Si è chiuso venerdì scorso a Roma il simposio internazionale sulla sanità delle api promosso da Apimondia, la Federazione internazionale delle associazioni degli apicoltori in seno alla Fao, con la collaborazione del ministero della Salute dell'Izs Lazio e Toscana.

Dopo i saluti e gli onori di casa di Riccardo Jannoni Sebastianini della sezione italiana di Apimondia, dei funzionari del ministero della Salute e di Giovanni Formato dell'Izs Lazio Toscana e coordinatore scientifico dell'evento, il simposio ha preso il via con due giorni di relazioni scientifiche nella sala congressi dell'Hotel Palatino.

Interventi che sono partiti dal quadro della situazione sanitaria delle api in Europa, delineato da Michele Mortarino dell'Università di Milano, alla situazione extraeuropea, tracciata da Jeff Pettis, della Commissione Scientifica di Apimondia, che ha sottolineato come ormai nel mondo globalizzato un problema europeo è anche un problema mondiale e un problema anche in un lontano paese extraeuropeo diverrà prima o poi un problema anche per l'Europa.

Una realtà che per Pettis più che da temere si deve affrontare anche perché non è possibile fermare il commercio mondiale, e l'unico strumento per affrontarla è la conoscenza, la formazione e la cultura.
 
Un momento del simposio di Apimondia a Roma
Un momento dell'intervento di Jeff Pettis
(Fonte foto: Matteo Giusti - AgroNotizie)

Una situazione che comunque vede le api in aumento, dal punto di vista di numero degli alveari presenti nel mondo, come ha riportato Juan Lubroth della divisione Produzioni animali e salute della Fao. Una crescita che si accompagna però ad un aumento anche delle minacce, rappresentate dalle malattie, i cambiamenti climatici, la trasformazione degli ecosistemi e l'uso indiscriminato di fitofarmaci e medicinali veterinari.

E riguardo alle minacce ci sono stati i focus sulle principali patologie e parassiti degli alveari a partire da quello su Aethina tumida, fatto da Peter Neumann dell'Università di Berna e Franco Mutinelli dell'Izs delle Venezie, seguito da quello sul nosema tenuto da Mariano Higes e Raquel Martín-Hernández del Centro di ricerca di Marchamalo in Spagna, alla situazione della peste europea e della peste americana fatto da Emanuele Carpana del Crea, e infine allo stato dell'arte sulle api mellifere resistenti alla varroa, fatto da Benjamin Dainat del Centro di ricerca svizzero sull'apicoltura.
 
Altro tema centrale del convegno sono state le buone pratiche apistiche, con un punto fatto sul progetto europeo Bpractices, sulle nuove tecniche diagnostiche messe a punto per Aethina tumida, nosema, e pesti e su una nuova piattaforma informatica, Hivelog, sviluppata dall'Associazione degli apicoltori danesi e tradotta in nove lingue, italiano compreso, per raccogliere liberamente e gratuitamente dati sulla produzione e lo stato di salute degli alveari.

Accanto alle relazioni scientifiche c'è poi stata una sessione dedicata ai poster, con tre sezioni: una parte dedicata alle metodologie diagnostiche, una alle patologie apistiche e una agli aspetti legati all'inquinamento ambientale e ai fitofarmaci.

Poi nella giornata di venerdì 15 si sono chiusi definitivamente i lavori con la visita di un importante apiario presso l'azienda agricola Manfredini di Viterbo e il piccolo ma interessante Museo naturalistico di Lubriano (Vt), con la sua Scuola di apicoltura dell'Etruria.

Ora l'appuntamento è dall'8 al 12 settembre con il congresso mondiale di Apimondia a Montreal in Canada.