Si è concluso con un nulla di fatto ieri sera a Cagliari il Tavolo regionale del latte ovino sardo, convocato dall’assessore all’Agricoltura della Regione autonoma della Sardegna, Pier Luigi Caria,  e presieduto dal presidente della Giunta sarda, Francesco Pigliaru. L'accordo storico sulla formazione e distribuzione del valore nella filiera ovicaprina sarda, frutto di un lavoro durato mesi, con ben dodici punti pure già approvati, alla fine non c'è stato, mancando un accordo sul prezzo minimo del latte all'ovile. Intanto già si registrano i contraccolpi nazionali di questo fallimento: ieri sera da Trapani, l'Unione Pastori della Sicilia ha annunciato la mobilitazione dei suoi 7.000 associati, perché anche in quel territorio del Mezzogiorno d'Italia il prezzo pagato dai caseifici è troppo basso per sostenere economicamente gli ovili.

La patata bollente ora passa direttamente nella mani del Governo, perché proprio oggi a Roma, dalle 15 in poi, si terrà il Tavolo nazionale del latte ovino, inizialmente convocato dal ministro alle Politiche agricole Gian Marco Centinaio per il 21 febbraio e poi anticipato al Viminale da Matteo Salvini, dopo l’incontro di martedì con una delegazione della Coldiretti Sardegna, guidata dal presidente Battista Cualbu.
 

La trattativa fallita a Cagliari

Ieri, nella sede istituzionale della Giunta regionale sarda si è cercato dalle 15 fin oltre le 21 di trovare la quadra sul prezzo minimo del latte ovino da corrispondere agli allevatori. Assenti al confronto per il mondo della produzione: Coldiretti, Movimento pastori sardi e Confcooperative. Si sono confrontati i rappresentanti di Confindustria, della Lega delle Cooperative, i Consorzi di tutela delle tre Dop, Pecorino romano, Pecorino sardo e Fiore sardo. Per i produttori di latte erano invece presenti Cia, Confagricoltura e Copagri. Ha preso parte all’incontro anche una rappresentanza dei movimenti spontanei, protagonisti della straordinaria ondata di protesta. Presente anche Oilos, l'organismo che rappresenta la filiera del latte ovicaprino. C'era anche il presidente dell'Anci, Emiliano Deiana, in rappresentanza dei sindaci che in questa settimana di lotta hanno manifestato solidarietà ai pastori e anche il mondo del credito.

I lavori, iniziati poco dopo le 15, sono andati avanti ad oltranza, e sono trapelati pochi dettagli, che fino all’ultimo hanno lasciato ben sperare su un esito felice dell’incontro. Le richieste allevatoriali oscillavano inizialmente tra i 95 centesimi ed 1 euro, per quanto dato sapere, anche se alcune fonti davano per possibile un accordo in un intervallo compreso tra 77 e 85 centesimi sui minimi, a patto però di trovare un'intesa ragionevole sul rapporto tra prezzo del latte e prezzo del Pecorino romano. Si è così lavorato a lungo su una griglia di corrispondenza che correlava positivamente il prezzo del latte alla stalla al prezzo del Pecorino romano all’ingrosso sulla piazza di Milano, in modo da redistribuire valore verso i pastori in caso di rialzi del formaggio. Ma il rilancio della controparte industriale non ha superato i 65 centesimi e poco dopo le 21 è filtrata la notizia del fallimento dell’incontro.
 

Sanzioni per chi disattende le quote

AgroNotizie è venuta a conoscenza di un dettaglio finora inedito di una parte dell' accordo: la sanzione per chi non rispetta le quote di produzione di Pecorino romano. Tra le parti si era raggiunto l'accordo di sanzionare con il blocco delle operazioni creditizie delle banche quei caseifici che avessero prodotto più Pecorino romano di quanto loro assegnato dalle quote. Un'innovazione che avrebbe dato un forte impulso alla diversificazione produttiva verso altri formaggi, prevenendo le cicliche crisi di sovrapproduzione di Romano, che poi portano al crollo del prezzo, prima del formaggio e poi del latte.
 

La Sardegna in rivolta

La giornata di ieri era stata caratterizzata dal dilagare della mobilitazione dei pastori sardi in tutti i piccoli centri dell'Isola: oltre alle imponenti manifestazioni nel Nord Sardegna, si erano registrate iniziative tra il Campidano ed il nuorese. In particolare, i cittadini sono scesi in piazza con i pastori a Isili, dove è stato preparato il formaggio in strada, a Sadali, dove il latte è stato gettato nella cascata che scorre all'interno del paese e a Mandas. Quasi dappertutto sono stati esposte lenzuola bianche per solidarizzare con la battaglia degli allevatori ovini per il crollo del prezzo del latte, mentre i commercianti hanno abbassato le serrande.
 

Il Movimento Pastori Sardi si sgancia dal tavolo

Nella mattinata di ieri, con una nota, il Movimento Pastori Sardi ha spiegato che l’incontro dell’11 febbraio con il premier Giuseppe Conte, con il ministro per le Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, e con il ministro per il Mezzogiorno, Barbara Lezzi, è stato fatto “Solo perché concordato da tempo ed stato un’occasione per definire con il ministro dell’agricoltura le principali problematiche. Per questo e per altri motivi riteniamo doveroso rinunciare alla presenza del nostro rappresentante Felice Floris al tavolo latte previsto per questo pomeriggio a Cagliari".
"Facciamo questo gesto con responsabilità certi che", si legge ancora nel comunicato, "molti pastori si considerino dallo stesso comunque rappresentati e invita i pastori partecipanti alle iniziative ad esprimere un proprio rappresentante. Fino ad allora il Movimento sarà presente in ogni presidio ed in ogni realtà per dare il proprio contributo alla risoluzione di questa vertenza e invita i suoi aderenti a non indietreggiare di un passo fino a che le richieste e le aspettative di tutti non vengano accolte".
 

Coldiretti, no a speculazioni politiche

Nel pomeriggio, con l’incalzare della protesta in tutta l’isola e l'avvio dei lavori del tavolo a Cagliari, Coldiretti Sardegna ha lanciato un appello: "In un clima particolarmente teso tra le campagne, dove rimane altissima la rabbia tra i pastori, le strumentalizzazioni elettorali (pro e contro) in questo momento rappresentano un cerino per continuare ad alimentare fuochi pericolosi".
"Il Governo, con il ministero dell’Interno, è un elemento istituzionale che rappresenta, non un colore politico, ma la speranza di poter trovare risoluzione al problema. Tutta la politica, di qualsiasi colore, aiuti ad unire (e non dividere) i pastori con il colore bianco del latte".
Al termine della giornata in Sardegna, poi, l'epilogo negativo del tavolo del latte. E mentre questo articolo veniva impaginato, sono sopraggiunte dalla seconda regione pastorale d'Italia, la Sicilia, notizie di una nuova protesta.
 

Pastori in rivolta da venerdì anche in Sicilia

Per venerdì mattina, 15 febbraio, alle 9,30 a Poggioreale (Trapani) un centinaio di allevatori ovini delle province di Agrigento, Trapani e Palermo hanno deciso di organizzare una grande manifestazione di protesta contro il prezzo del latte, come in Sardegna.
"Rovesceremo per strada più di 3000 litri di latte", annuncia Domenico Bavetta, promotore dell'iniziativa, già tra gli animatori dell'Unione Pastori Siciliani, organizzazione istituita due anni fa che raggruppa oltre 7.000 produttori.
"Anche noi abbiamo gli stessi problemi dei nostri colleghi della Sardegna", dice Bavetta. "Il nostro prodotto viene pagato pochissimo, appena tra 62 e 67 centesimi. Siamo stanchi di andare avanti così".
L'iniziativa si terrà nei pressi della statale 624 Palermo- Sciacca, proprio all'altezza dello svincolo per Poggioreale. "È un luogo a metà strada tra le tre province, e simbolo di una tradizione agricola molto importante", conclude Bavetta.