Si chiamano nandù (Rhea americana) e sono simili a degli struzzi, ma di dimensioni ridotte. Sono uccelli autoctoni del Sud del Brasile e della Patagonia e ora si stanno moltiplicando nel Nord della Germania a scapito delle coltivazioni di cereali e colza. Un problema secondo gli agricoltori locali, che hanno chiesto l'autorizzazione a sparargli, una specie da proteggere invece per i gruppi ambientalisti e gli albergatori locali.

Ma come ci sono finiti i nandù nel Nord della Germania? Tutto ha inizio negli anni Novanta, quando un allevamento importò questi animali dal Sud America per offrire ai consumatori sapori esotici. Sei animali, tre maschi e tre femmine, riuscirono tuttavia a fuggire e dopo aver vagato nelle campagne attorno a Lubecca, nello Schleswig-Holstein, approdarono infine nell'area protetta di Schaalsee, un sito naturalistico patrimonio dell'Unesco situato nel land del Meclemburgo.

In questa oasi incontaminata, abituati al freddo della Patagonia, i nandù si sono moltiplicati arrivando a raggiungere il ragguardevole numero di 566 (secondo l'ultimo rilevamento effettuato dal ministero dell'Agricoltura). Una presenza che ha iniziato a preoccupare gli agricoltori locali, visto che questi animali, che possono arrivare a pesare 40 chili per 170 centimetri di altezza, si cibano soprattutto dei cereali e della colza seminata nelle aziende agricole.

Ecco allora che le associazioni di categoria hanno chiesto al governo locale il permesso di sparare agli esemplari maschi per circoscrivere il problema. Il maschio e la femmina di questa specie, tuttavia, non sono distinguibili e le associazioni animaliste si sono opposte alla mattanza. Le autorità locali hanno optato per una via di mezzo, ricoprendo di cera le uova del nandù, in modo da provocarne la morte, ma la misura non è servita a fermare l'ascesa di questa specie aliena.

A favore del nandù ci sono anche gli albergatori locali, che stanno sfruttando la presenza di questi mini-struzzi come attrattiva turistica. Ma anche la legge è a favore dei pennuti. Il nandù non è infatti una specie invasiva, nel senso che non mette a rischio la fauna e la flora locali, e dunque a livello normativo è difficile autorizzarne la caccia. Anche se gli agricoltori lamentano decine di migliaia di euro di danni all'anno.

Quello in Germania è un dibattito simile a quello a cui in Italia si assiste periodicamente intorno alla nutria. Da un lato le associazioni di animalisti che proteggono il roditore, dall'altro gli agricoltori a cui questo animale originario del Sud America distrugge gli argini dei canali e mangia il raccolto. Ma oltre alla nutria si potrebbero citare anche i pappagalli, la cimice asiatica, fino alla nuova arrivata: la mosca orientale della frutta.