio ponderato di campagna del Pecorino romano attestato ad almeno 6,50, e solo con questo formaggio in media attestato a 7 euro al chilo ai pastori andrebbe corrisposto un prezzo complessivo di 83 centesimi.

Sullo sfondo di questo accordo c’è l'indagine dell'Antitrust sul Consorzio del Pecorino romano, i 3 milioni di litri di latte ovino sardo versato in strada o non lavorato durante i giorni della vertenza, i 12mila allevamenti della Sardegna, dove pascolano 2,6 milioni di pecore, il 40% di quelle allevate in Italia, che producono quasi 3 milioni di quintali di latte destinato per il 60% alla produzione di Pecorino romano Dop e in restante parte al Fiore Sardo Dop e al Pecorino Sardo Dop e ad altri formaggi di pecora ed ovicaprini non a marchio. E fondamentale sarà il rispetto delle quote di produzione sui tre formaggi Dop, ed il monitoraggio dei prezzi, tenuto conto che Fiore sardo e Sardo hanno prezzi medi più elevati del Pecorino romano.
 

Il preaccordo del 26 febbraio

Nell’ultimo tavolo tecnico, svoltosi a Sassari lo scorso 26 febbraio, si era già registrato il consenso sui seguenti punti: attivazione e piena funzionalità dell'Organismo interprofessionale per il latte ovino sardo; costituzione di una vera filiera del comparto ovi-caprino, che preveda accordi tra produttori, trasformatori e commercianti; programmazione delle quote del formaggio e del latte; un sistema di pagamento del latte per la campagna 2019 omogeneo tra cooperazione e industriali privati, come acconto e come valore minimo; concorde intesa si era raggiunta anche sull'esigenza di confrontarsi sul sistema di assegnazione delle quote dei formaggi Dop.
 

Centinaio: "Ottima notizia, ora si lavori su filiera"

"Dopo l'approvazione del decreto legge in Consiglio dei ministri per la crisi del settore lattiero-caseario e ovi-caprino, oggi un'ottima notizia dal tavolo del latte che si è appena concluso a Sassari: è stato finalmente trovato l'accordo sul prezzo del latte tra pastori e trasformatori a 74 centesimi, con l'impegno di un conguaglio a novembre in base al prezzo di mercato del pecorino romano".
Questa la prima dichiarazione resa dal ministro alle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, nel giorno della firma dell’accordo. Il ministro ha inoltre aggiunto: "Quando ci si siede a un tavolo con spirito costruttivo si raggiungono importanti traguardi. Posso assicurare che quello di oggi è solo l'inizio. Andiamo avanti e ci mettiamo a disposizione, lavorando in modo serio sull'organizzazione dell'intera filiera e il rilancio del settore”.
 

Coldiretti, firmato per senso di responsabilità

“Per noi è un primo passo – commenta il presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu -. Abbiamo firmato per ultimi per senso di responsabilità nei confronti di tutto ciò che è successo con la speranza che possa attivarsi un processo di stabilizzazione con nuove regole delle procedure relative alla formazione del prezzo ed a una gestione corretta del Consorzio del Pecorino romano”.

“L’acconto è una via di mezzo tra quando chiedevamo noi da novembre 2018, 77 centesimi, e le proposte dei trasformatori, 72 centesimi – precisa il presidente -. Con l’intervento pubblico che toglie dal mercato il pecorino in eccesso il prezzo dovrebbe sollevarsi e contiamo di arrivare ad un prezzo congruo”.

“Ci siamo battuti affinché nei bandi per l’acquisto del Pecorino romano vengano inserite clausole anti-speculazione – evidenzia il direttore di Coldiretti Sardegna, Luca Saba e quindi venga ritirato dai caseifici solo il pecorino prodotto e non quello acquistato”. Secondo Coldiretti, inoltre, l'accordo funzionerà solo se ci sarà l'adeguata vigilanza da parte degli organi del Mipaaft su tutti i punti stabiliti.